la Repubblica, 27 luglio 2022
Uno squalo a New York. Storia di una guerra iniziata più cent’anni fa
La pandemia, la guerra, la recessione: dall’abisso delle nostre paure non poteva ora che risalire lo squalo. Dovremmo preoccuparci di più della causa che lo riporta verso riva: il cambiamento climatico che riscalda gli oceani e avvicina alle spiagge ciò di cui lo squalo si nutre. La nostra attenzione resta invece sull’effetto: sei incontri ravvicinati, nessuno mortale, ma neppure privi di conseguenze.
Il titolo per il più iperbolico dei sequel è «Lo squalo attacca New York». Le segnalazioni sono andate da Fire Island a Jones Beach, lungo la barriera parallela a Long Island, in lento ma costante avvicinamento alla città. L’incubo di mezza estate ha agitato i media e la politica. Elicotteri, droni, bagnini dotati di lacci emostatici, il governatore di New York Kathy Hochul che impone il divieto di balneazione per almeno un’ora dopo ogni avvistamento, in modo da consentire perlustrazioni dall’alto ed escludere nuove presenze. Risultato: la scorsa settimana, con l’afa che portava il termometro vicino ai 40 gradi, code di persone in fuga da Manhattan respinte all’imbarco per Rockaway beach, sul molo 11 davanti a Wall street. E tornavano, esagerati, i racconti dei recenti attacchi, reali o presunti. Il più bizzarro è toccato a un bagnino che stava facendo esercitazione e recitava la parte della vittima a rischio di affogamento. Ha riportato ferite al torso e a una mano, ma è già tornato in acqua, sebbene accompagnato da un collega, stavolta davverovigile.
Nessunoesclude che il pericolo esista, ma neppure che venga amplificato da una psicosi di massa in cerca di un diversivo più cinematografico ed esorcizzabile.
La paura degli squali ha un nome, galeofobia, e ne soffriva l’ex presidente Donald Trump. Più di una volta ha affermato che l’unico ente a cui non avrebbe mai donato soldi è quello per la protezione degli squali. Eppure negli ultimi tempi è stato fatto molto in loro difesa. Quasi annientati tra gli Anni Settanta e Novanta, hanno ripreso a salire di numero. Si è ridotta la pesca di quelle che sono le loro prede, le acque sono più chiare: scomparse alghe e meduse, riapparsi i delfini. Ogni buona notizia porta con sé la propria nemesi.
Con notevole tempismo la nuovaondata ha coinciso con “Shark Week”, la settimana di programmi monotematici che Discovery manda in onda con successo dal 1988. Stasera alle 23, per esempio, andrà in onda il profetico “Great White Comeback”, il ritorno del più temuto della specie. Ma ci sono anche “Natale fatale” e “Maiali contro squali”. Trump, racconta nel suo libro l’ex amante Stormy Daniels, non si perdeva un secondo, la costringeva a guardare con lui e mantenne l’occhio sullo schermo perfino durante una telefonata con Hillary Clinton. Attrazione e repulsione hanno spesso lo stesso oggetto. Ibambini, più astuti, adorano i dinosauri, certi di non vederseli mai uscire dal cinema e piombare sulla Quinta strada. La verità è, come spesso, matematica: più umani in mare per sfuggire alle alte temperature, più squali nei pressi, uguale più incontri. Aggiungere ancora più droni e più cellulari, uguale più incontri documentati. Gli esperti sostengono che le possibilità restano basse e molto spesso le due specie nuotano insieme, ignare l’una dell’altra. Qualcuno aggiunge che sarebbe saggio notare quale sconfini, ma l’uomo si sente padrone del pianeta e per questo lo maltratta.
Era il primo luglio del 1916 quando Charles Van Sant, 23 anni, agente di Borsa a Filadelfia, si fece il primo bagno estivo nelle acque di Beach Haven, New Jersey. Lo videro agitarsi in superficie e pensarono stesse chiamando il cane con cui nuotava. I bagnini intervennero troppo tardi: lo portarono a riva sanguinante, davanti a genitori, amici e curiosi. Morì nel vicino ospedale. Fu l’inizio di una stagione del terrore: cinque morti in duesettimane. Il Cannibale di Matawan fece due vittime nello stesso giorno. Le spiagge della costa orientale furono recintate. Vennero messe taglie sui predatori. I bagnini furono armati con fucili e arpioni. In mare calarono esche preparate con carne di agnelli. Poi si passò alla dinamite per fare strage. Il 15 luglio 1916 ilWashington Post titolò a tutta pagina «Gli Stati Uniti dichiarano guerra agli squali». Poi arrivò la guerra vera, la prima mondiale. Quindi la pandemia, nota come influenza spagnola. Infine la recessione sfociò nella Grande Depressione.