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 2022  luglio 28 Giovedì calendario

Da settembre ci si potrà iscrivere contemporaneamente a due facoltà dell’università

Più di 180 nuovi corsi di laurea, equamente suddivisi tra triennale e magistrale, e una legge attesa da anni che abbatte un divieto un po’ paradossale in vigore nelle nostre università. Sono queste le principali novità per l’anno accademico 2022/23, che porta ancora i segni della pandemiama spinge deciso verso unaripresa.
Da settembre anche gli studenti italiani potranno finalmente iscriversi a due corsi di laurea nel nostro paese, una possibilità già concreta da tempo per i colleghi europei ma che qui ancora mancava. Con la legge del 12 aprile 2022 n. 33 l’Italia ha definitivamente rimosso un ostacolo imposto circa novant’anni fa che impediva di scegliere contemporaneamente due percorsi di studio all’interno dei confini nazionali. «In realtà era già possibile seguire due corsi di laurea, purché però fossero uno in Italia e il secondo all’estero. Una posizione e una restrizione anacronistica che le altre istituzioni europee non avevano», commenta Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e presidente della Crui (la conferenza dei rettori delle università italiane). «In questo modo si aiuta l’offerta formativa moderna, rendendola più attraente verso le sfide che ci aspettano nel prossimo futuro. Rispettando nello stesso tempo le aspettative degli studenti in cerca di una formazione più ampia e non sovrapposta per venire incontro alle figure professionali di domani», continua il professor Resta. «Sarà indispensabile contaminare i saperi dopo anni in cui si era puntato sulla loro verticalizzazione, e adesso l’offerta tenderà ad essere molto più trasversale e quindi interdisciplinare. Il punto è cercare delle continue ibridazioni, ad esempio coniugando biologia e informatica. È un obiettivo che ci impone la la nostra missione, ovvero capire come verrà usata la conoscenza nei prossimi cinque o dieci anni superando i confini a cui siamo abituati per trovare degli strumenti sempre più flessibili».
Resta approfondisce ancora l’argomento spiegandoci come sempre di più, e con più urgenza, si avverta la necessità di far parlare tra loro le varie specializzazioni, costruendo percorsi che possano integrarsi tra le università. In questo saremo aiutati dalle nuove possibilità offerte dal mondo digitale, il cardine attorno al quale ruoterà il nostro futuro. Un elemento essenziale per questo doppio cammino che non dovrà necessariamente svolgersi in modo parallelo: ci si potrà iscrivere ad una seconda laurea magari alla fine del primo ciclo, quando si è già padroni di un metodo che quindi semplifica le cose.
Un assaggio di quello che verrà si può intravedere dai nuovi corsiproposti dagli atenei, 186 dei quali già approvati.
«Analizzando le nuove richieste formative», nota Antonio Uricchio che presiede l’Anvur, l’ente pubblico che assieme al Cun ha vagliato le proposte per i nuovi corsi di laurea avanzate dagli atenei, «la novità più consistente arriva dalla richiesta formativa per le professioni sanitarie più che raddoppiata rispetto al biennio precedente, un’eredità evidente lasciata dalla pandemia che ha messo in luce il crescente fabbisogno di queste figure. «Parlando in termini più ampi però», continua Uricchio, «l’interesse più grande risulta quello verso le discipline Stem (acronimo inglese per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), un chiaro derivato di quest’epoca di transizione ecologica e digitale». La spinta più forte sarà appunto quella di intercettare i temi delle grandi transizioni coniugandoli allo stesso tempo con scienze diverse, come quelle umanistiche come ha fatto La Sapienza creando il corso di “Filosofia e intelligenza artificiali”. Oppure, rimanendo in tema di sostenibilità, tenere presente quelle che sono le sue implicazioni politiche e geopolitiche che possono vedere assieme lo studio dell’economia internazionale con quello della chimica e dell’ingegneria.
E si può citare l’esempio della Federico II di Napoli che ha istituito il corso di “Chimica industriale per l’economia circolare e la bioeconomia” o l’ateneo di Messina che propone “Scienze e tecnologie agrarie per la transizione ecologica” con un ulteriore corso di “Diritto delle nuove tecnologie”, perché il tema etico in queste discipline è essenziale e va approfondito. «Tutte queste novità vanno considerate come il prodotto di un processo di interlocuzione tra le parti sociali, dunque tra istituzioni, imprese, associazioni e, naturalmente, le rappresentanze studentesche. Un percorso importante soprattutto perché partecipato», precisa il presidente dell’Anvur. «Il nostro paese è penultimo in Europa per numero di laureati e interpretare l’evoluzione del mondo del lavoro nella fase di apprendimento permette di cogliere la trasformazione delle nostre società, facilitando l’individuazione degli obiettivi dilavoro attraverso lo studio».