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 2022  agosto 13 Sabato calendario

La gaffe di Berlusconi sul presidenzialismo e Mattarella

ROMA La spiegazione tra il malizioso e il rassegnato che gira in Fratelli d’Italia delle parole di Berlusconi su Mattarella è che «non c’è niente da fare: lui vuole chiudere la sua storia politica facendo il presidente della Repubblica, e quale miglior modo che farsi eleggere presidente del Senato, subentrare a Mattarella dimissionario e poi farsi eleggere direttamente?». Con un’aggiunta: «Ovviamente sta facendo tutto da solo, nessuno di noi glielo ha mai minimamente proposto...».
Ma a parte battute o ipotesi dei suoi che girano, in pubblico Giorgia Meloni si guarda bene dal commentare l’uscita dell’alleato, che chiaramente crea problemi alla front runner della coalizione che sta facendo di tutto per dare un’immagine tranquillizzante, quasi seriosa, con pochi spigoli e polemiche e nessuna «promessa irrealizzabile» del centrodestra che potrebbe guidare nel prossimo governo. Certo, è Ignazio La Russa, chiuso in ufficio con lei e gli altri fedelissimi a fare le liste, a replicare netto a Berlusconi: «Quello che ha detto dal punto di vista logico ci può anche stare, ma non ci sembra il momento di affrontare il tema. Primo, perché dobbiamo vincere. Poi, perché il presidenzialismo prevede passaggi, discussioni, dialogo. Infine, perché semmai sarebbe il presidente Mattarella, che peraltro solo FdI non ha votato ma i nostri alleati sì, a decidere nella sua sensibilità il da farsi. Parlarne oggi può sortire l’effetto contrario a quello che vogliamo: frenare una riforma che l’80% degli italiani condividono...».
Insomma, un passo falso che va subito cancellato. Magari ricordando – come fa La Russa – che proprio FdI aveva proposto un’Assemblea costituente per le riforme e «questa è un’idea che potrebbe essere presa in considerazione se dovessimo realizzare che ci sono problemi, resistenze, paure: si potrebbe votare anche presto, anche accorpando il voto alle Regionali, un organo eletto con il proporzionale per riformare la seconda parte della Costituzione, lasciando a governo e Parlamento il compito di occuparsi dei problemi immediati e gravi. È un’ipotesi percorribile...».
Insomma, un’altra forte apertura al dialogo, l’ennesimo messaggio che la leader di FdI veicola per evitare che quello che considera «il programma della sinistra, “Giorgia Meloni è brutta e cattiva”», faccia breccia. Per ora non sembra esserci pericolo. Raccontano da FdI che il partito cresce di giorno in giorno, mentre gli alleati sarebbero fermi. Motivo forse delle loro «intemperanze» verbali o programmatiche, che però rischiano – se si va avanti «con promesse mirabolanti e uscite stonate» – di togliere credibilità (e voti) al centrodestra. Per non parlare, in caso di vittoria, della pressione che si creerebbe se gli elettori chiedessero conto dei sogni evocati.
Per questo, Meloni resta cautissima. Anche ieri ha ricordato che gli unici impegni presi che vincolano tutti sono «quelli del programma comune», non le proposte che ciascuno lancia per conto proprio, dalle pensioni a 1000 euro alla flat tax al 15% per tutti. Ci ha tenuto moltissimo, attraverso i suoi Fitto e Fazzolari che sedevano al tavolo del programma, a che non passassero messaggi seducenti ma tali da generare aspettative eccessive. E l’intenzione – abbastanza logica per un partito che è in vantaggio e che non deve forzare sui propri temi identitari avendo già preso su quel versante tutto il consenso possibile – é di non lanciare nel programma di partito che per ora non è alle viste nessun tema iper-caratterizzante della destra. Non a caso, un’idea che era cara a tanti in FdI, quella di reintegrare subito tutti i medici che non si sono vaccinati, è stata accantonata proprio per evitare temi divisivi. Quasi nella ricerca di un low profile che per ora premia il partito. Alleati permettendo, e sondaggi sempre alla mano: per capire se spostare il piede dal freno all’acceleratore, all’occorrenza.