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 2022  agosto 04 Giovedì calendario

Storia degli Stati Uniti

Parliamo tanto del 4 luglio 1776.Cosa davvero ricordare riguardo a questa data usurpatrice?E, in vista come siamo del Duecentocinquantesimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza che cadrà il 4 luglio 2026, quali gli inquietanti riferimenti storici e giusto attendere con ottimismo?
di Mauro della Porta Raffo Presidente onorario della Fondazione Italia USA 
 14 luglio 1776, ma davvero?Il 4 luglio del 1776 non è la data nella quale le colonie videro riconosciuta la loro esistenza.Accadde difatti il 3 settembre 1783 a Parigi, quando fu firmato il Trattato che poneva fine alla Guerra di Indipendenza.
Il 4 luglio 1776 non ricorda l’inizio della Guerra di Indipendenza in effetti cominciata il 19 aprile 1775, con la battaglia di Lexington.
Il 4 luglio non è data che riguardi la Costituzione americana che fu definita il 17 settembre 1787, ratificata da un sufficiente numero di Stati il 21 giugno 1788 ed entrò in vigore il 4 marzo 1789.
Non è neppure la data nella quale il Congresso Continentale votò all’unanimità la separazione dalla Gran Bretagna.Cosa accaduta il 2 luglio 1776, due giorni prima.
È soltanto il giorno nel quale il testo concordato fu reso pubblico.
È questo talmente vero che John Adams – uno dei Founding Fathers, poi primo Vice Presidente e infine successore di Washington – indirizzando la lettera alla moglie Abigail, letteralmente scriveva:“Il secondo giorno di luglio del 1776 sarà l’evento più memorabile della storia dell’America...”
Così va il mondo.

24 luglio 2026, Duecentocinquantesimo Anniversario della Dichiarazione di Indipendenza: scadenza che rende particolari le votazioni del 2024.Precedenti storici in occasione del Cinquantesimo, del Centesimo, del Centocinquantesimo, del Duecentesimo.
Le cosiddette presidenziali americane in programma il 5 novembre del 2024 (cosiddette perché, come sempre nella circostanza, essendo elezioni ‘di secondo grado’, saranno invero scelti i Delegati statali che poi effettivamente, il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del seguente dicembre, nomineranno il Capo dell’esecutivo) rivestono una specifica importanza anche perché l’eletto – o al massimo, facendo gli scongiuri, il suo Vice – sarà in carica il 4 luglio del 2026, giorno nel quale cade il Duecentocinquantesimo Anniversario  della Dichiarazione di Indipendenza.I precedenti non depongono molto positivamente, anzi.Il 4 luglio del 1826, Cinquantesimo, governava tra mille difficoltà John Quincy Adams, nominato (caso unico) dalla Camera con voto ‘per delegazioni’ ai danni di Andrew Jackson che lo aveva preceduto nel 1824 per suffragi popolari e per Grandi Elettori non raggiungendo però – quattro allora i candidati comunque in grado di dividersi tali Delegati – la maggioranza assoluta nel Collegio da questi formato.Per di più, proprio quelle del Cinquantesimo furono le ore nelle quali vennero a morte sia John Adams che Thomas Jefferson.In occasione del primo Centesimo  - nel 1876 -volgeva al termine il secondo mandato di un chiacchieratissimo Ulysses Grant e si preannunciava una delle elezioni (con quella del 2000) più contestate dell’intera storia USA alla cui tormentata conclusione si arrivò solo a seguito di un discutibile compromesso partitico l’anno dopo, pochi giorni avanti l’insediamento a quegli anni fissato al 4 marzo.Nel 1926, Centocinquantesimo, Presidente era Calvin Coolidge succeduto, prima della personale affermazione del 1924, causa morte a Warren Harding.Il secondo Centenario, datato ovviamente 4 luglio 1976, vedeva – a seguito delle dimissioni di Richard Nixon e in precedenza del Vice Spiro Agnew al quale era subentrato seguendo l’iter imposto da un Emendamento datato 1967 – alla Casa Bianca il solo Capo dello Stato americano non eletto, Gerald Ford.E a quel novembre lo stesso sarebbe stato il primo Vicario succeduto nel Novecento (seguendo tutti gli altri vittoriosamente l’esempio di Theodore Roosevelt) a non ottenere la rielezione, venendo sconfitto da Jimmy Carter.
Resta comunque quello indicato un momento nel tempo futuro assolutamente memorabile e ben si comprende che non pochi (non certamente solo Joe Biden e Donald Trump) siano gli aspiranti ad una nomina già altrimenti di grande importanza”.