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 2022  agosto 14 Domenica calendario

Piero Angela e la sua famiglia

Alzi la mano chi pensa subito a Piero Angela quando sente l’Aria sulla quarta corda di Bach. Tutti. Perché è sull’arrangiamento jazz dei Swingle Singers che è entrato nelle nostre case: con la sigla di Quark, il successo esportato nel mondo grazie all’intuizione di registrare le puntate sia in inglese che in francese. Quarant’anni di scienza spiegata in soggiorno, il professore che sognavamo in classe. 
Per questo ci sembra di averlo conosciuto così bene, anche se in realtà era riservatissimo. Caratteristica comune a tutti gli Angela. A partire da Carlo, il padre, «giusto tra le nazioni», medico antifascista che salvò decine di ebrei ricoverandoli nella clinica psichiatrica che dirigeva in Piemonte. Viaggiatore, visse in Francia e in Inghilterra e lavorò nelle foreste del Congo, prima di condurre un piccolo programma radiofonico di divulgazione scientifica. 
Parte da lui il filo rosso che arriva ad Alberto, «ricercatore prestato alla televisione», quel figlio di cui Piero Angela aveva registrato l’audio della nascita (fece lo stesso anche per la primogenita Christine, nel 1958), lo stesso giorno in cui in Francia si votata il referendum per l’indipendenza dell’Algeria. «Quelli sono momenti magici, è un’emozione che rimane per tutta la vita», ci raccontò una volta, superando eccezionalmente la ritrosia nel privato. Perché dal figlio, sul lavoro, si faceva chiamare per nome, come si fa tra colleghi. Avevano cominciato a collaborare nel 1989 scrivendo insieme La straordinaria storia dell’uomo. «Lui descriveva l’evoluzione con approccio giornalistico, io ci arrivavo più da ricercatore, avevo ancora addosso la polvere dello scavo», disse Alberto, che forse patì di non essere mai stato aiutato dal genitore a fare i compiti. «È vero: ognuno deve fare la sua parte. E poi io ero sempre fuori», spiegò il padre. 
Tra Margherita Pastore e Piero Angela fu colpo di fulmine. Lui chiosò di far parte di quel dieci per cento degli innamorati cui tocca in sorte questo stato di grazia. Fu lei a trascinare le valigie in più di una trasferta, visto che il consorte soffriva di ernia del disco da quando aveva 25 anni. E nonostante lei lo abbia seguito da Torino a Roma, da Parigi a Bruxelles, durante tutte le peregrinazioni imposte dalla carriera in Rai, lui confessò di non averle mai detto ti amo, giustificandosi con il dialetto piemontese, che non prevede il verbo amare: in compenso l’aveva riempita di «ti voglio bene». 
Non avendo mai preso in considerazione l’idea della pensione, non fu un nonno convenzionale. Con Simone e Alessandro, i figli di Christine, e con Riccardo, Edoardo e Alessandro, quelli di Alberto, non fu troppo presente («Siamo molto legati, ma di solito i nonni hanno tempo a disposizione, sono pensionati. Io non svolgo quelle funzioni...»). Per certo lo colpì, e non in positivo, l’improvvisa attenzione che catalizzò Edoardo (ora al terzo anno di Ingegneria dei materiali all’Imperial College di Londra) quando debuttò sui social, sommerso da commenti sul suo bell’aspetto: arrivò ad avere 40 profili fake! Durante il Covid, però, sentì molto la mancanza dei nipoti. «Ogni tanto facciamo una video chiamata – ammise – ma stare insieme è un’altra cosa».