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 2022  agosto 03 Mercoledì calendario

Gabriele Albertini si sente tradito da Berlusconi

Milanese al punto di rimanere in città proprio nei giorni in cui tutti se ne vanno («è il momento migliore per godere Milano») l’ex sindaco Gabriele Albertini è forse l’interprete migliore degli umori del centrodestra milanese, di cui a buon diritto può considerarsi il Padre Nobile, anche se lui declina: «Mi considero al massimo una buona esperienza di governo che ancora dà i suoi frutti».
E quindi dottore, come voteranno i milanesi di centrodestra?
«Non so se voteranno: come me si sentono in grave crisi, un po’ traditi».
Capire Milano.
«Milano, facendo le debite proporzioni, è un po’ come New York: molto curiosa, aperta, internazionale, europea, quindi tutti gli aspetti demagogici della propaganda, il populismo, il sensazionalismo, qui non sempre funzionano. Per dire: i 5Stelle avevano fatto il 10 per cento alle ultime elezioni e la Lega il 16 nel suo massimo splendore. Adesso credo molto meno».
Quindi?
«Si poteva votare Calenda ma dopo l’accordo col Pd…»
Cosa c’è che non va?
«Ma perché l’ha fatto? Secondo me è stata una stupidaggine, poteva far nascere un serio terzo polo aggregando anche Renzi e Toti, avrebbe avuto più appeal sottraendo davvero tanti voti al centrodestra. Invece così non si può più fare. Alleandosi col Pd non ha più un vero e proprio programma ma solo richieste che si sommano».
Quindi, niente voti a Calenda?
«Non so. Ognuno agirà secondo coscienza ma io credo che a Milano ci sarà una grande astensione».
Lei cosa voterà?
«Mi recherò alle urne ma poi nella cabina elettorale non so dove metterò la croce. Prima avevo Calenda come riferimento ma se si mette con un Fratoianni nella coalizione come faccio a votarlo? ».
Ma non basta che ci sia un buon programma?
«Con certe coalizioni finisce che i programmi diventano incoerenti. Vale per la destra come per la sinistra, intendiamoci. Io stesso avevo avuto indicazioni da persone autorevoli, di cui non posso fare nomi, di fare il capolista nel proporzionale in questo terzo polo nascente e non ero contrario a questo progetto politico. È accaduto subito dopo la caduta di Draghi. Avevo messo le mani avanti dicendo: prima mettetevi d’accordo e poi tornate a farmi l’offerta, solo che adesso quel riferimento politico, che doveva comprendere Renzi e Toti per la nascita di un vero centro, non c’è più».
Cosa aveva votato l’ultima volta?
«Forza Italia, ma ora è così appiattita su posizioni in cui non mi riconosco, in questa vicinanza a Putin, in questo accordo con una coalizione che ha connotati demagogici e populisti tali da essere invotabile».
Ma zio Silvio non piace più?
«Berlusconi era il collante moderato centrista del centrodestra, ma con la caduta di Draghi molti si sono sentiti traditi. È il terzo governo che Berlusconi fa cadere. Questa volta gli hanno fatto balenare la possibilità di diventare presidente di quel Senato da cui era stato fatto decadere. Certo, per lui una bella soddisfazione…».
Senta Albertini, alla borghesia piace anche Sala però.
«A me Beppe Sala piaceva molto durante il primo mandato, quando faceva il sindaco manager, invece in questo secondo mandato si è molto allontanato dalla sua linea civica».
Sala-Di Maio le piace meno?
«Mah… Sala si è trovato un’aggregazione cui riferirsi. Vede, non è che un primo cittadino non debba avere un’aggregazione di riferimento, ma quando sei un sindaco devi esserlo di tutti, devi governare la città. Certe venature verde talebano, certi ammiccamenti... Insomma, sembra quasi che Sala si stia cercando un posto per il "dopo", gliel’ho anche detto».
E lui?
«Non gli è piaciuto, ha un ego piuttosto spiccato ed è un po’ permaloso».
Allora non rimane che la Moratti. Sebbene pure lei abbia le sue grane...
«Lei è stata chiamata in un momento in cui la Giunta regionale era scesa al 30 per centro del consenso. L’hanno chiamata dicendole, e nessuno lo ha masi smentito, che avrebbe fatto la presidente della Regione. Anche Fontana era d’accordo. Poi le cose si sono raddrizzate, Fontana è stato prosciolto, lei ha presentato la cambiale e gli altri le hanno risposto che non c’erano più le stesse condizioni. Si capisce che lei non sia contenta».
Ma la Meloni e Salvini non le piacciono?
«Il populismo è stato superato e archiviato. Perché abbiamo avuto due cosette mica da ridere: il Covid e la guerra in Ucraina. Le cose serie allontanano quelle irrazionali, quando ci sono di mezzo i morti, le chiacchiere da bar rimangono tali. Grillo, Salvini sono stati l’ammiccamento all’onnipotenza dei desideri, piuttosto che alla razionalità. Hanno connotati da demagoghi».
E la Meloni?
«Ha lucrato tutto il dissenso possibile essendo l’unica all’opposizione. Ma certe prese di posizione su vaccini e mascherine non mi sono piaciute. È stata demagogica anche lei, triplicando i voti. Ma non basta avere tanto consenso: bisogna poi sapere cosa farsene» .
In definitiva, che consiglio darebbe ai milanesi?
«Di andare comunque alle urne, di riflettere come faccio io e poi di scegliere secondo coscienza. La democrazia è troppo importante e non ci si può astenere, sennò poi si subiscono le scelte degli altri».