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 2022  agosto 03 Mercoledì calendario

Intervista ad Alberto Matano

L’estate è quella con i ritmi di sempre, il mare in Calabria, i nipoti che lo reclamano. Ma per Alberto Matano è tutto diverso dopo le nozze con il compagno di una vita, l’avvocato Riccardo Mannino, celebrate l’11 giugno a Labico da Mara Venier, evento sui social. «Sul piano intimo è cambiato tutto» racconta il giornalista, che compirà 50 anni il 9 settembre «è come se col matrimonio questo rapporto lungo e consolidato abbia avuto un vestito, come se si fosse chiuso un cerchio, come se la casa fosse completata con il tetto e le pareti dipinte. Oltre alla sensazione magica tra noi di grande felicità». Si prepara al ritorno in tv, il 5 settembre su Rai 1 con La vita in diretta :piena campagna elettorale, con tante novità allo studio.
Parlava del piano intimo. E quello pubblico?
«C’è stata un’onda d’amore, un abbraccio collettivo: dovunque sia stato in Italia ho sentito l’affetto: congratulazioni e auguri».
Quindici anni legato al suo compagno: ci voleva Mara Venier per farvi sposare?
«Ci abbiamo pensato tante volte: “Lo faremo”. Mancava quel centimetro finale che è arrivato grazie a lei.
Eravamo quasi alla meta, Mara lo sapeva e siccome ci vuole bene ha colto il momento in quella famosa cena: “Quando vi decidete?”. La verità è che nessuno faceva il passo di chiederlo all’altro».
Grande discrezione per anni, poi un grosso grasso matrimonio con tutta la Rai. Un bel salto.
«Per renderlo privato avremmo dovuto sposarci fuori dall’Italia.
Abbiamo cercato di rendere privato il momento del sì coi nipoti. Non mi aspettavo che se ne parlasse tanto, poi è vero c’erano colleghi, amici, dirigenza Rai e anche chi che non è venuto ha partecipato con pensieri d’amore e questo mi ha reso felice.
Non ho fatto un discorso professionale, ho invitato gli amici».
Cambia qualcosa col pubblico?
«Le persone hanno capito chi sono prima che raccontassi della mia vita e mi vogliono bene. Penso che un ulteriore patto di fiducia si sia rinsaldato: non ci sono più non detti, è tutto alla luce del sole».
Riccardo oggi è un personaggio pubblico: come vive il cambiamento?
«Il cambiamento vero in effetti è stato per lui, con i fotografi che ci seguivano, ma è una persona risolta, un uomo solido, vive tutto con naturalezza, è ironico. Ha preso bene anche la paparazzata uscito dall’acqua — e non in postura felice: “Nella vita sono meglio”».
I 50 anni che arrivano?
«La vita ti sorprende. Mai avrei pensato di fare interviste in cui avrei parlato della mia unione con Riccardo. Non percepisco l’età ma dentro di me c’è una maturità, una calma interiore che è frutto di questa consapevolezza: sto bene. È un compleanno tondo in tutti i sensi».
Dopo le nozze ha ringraziato per l’onda d’amore: si sente più forte?
«Sono grato, nulla è dato per scontato. Quest’onda d’amore mi hafatto capire che quando c’è l’autenticità arriva, la verità alla fine prevale, anche quella di raccontare sé stessi… Non ho mai mentito, piuttosto ho tenuto privato il mio rapporto, sono stato in silenzio. Ho taciuto piuttosto che dire una “non verità”, per proteggere la relazione.
L’ho tenuta in un luogo sicuro».
Le nozze hanno disarmato gli hater, se l’aspettava?
«Non lo diciamo che si svegliano. Tra migliaia di commenti ne ho letti pochi negativi, legati al fatto che si parlava troppo del matrimonio, che poi non è dipeso da me».
È lunga la battaglia per i diritti?
«È lunga e mi chiedo perché estendere i diritti venga osteggiato, visto che dare più diritti a tutti non vuol dire toglierli agli altri».
Aveva parlato in tv del Ddl Zan.
«Un moto interiore. Da ragazzino restavo chiuso nella stanza e ho voluto esprimere la delusione in maniera semplice. Come sempre tendo a minimizzare l’impatto di quello che faccio, invece è stato un gesto importante. Tanti ragazzi mi hanno scritto, vittime di bullismo, adolescenti derisi per l’aspetto fisico o l’orientamento. Condividere la mia storia ha avuto un peso».
Cosa scatta?
«Un meccanismo semplice: se ce l’ha fatta lui, ci provo anch’io. La forza di condividere con la famiglia il proprio percorso di vita è fondamentale.
Ogni persona ha il suo cammino e il suo sentire, nessuno è bianco o nero.
Ma la cosa più importante è essere accolto nella propria unicità.
Accolto, non compreso. Come è capitato a me e quello è stato uno snodo importante, un passaggio decisivo. Non a caso parlo di accoglienza, perché la comprensione prevede il giudizio».
Torna in tv in piena campagna elettorale. Che impressione ha avuto quando è caduto il governo Draghi?
«Ho cominciato a fare il cronista politico nel 1999, mi ricordo tanti passaggi cruciali, manovre sotto Natale, ma non ricordo una campagna elettorale in piena estate o che siamo chiamati a votare a settembre. Certamente mi ha sorpreso e a tratti disorientato, a questo punto spetta ai cittadini decidere, è una fase cruciale».
Se ne occuperà a “La vita in diretta”?
«Ne stiamo parlando. Fare cronaca vuol dire fare informazione, l’idea è aprire finestre alla vigilia del voto».
Cosa vuol dire entrare tutti i giorni a casa di milioni di italiani?
«Creare un legame. Mi piace il rapporto diretto col pubblico. Studio i casi ma poi quando si accende la telecamera, li racconto come se stessi parlando con i miei genitori, senza nascondere la rabbia o la commozione. Senza filtri. Non nascondo le emozioni, la differenza sostanziale con il tg, in cui il giornalista deve essere distaccato».
Sogna una prima serata?
«Non so se la sogno, spero che arrivi al momento giusto. Nella vita non ho avuto la voglia di bruciare le tappe.
Compio 50 anni, c’è uno zaino pieno di esperienze, se mai dovesse arrivare la accoglierò. Prima o poi bisogna cambiare».