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 2022  luglio 15 Venerdì calendario

Biografia di Mark Fleischman

Mark Fleischman (1940-2022). «È stato uno dei giganti della vita notturna anni ‘80: comprò proprio all’inizio del decennio, nel 1980, lo Studio 54 dai fondatori poi finiti in carcere (le ricevute fiscali non erano di moda nella discoteca più alla moda di tutte: nell’anno dell’inaugurazione dichiararono, in due, redditi per settemila dollari) e lo riaprì nel settembre 1981 cercando di tenere viva la fiaccola di quel posto speciale. La sera della riapertura c’erano diecimila persone in coda davanti all’ingresso, 254 West 54esima strada, la polizia dovette mettere le transenne e chiudere la via al traffico, la vincitrice dell’Oscar Mary Tyler Moore assieme a tante altre celebrità restò fuori e John Belushi e Jack Nicholson riuscirono a entrare soltanto perché qualcuno li fece passare dal retro, attraverso il labirinto usato dai fornitori di champagne e chissà cos’altro. Fleischman continuò a organizzare feste memorabili, e in sala c’erano sempre Andy Warhol, Calvin Klein, Halston, Liza Minelli, Cher, Grace Jones, Elio Fiorucci che lo Studio 54 l’aveva inaugurato nel 1977, tante altre star di Hollywood, artisti e modelle, la giovane Madonna, ragazzi di vita, champagne e cocaina e pillole colorate. La ricetta di una vita vissuta a tutto volume, un baccanale lungo dieci anni. Ma l’atmosfera irripetibile della «disco» era destinata a morire di cause naturali: successe nel 1986, fine dell’epoca di libertà assoluta nata nel 1977» [Persivale, CdS]. «Non ci sarà una festa d’addio» ha detto prima di imbarcarsi sul volo Los Angeles-Zurigo, ultima fermata il suicidio assistito. La «via d’uscita gentile», così la chiamava, che ha posto fine a anni di sofferenza per un male neurologico mai diagnosticato con precisione che negli ultimi sei anni gli aveva rubato la capacità di camminare e di esprimersi chiaramente. Mark Fleischman è morto a 82 anni, i famosi riccioli di una volta strappati dall’età e dalla malattia, ma negli occhi ancora qualche lampo della luce di sempre e lo stesso humour caustico newyorchese: «Mia moglie è costretta a aiutarmi a andare a letto, non riesco a vestirmi né a mettermi le scarpe, la mia capacità di parlare ormai è fottuta» [ibid].