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 2022  luglio 28 Giovedì calendario

L’acqua Sant’Anna da uno stipendio in più ai suoi dipendent per combattere il carovita

Un mese di stipendio extra, versato subito sul conto corrente a ognuno dei 200 dipendenti, a prescindere da qualunque accordo sindacale o premio di produzione. Lo ha deciso Alberto Bertone, 56 anni, presidente e ad della società Fonti di Vinadio (Cuneo)che produce l’Acqua Sant’Anna, per aiutare le famiglie dei suoi lavoratori ad affrontare i prezzi che corrono, il caro-bollette, la benzina che si fa lusso, e persino il cibo da mettere in tavola che diventa un problema. L’azienda è numero uno in Europa come produttore di acque minerali, con un miliardo e mezzo di bottiglie all’anno (alla pari con un gruppo francese). Pur potendo godere di un fatturato attorno ai 350 milioni, lo stipendio extra costituirà comunque per Sant’Anna un impegno notevole: circa 700 mila euro.
Come le è nata l’idea?
«Avevo pensato a qualcosa del genere già durante la fase acuta del Covid, ma allora mi era sembrato più urgente donare 500 mila euro agli ospedali, alla Croce Rossa e ad altre strutture sanitarie della nostra valle. Stavolta ho deciso di aiutare direttamente i lavoratori, e spero che gli altri imprenditori mi seguano. Già qualcuno mi ha detto che è una buona idea, che vuol fare qualcosa di simile. Tutti se ne devono far carico, perché la situazione è terribile, e peggiorerà. C’è il rischio di rivolte se non si presta attenzione al benessere dei lavoratori, che sono il capitale più importante delle aziende».
La sua azienda non è enorme, perciò lei ha avuto modo di ascoltare direttamente le voci dei lavoratori? Le loro difficoltà?
«Sì. È un brutto momento per tutti, ma soprattutto per le coppie separate o divorziate con figli, e che hanno il problema materiale di mangiare. Persino se la coppia è quasi benestante, la separazione rischia di creare due poveri: c’è da pagare il doppio degli affitti, il doppio delle bollette… Qui nella mia azienda, come ovunque, ci sono tante donne e ragazze sole con figli a carico. Ma non è che gli uomini stiano meglio: ne conosco che sono rimasti senza casa, dormono in roulotte o si arrangiano in altro modo».
Perché dice che la situazione dei lavoratori e dei consumatori peggiorerà?
«Perché finora i rincari sono stati fortissimi, ma niente in confronto a quelli che verranno. La plastica con cui facciamo le bottiglie costa il 150% in più, i trasporti sono raddoppiati, l’energia si è moltiplicata per 5, l’anidride carbonica addirittura per 7. Ne stiamo aspettando una partita che abbiamo trovato in Spagna, per il momento non siamo in grado di produrre acqua gassata perché non abbiamo CO2. Ma finora tutti questi rincari si sono riversati solo in parte sui consumatori, un po’ perché ci siamo contenuti noi produttori (produttori di acqua come di qualunque altri bene), e un po’ perché la grande distribuzione ci ha messo il tappo. Ma non si può andare avanti così per sempre, altrimenti le aziende si distruggono. Presto il tappo salterà, ci sarà un’ondata di nuovi rincari, e allora temo davvero rivolte dei lavoratori».
Abbiamo appena visto l’esempio di Jeff Bezos che ha aumentato di quasi il 40% il prezzo dell’abbonamento Prime di Amazon. Lei può permettersi di fare l’anti-Bezos solo perché ha un’azienda speciale, più piccola e con un legame particolare col territorio?
«No, andare incontro ai lavoratori è qualcosa che dovrebbero fare tutte le aziende sane, grandi o piccole che siano. Lo dico nell’interesse delle imprese. Io ragiono in termini macroeconomici: a quali consumatori vendono le aziende i loro prodotti se i lavoratori non hanno redditi adeguati?».
È lo stesso ragionamento che fece Henry Ford: aumentare le paghe dei suoi lavoratori perché così potessero acquistare le sue auto.
«L’imprenditore deve saper cogliere l’andamento dell’economia, capire quello che l’economia richiede in ogni determinato momento, e questo è il momento per dare soldi extra ai lavoratori. Certo, lo Stato si mostrerebbe intelligente se incentivasse gli imprenditori a farlo, detassando gli stipendi extra ai dipendenti. Io invece pago uno stipendio in più a 200 persone e allo stesso tempo regalo tasse extra allo Stato su quelle retribuzioni extra. Non sarebbe mia intenzione». —