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 2022  luglio 28 Giovedì calendario

Intervista a Stromae

Ogni canzone un piccolo film. Di Stromae, il cantautore belga di 37 anni e di origini rwandesi, colpisce innanzitutto la capacità di trattare temi importanti con la leggerezza del pop: inPapaoutaicantava il dramma di crescere senza un padre; inAlors on dance,l’alienazione del lavoro; in
Formidable, l’alcolismo; inCarmen, l’alienazione da social network. Nel 2015, dopo essere stato colpito dalla malaria durante un tour in Africa, aveva dichiarato di volersi ritirare dalle scene. Tornato con Santé, il primo singolo del suo nuovo album
Multitude, uscito a marzo, canta in onore dei lavoratori più umili e, nel video diFils de joie,per una prostituta vengono addirittura organizzati dei funerali di Stato.
Ogni canzone una provocazione.
Dell’album colpiscono la varietà di stile e le collaborazioni. È venuto in Italia a presentarlo il 20 luglio all’Ippodromo di Milano.
Per il nuovo singolo, Mon amour,uscito ieri, Stromae ha incontrato la cantante americana Camila Cabello.
Non deve essere stato semplice lavorare su “Multitude” con tante influenze e artisti diversi.
«È stata una sfida. Mi ha aiutato mio fratello, come direttore artistico, a trovare le persone giuste per le collaborazioni.
Cercavo la varietà di stile ma all’inizio stavo soltanto imitando certi tipi di suono e il modo di suonare strani strumenti, per esempio la chitarra cinese erhu.
Di lì siamo passati a cercare chi potesse suonarli davvero nel disco, e quella è stata la sfida più grande».
Tutte le canzoni sono cantate in francese.
«La mia madre lingua è il francese, non ne conosco nessun altra altrettanto bene. È vero, la varietà del disco avrebbe dovuto essere anche linguistica ma a dire la verità non sono sicuro di poter cantare in un’altra lingua. La gente apprezza la sincerità della mia musica se canto in francese, l’unica che conosco a fondo. Forse però un giorno tenterò un pezzo in inglese».
Dopo Billie Eilish e i Coldplay, per il nuovo singolo “Mon amour” ha incontrato Camila Cabello: c’è un filo rosso che unisce queste tre collaborazioni?
«Credo solo il caso, il fatto di esserci incontrati. Sono un grande fan della musica dei Coldplay, almeno da 15 anni. E Billie Eilish la vidi a Los Angeles che non era ancora famosa.
Anche con Camila Cabello è accaduto così: ci siamo visti al Met Gala a maggio, eravamo in coda per il red carpet e io ero proprio dietro di lei. Mi ha detto: “Sono una tua grande fan”. Non erosicuro fosse lei e le ho chiesto se fosse Camila Cabello, sono anch’io un fan della sua musica.
Dopo la cena ci siamo scambiati i numeri e quando un giorno mi ha detto che le piaceva molto Mon amour le ho proposto di cantarla insieme, visto che sarebbe stata il prossimo singolo. Camila è cubana, sapevo che avrebbe fatto un grande lavoro. Ha cantato sia in inglese che in spagnolo».
Vi siete incontrati per il video?
«No, anche perché ricrea l’atmosfera di un reality tv show, una sorta di Temptation Island. E in quel format ci sono i confessionali, facile girare la sua parte come una sorta di messaggio che lei ha registrato a Los Angeles, mentre noi abbiamo girato sulla costa francese vicino a Marsiglia».
Curioso che lei abbia scelto un artista pop per un brano così etnico.
«Mio fratello Luc ha utilizzato sampling venezuelani e percussioni brasiliane, come il balafon, è il modo in cui la tracciaè partita. Per me Camila ha senso perché considero il pezzo una rumba, congolese ma anche cubana, e quindi lei conosce questi ritmi, mi è sembrato naturale averla sulla traccia».
Dopo i suoi problemi di salute e la pausa di otto anni, lei disse che non avrebbe più fatto album né tenuto più concerti. Cosa le ha fatto cambiare idea?
«Non feci esattamente una dichiarazione pubblica, diciamo che fu un pensiero espresso a voce alta: “Mai più”, mi dissi, questo è vero. Del resto considero importante potersi fermare, ogni tanto, dire dei no. Non è che siccome le cose vanno bene devi continuare a ripeterle all’infinito.
Cosa mi ha fatto cambiare idea?
La verità è che non ho mai smesso di fare musica, è il mio modo di esprimere ciò che sento, mi piace farlo anche solo per me stesso, una sorta di terapia. Nel 2019 ho cominciato a essere un po’ geloso di quanto stavano realizzando altri artisti, ho pensato che forse potevo fare meglio di loro e anchese non è mai davvero una competizione, ma un punto di vista diverso, ho sentito che era giunto il tempo di fare un nuovo album per dimostrarlo».
Come altri artisti francesi e belgi lei è andato in Ucraina a girare i suoi video. Cosa pensa di quanto sta avvenendo?
«Penso che come tutte le altre guerre che si consumano nel pianeta, chi sta subendo il conflitto in Ucraina sta vivendo un incubo. Non l’ho mai vissuta ma so che la guerra uccide ed è sempre un gran casino. Per i video siamo andati in Ucraina perché sono molto professionali per i videoclip, per la pubblicità, e poi sinceramente si andava lì perché rispetto al Belgio si risparmiava molto».
L’estetica ha grande importanza nella sua musica, come lavora e quali modelli ha seguito?
«Scrivo i miei testi e quando scrivo ho qualche idea sulla parte estetica e la butto subito giù. Per quanto riguarda i miei modelli direi che sono in ogni buon videoclip: nel mio entourage siamo tutti fan dei video e li abbiamo guardati da sempre, sono importanti, per questo spendiamo tanto per farli».
Lo faceva anche Michael Jackson.
«Sì, lui è stato il primo a spendere tanto per girare videoclip e a trattarli come se fossero dei piccoli film. Per me Michael Jackson è stata una grande fonte di ispirazione».