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 2022  luglio 28 Giovedì calendario

Gli idioti di John Landis

Il suo segreto potrebbe essere la gioia. Di raccontare storie che lo divertono, con quel guizzo estroso e un po’ folle che contraddistingue i suoi film. È un uomo entusiasta, John Landis, ospite al Magna Graecia Film Festival di Catanzaro dove il 7 luglio terrà una masterclass. Glielo si legge in faccia, seduto nel suo studio di Los Angeles al di là dello schermo. E questo entusiasmo contagioso il regista americano lo porta nella sua filmografia, da Animal House, The Blues Brothers e Una poltrona per due, veri e propri cult, a Tutto in una notte e Un lupo mannaro americano a Londra. Persino nel videoclip di Thriller con Michael Jackson, con cui Landis ha riscritto i canoni del genere. E ancora nel film Ladri di cadaveri, che nel 2010 ha messo in pausa le sue regie per il cinema.
Tra il 1978 e il 1985, John Landis segna un successo dopo l’altro. Ma lui minimizza con una risata: «Ho semplicemente avuto l’opportunità di fare questi film! Tutto qui! Soprattutto commedie, ma quando ho avuto la libertà di fare Un lupo mannaro americano a Londra l’ho fatto. Fare un film è costoso, è un privilegio ed è sempre un’incognita, penso che a volte film come Animal House semplicemente possano capitare nel posto giusto al momento giusto. È divertente che molti miei film, in America, prima sono stati criticati e oggi sono definiti dei classici».
Nei film di John Landis c’è del genio. «Lo apprezzo molto, ma ci sono veramente pochi geni nel mondo del cinema» ride sorpreso. Eppure bastano due titoli: The Blues Brothers e Una poltrona per due. In Italia non è Natale, se quest’ultimo non passa in tv. «È interessante, perché il film è ambientato a Natale ma solo in Italia e in Francia è considerato un “film di Natale”». Saranno le facce irresistibili di Eddie Murphy e Dan Aykroyd, protagonista anche in The Blues Brothers, riproposto il 7 a Catanzaro. «I personaggi che Dan interpreta in questi due film vengono da pianeti diversi. Una delle cose che amo in Una poltrona per due è che quando finisce sul lastrico cambia atteggiamento, diventa più aperto, ma la sua personalità rimane la stessa e alla fine è lo stesso idiota che era all’inizio, solo che adesso ci piace un sacco! È una performance superlativa. E anche quella di Eddie Murphy! Amo lavorare con chi ha un talento tale da poter diventare qualsiasi cosa».
Punti di forza del cinema di Landis sono, del resto, la cura per i personaggi e l’intuizione per gli attori. «Nei film devi riuscire ad avere i migliori interpreti. A volte è molto complicato trovarli, altre volte devi fare dei compromessi con i produttori, ma io sono stato fortunato e ho lavorato con persone straordinarie: Dan Aykroyd e John Belushi, Eddie Murphy, due performer notevoli come Michael Jackson e David Bowie. E speri ogni volta che l’attore scelto creda nel personaggio che gli hai affidato». Con l’aiuto anche dei costumi, da sempre opera di Deborah Nadoolman, moglie del regista. Collaborazione imprescindibile, come quella «con grandissimi compositori: Elmer Bernstein e Ira Newborn, Nile Rodgers, Jerry Goldsmith e B. B. King per Tutto in una notte. Lo vide tre volte e la terza volta iniziò a suonare sul film con la sua chitarra, Ira Newborn la usò in modo inusuale mettendo insieme blues classico e musica anni ’80». Gli anni in cui, in America, è esplosa una generazione di registi cresciuti guardando i grandi classici davanti alla tv.
«È stato così per me, come per Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Jonathan Demme» racconta Landis. Una speranza per la futura generazione di registi che cresce davanti alle piattaforme streaming? «Ci sono cose belle in streaming, ma anche molte altre che non lo sono. È scioccante quanto poco, invece, siano trasmessi e quindi visti i grandi film del passato. E in più realizzi che i ragazzi oggi vedono centinaia di altri film, ma sul laptop o peggio sul cellulare». Magari è tempo, invece, per un nuovo film di John Landis. «Lo spero! Sono coinvolto in diversi progetti, ma quando li realizzerò non lo so. Pensi che ho scritto la sceneggiatura di Un lupo mannaro americano a Londra nel 1969 e l’ho realizzato nel 1981! Ho imparato che niente è reale finché non è reale. Vale per tutto, per i film un po’ di più».