Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  agosto 06 Sabato calendario

Il verbo del polpo

Vinciane Despret è una filosofa e psicologa belga. Ha pubblicato nel corso degli anni una serie di interessanti studi dedicati al mondo animale. In italiano sono stato tradotti: Quando il lupo vivrà con l’agnello. Sguardo umano e comportamenti animali (Elèuthera 2004) eChe cosa rispondono gli animali… se facciamo domande giuste?
(Sonda 2019). Suoi punti di riferimento sono alcuni autori noti internazionalmente come Bruno Latour, Isabelle Stenger e Donna Haraway. I suoi studi vengono rubricati con l’etichetta di “ricerche socio-antropologiche delle pratiche ecologiche”. L’animale non è studiato da Despret come un essere naturale, bensì come l’esito di un discorso sociale, un attore iscritto in una semiosfera, come ha spiegato Gianfranco Marrone inUmanimalità (Mimesis). Ora la filosofa belga ha scritto un libro in cui adotta il registro del racconto saggistico: Autobiografia di un polpo e altri racconti animali (traduzione di Matteo Martelli, introduzione diEmanule Coccia, Contrasto). Si tratta di una serie di dossier immaginari ispirati a un racconto di Ursula K. Le Guin,L’autrice dei semi di acacia e altri estratti da Rivista dell’Associasione di teriolinguistica, compreso inIl diario della rosa. Partendo da due scienze inventate – la terolinguistica, che studia la traduzione delle produzioni scritte degli animali, e la teroarchitettura, “l’architettura del selvaggio” dedicata allo studio delle costruzioni animali -, Desper redige una serie di relazioni scientifiche immaginarie che riguardano il fenomeno dei suoni emessi dai ragni mentre tessono la loro tela; lo studio dei vombati, marsupiali australiani che producono feci a forma di cubo; e la vita meravigliosa dei polpi. Si tratta di discorsi tenuti ad associazioni di studiosi o di email scambiate tra vari personaggi, in cui si mescolano studi etologici e ricerche di laboratorio, ipotesi e congetture, sempre seguendo la strada dalla libera invenzione. Despret usa i libri di Jane Goodall sui primati e quelli di Karl von Frisch sull’architettura degli animali. Nella terza parte del volume, la più ampia, esplora il mondo dei polpi, uno dei più affascinanti “oggetti” scientifici attuali, su cui Peter Godfrey- Smith, filosofo della scienza e scrittore, ha pubblicato un libro molto interessante: Altre menti. Il polpo. Il mare e le remote origini della coscienza (Adelphi). I polpi possiedono 500 milioni di neuroni, mentre noi umani ne abbiamo circa 100 miliardi, ma il loro cervello non si concentra nella “testa”: è distribuito su tutto il corpo, così che i suoi tentacoli pensano in modo autonomo e possiedono capacità olfattive e gustative originali. A partire dalle ricerche di Godfrey-Smith l’autrice ipotizza che i polpi siano dotati di un’espressività intenzionale attraverso cui comunicano con l’ambiente e con gli altri animali nel fondo dei mari. Possiederebbero un vero e proprio “linguaggio visivo” con una propria grammatica e anche una semantica; i loro gesti sono formali, scrive Despret, e acquistano un nuovo valore nell’ordine del “come se” dell’arte e della grazia, del “far finta di”, che è il senso profondo del gioco medesimo, in cui i polpi appaiono molto versati. Despreti s’inventa Ulisse, un “simbambino” di quindici anni, oggetto di vari scambi di email. Per quanto innervato da una autentica passione per questi temi, il libro non convince. Vinciane Despert non riesce a trasformare in racconto le sue ipotesi. Leggendo le sue pagine vien fatto di pensare che è un vero peccato che lei, e gli stessi autori cui s’ispira, non conoscano i racconti fantabiologici di Primo Levi.Sui temi del rapporto tra le piante, gli animali e gli esseri umani, oggi diventati di gran moda, Levi ha scritto dei racconti straordinari. Mentre lavorava ai suoi testi sul Lager, il giovane chimico sopravvissuto allo sterminio, sperimentava storie che anticipano i temi dell’Antropocene. InL’amico dell’uomo, raccolto inStorie naturali del 1966, opera pubblicata con uno pseudonimo per non interferire con la propria testimonianza, racconta come un assirologo della Michigan State Unversity, Bernard W. Losurdo, scopra che le tenie scrivono testi, forme espressive altamente complesse, che mescolano la scrittura alfabetica con l’acrofonetica, dando così voce al parassita che ha assorbito la cultura dell’organismo umano ospite. In Disfilassi(1978), incluso in Lilìt e altri racconti, si narra invece la storia di Amelia, una studentessa la cui nonna è stata fecondata dal polline di larice. La ragazza è attratta da un ciliegio in fiore e mentre l’abbraccia pensa a questa possibilità generativa.
Il superamento della divisione tra specie è ipotizzato da Levi in forma di racconto con leggerezza e poesia. Forse solo un chimico che è passato attraverso l’esperienza del Lager, della manipolazione dell’animale- uomo ad opera dei nazisti, come scrive inSe questo è un uomo, poteva immaginare un universo in cui alberi, animali e uomini possono ibridarsi tra loro. Il tema dell’ibrido è senza dubbio il suo contributo più importante per pensare il mondo- che-verrà.