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 2022  agosto 14 Domenica calendario

LE INDAGINI SU TRUMP SONO LA GOCCIA CHE RISCHIA DI FAR TRABOCCARE IL FRAGILE VASO DELLA DEMOCRAZIA AMERICANA – GLI AGENTI DELL’FBI CHE HANNO PERQUISITO LA VILLA DELL’EX PRESIDENTE STANNO RICEVENDO MOLTISSIME MINACCE DI MORTE, DOPO CHE “BREITBART” HA PUBBLICATO I LORO NOMI. E INTANTO TRUMP CHIEDE AI FEDERALI DI RESTITUIRGLI TUTTO IL MATERIALE SEQUESTRATO… - VIDEO - -   -

Donald Trump ha chiesto all'FBI di restituirgli tutto il materiale sequestrato a Mar-a-Lago durante il blitz di lunedì. “Oh, fantastico! Si è appena saputo che l'FBI, nella sua ormai famosa incursione a Mar-a-Lago, ha preso scatole di materiale riservato "avvocato-cliente", e anche materiale "esecutivo", che consapevolmente non avrebbero dovuto prendere", ha scritto l'ex presidente sul social Truth. L'ex presidente ha affermato che l'FBI dovrebbe considerare il suo post sul sito alternativo di social media come una richiesta formale di restituzione dei documenti alla sua proprietà di Palm Beach.

MINACCIATI DI MORTE GLI AGENTI DELL'FBI CHE HANNO PERQUISITO LA VILLA DI TRUMP Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”

Un numero «senza precedenti» di minacce contro il personale e le proprietà dell'Fbi ha fatto seguito alla perquisizione alla tenuta di Mar-a-Lago di Donald Trump.

Minacce precise, anche contro i due agenti che hanno firmato l'inventario dei documenti requisiti, ha detto alla Cnn una fonte delle forze dell'ordine. Venerdì sera sono circolati online i loro nomi, quando il sito di estrema destra Breitbart News , che in passato fu diretto dallo stratega di Trump Steve Bannon, ha diffuso una copia del mandato di perquisizione.

Breitbart, come altri media, ha avuto il mandato prima che fosse desecretato, ma è l'unico ad averlo pubblicato senza coprire i nomi. Qualche ora più tardi il sito ha diffuso un'altra versione, in cui non erano più leggibili, ma i nomi dei due agenti avevano già fatto in tempo a finire sul social trumpiano «Truth» dove alcuni utenti li hanno definiti «traditori». C'è chi accusa lo stesso ex presidente, che ne possedeva una copia, di aver fatto trapelare il mandato senza censure (a differenza di quello divulgato poco dopo dal giudice), benché non sia possibile provarlo. Il social «Truth» comunque ha inviato un «push alert» per promuovere l'articolo di Breitbart.

Una di queste minacce contro l'Fbi si è già trasformata in violenza giovedì scorso, con il tentativo di irruzione in un ufficio dell'agenzia in Ohio, finito con l'uccisione dell'aggressore armato di fucile d'assalto. Ricky Shiffer, 42 anni, era un sostenitore di Trump, con legami con il gruppo dei Proud Boys che partecipò all'assalto al Congresso del 6 gennaio.

Aveva espresso su «Truth» la sua rabbia; dopo la perquisizione di Mar-a-Lago voleva vendetta. «La violenza non è (sempre) terrorismo», ha scritto Shiffer, incitando ad uccidere gli agenti dell'Fbi. «Il male ha già vinto, dobbiamo combattere una guerra civile per riprenderci il Paese». Anche il giudice Bruce Reinhart che ha firmato il mandato è un obiettivo, insieme alla sua famiglia.

In uno dei messaggi si legge: «Ti vedo la corda intorno al collo». Intanto il New York Times ha rivelato che un legale di Trump firmò a giugno una dichiarazione scritta assicurando che non c'erano più documenti classificati a Mar-a-Lago: gli agenti li hanno invece trovati l'8 agosto (Trump insiste di averli desecretati prima di lasciare la Casa Bianca, ma non ci sono prove che sia così).

Questo spiega perché l'ex presidente sia indagato anche per ostruzione della giustizia. Nell'anno e mezzo passato dall'assalto al Congresso le minacce di violenza politica sono diventate una costante della vita americana. L'uso di un linguaggio de-umanizzante e apocalittico da parte di politici e media di destra contribuisce a normalizzare la violenza. Alcuni studi mostrano che anche una percentuale di progressisti pensa che la violenza contro il governo possa essere giustificata. Il direttore dell'Fbi Christopher Wray ha inviato una nota interna per tentare di rassicurare gli agenti: «La vostra protezione è la mia preoccupazione principale in questo momento».