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 2022  agosto 04 Giovedì calendario

Enrico Bertolino parla di politica

«Se come cittadino sono costernato, come comico ci vado a nozze». Tra i pochi che in Italia continua a maneggiare l’arte scivolosa e pericolosa della satira politica, Enrico Bertolino confessa di avere buttato via buona parte di quanto scritto per lo spettacolo di Instant Theatre che ha portato in giro per le piazze d’Italia e dove canta, sulla falsariga di Giorgio Gaber, "Far finta di essere Draghi". «Ma a questa situazione siamo abituati: il mio è uno spettacolo che si fa giorno per giorno a partire dalle pagine dei quotidiani online». Infatti l’ha intitolato "L’unica certezza è l’incertezza". «O fai così, o ti appoggi ai classici, sempre aggiornabili. Vedi Goldoni e le sue "Baruffe chiozzotte" adattissime a raccontare certi partiti».
Quindi la caduta di Draghi è tutta manna per la satira?
«Avremo un autunno caldo, senza quella droga che è l’Smd (SuperMarioDraghi), che ci faceva pensare che tutto andasse bene. La barca andava, tenuta assieme dal suo collante e dalla reputazione di un’altra persona stimabile come Mattarella (che non a caso aveva capito e voleva tornarsene a casa). Ora invece? È come quella allegra brigata in gita che alla prima curva inizia a dare consigli e strattonare il conducente. Quello dopo un po’ si stanca, tira il freno a mano e scende. "Guidate voi, se siete tanto bravi"».
Come la vede questa estate elettorale?
«Con i rappresentanti dei partiti che fanno gli agguati al mare o si monti per farti firmare per le loro liste elettorali. E l’omino che in spiaggia grida "Cocco, anguria, Meloni e ti dà un volantino».
Nessuno in grado di prenderne il posto, insomma?
«Ma chi? Silvio Imperatore che promette un milione di alberi che si spera cresceranno in fretta perché ne avremo bisogno per scaldarci? Salvini che si taglia la barba per sembrare un uomo nuovo? Fontana che proclama l’emergenza idrica (ma non era nomen omen?)? Oppure Calenda che si autopropone: ma basta avere quell’espressione da primo banco?».
Si riprenderanno i 5S?
«Occorre che si siedano sul lettino per spiegare e spiegarsi cosa pensano. Il movimento è scappato di mano a Beppe. Ha preso l’idea del mio "va da via el cü" e l’ha trasformato nel suo "vaffa". Un’idea goliardica a cui ha iniziato a credere, che è cresciuta e gli è sfuggita di mano. Io ricordo il balcone con quelli che avevano preso il 30% dei voti e festeggiavano l’abolizione della povertà».
Hanno retto tre governi.
«Il governo gialloverde e quello giallorosso: è come un romanista che diventa laziale. Tu ci credi?»
E in tutto questo, Letta?
«Lo conosco bene. È un amico. Ed è una brava persona, ma in questo paese forse le brave persone non sono adatte per la politica. E poi ve lo vedere il Pd con gli occhi di tigre? Al massimo di triglia. E il suo campo largo: così tanto che non si trova più nessuno»
E Meloni? Non è pericolosa con quell’ombra nera alle spalle?
«Pensarla presidente del Consiglio mi fa venire un brivido. Però forse, una donna... Nei Paesi Scandinavi stanno facendo bene. Intanto sa di essere avvantaggiata e sta zitta. Addirittura chiede scusa per i toni del comizio in Spagna. La capisco, per un applauso in più noi comici venderemmo il cadavere della mamma. Comunque, è sbagliata una campagna elettorale facendole il favore di demonizzarla»
Non la spaventa quindi?
«Non le persone, ma il vuoto di idee, mi spaventa. Ripeto, non me la vedo Giorgia in camicia nera che marcia su Roma con Lollobrigida e i suoi. Dietro non ha i Videla che presero il potere in Argentina. Al massimo un generale Figliuolo che fa un colpo di stato con i vaccini. Ma anche lui è stato tolto di mezzo».
Campagna elettorale torrida e in shorts. Voto tra 60 giorni. Però una domanda si impone, visti i dati delle ultime elezioni: gli italiani andranno a votare?
«Avremo una campagna non di proposte ma di veti. Il vuoto di idee che si denota corrisponde a un vuoto di responsabilità. Che diventa rifiuto di responsabilità. Che dissuaderà ancora di più la gente normale dal voto. Così, alla fine, a votare andranno solo i già convinti, i supporter. Cosa votare non è per tutti qualcosa che viene deciso ponderatamente nel tempo. Sono molti quelli che non sanno chi voteranno non dico il giorno prima, ma fino a al momento di compilare la scheda. Il voto è come quei prodotti che sono alle casse dei supermercati - caramelle, cioccolatini, barrette: li comperi solo perché li vedi mentre fai la fila. Ecco per molti il voto è così: un acquisto d’impulso».
Ma allora, Bertolino, se dipendesse da lei, come Presidente del Consiglio, chi?
«José Mourinho. È uno che sa plasmare e far filare le squadre. È un aggregatore ed è ottimo sul piano motivazionale, e poi si sa circondare di bravi tecnici: il preparatore culturale, quello sociale... E per la Nazionale Mancini affiancato da Draghi».