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 2022  luglio 26 Martedì calendario

Intervista ad Alba Rohrwacher. Dice che vuole ruoli comici per far ridere

«Una stella polare». È l’immagine che Alba Rohrwacher associa a Gian Maria Volonté. «Più che un modello, un punto di riferimento. Talento enorme, unito a impegno e intelligenza. Per me è un nord verso cui indirizzare il cammino, uno di quei pochissimi grandissimi, non solo attori, che popolano il mio pantheon». Il 28 luglio riceverà il premio intitolato al grande attore nella XIX edizione del festival La valigia dell’attore ideato dalla figlia Giovanna Gravina Volonté. «Vado alla Maddalena con la gioia di sostenere Giovanna e la sua tenacia nel difendere questa manifestazione. E sono felice di portare un film prezioso come Sotto il cielo di Alice di Chloé Mazlo, penalizzato dall’uscita sotto pandemia».
È stata nominata alla direzione artistica del corso di recitazione del Centro sperimentale di cinematografia.
«Sono uscita da lì 17 anni fa, devo tutto al Csc. Mi sembra ieri, però effettivamente sono quasi 20 anni che faccio questo mestiere. Sono stata chiamata, insieme ad altri, dalla presidente Marta Donzelli. Bello che si riconosca alla nostra generazione la possibilità di dare un contributo a un’istituzione che vive e deve continuare a vivere grazie ai grandi maestri».
Un passaggio di consegne?
«Direi più una coabitazione tra grandi maestri, professionisti e artisti più giovani che hanno sfruttato quegli strumenti formativi e li stanno mettendo in pratica. Sono nel pieno della vita lavorativa: mentre continuo a esplorare ciò che la recitazione mi offre, mi piace fare da ponte».
Le capita di pensare come sarebbe stato se avesse continuato a studiare medicina?
«Credo che avrei fatto comunque l’attrice. L’ho scoperto alla scuola di teatro frequentata nei due anni di università. Il Csc mi ha fatto germogliare, mi ha dato la forza di trasformare passione in mestiere. Se non avessi trovato questa vocazione sarei stata persona meno risolta. Già all’inizio quando, come tutti, lavoravo in condizioni improbabili, ero felice».
Gira spesso con le stesse persone: sua sorella Alice, il suo compagno Saverio Costanzo, Laura Bispuri, Ginevra Elkann. Un caso?
«E Daniele Luchetti, Marco Bellocchio, Paolo Genovese, Luca Guadagnino, Silvio Soldini, Jasmine Trinca. Regista e attore parlano lingue diverse, lavorando insieme se ne crea una in comune, un codice condiviso. La creazione parte avvantaggiata. Alice è famiglia, Saverio lo è diventato. Con ognuno degli altri è diverso e ugualmente bello».
Ha citato Genovese, uno dei registi che l’ha spinta sul registro brillante.
«Mi piace tantissimo, ma mi capita poco».
Perché?
«All’inizio ho affrontato storie drammatiche, personaggi estremi, borderline, si è creata intorno a me questa idea. O forse sono portatrice sana di quella cosa lì, nonostante sia molto attratta da tutto ciò che è lieve. Sono felice dei ruoli più leggeri recitati. Con Paolo, o in Troppa grazia di Zanasi, alcune cose con Soldini, con Alice. Anche il tono strano e leggero di Marcel! di Jasmine Trinca».
Vocazione
Studiavo medicina
ma alla scuola di teatro
ho scoperto la mia vera vocazione
Tanti suoi colleghe e colleghe si danno alla regia. Lei?
«Ci sono talmente tanti registi bravi, il mio punto di vista per ora lo metto nei personaggi. Ma mai dire mai».
Come attrice non si risparmia. «La chimera» di Alice, «Te l’avevo detto» di Elkann, «Mi fanno male i capelli» di Roberta Torre dove è una donna di nome Monica che si identifica con Monica Vitti.
«L’incontro con Roberta e con il personaggio che mi ha affidato è stato bellissimo. Tornare a lavorare con Ginevra Elkann un regalo. Nel film di mia sorella Alice faccio una piccola cosa, mi piace sempre approdare nel suo mondo».
C’è anche «La marcia su Roma» di Marc Cousins.
«Aprirà le Giornate degli autori a Venezia il 31 agosto. È un grande maestro, fa un discorso sul cinema e sulla politica».
E poi «L’amica geniale 4». Da voce narrante a protagonista, è la nuova Lenù, dopo Margherita Mazzucco.
«Un approdo, non posso più negarlo. Se pensiamo con Volonté che recitare sia anche avventurarsi, posso dire questa è una grande avventura».
Le piacciono le serie tv?
«Da spettatrice non compulsiva. Ho visto cose bellissime, per esempio The Crown o Succession. In casi così ti rendi conto di quanta sperimentazione registica e attoriale ci possa essere dentro un racconto orizzontale».
Un ruolo che le manca?
«Ho lavorato poco in epoche passate. Mi sembra paradossale data la mia fisicità. Piero Tosi al Csc mi travestiva sempre, mi ha fatto viaggiare nel tempo. Ecco, sarebbe il massimo: fare una commedia ambientata nel Settecento».