Corriere della Sera, 26 luglio 2022
In memoria di Serianni e Pappagallo, due semplici giganti
È stata una settimana dolorosa. E non sto pensando alla crisi di governo. È stata la settimana di due addii imprevisti e in varia forma paradossali: Luca Serianni e Mario Pappagallo. Il primo è stato uno dei maggiori studiosi della lingua italiana, elegante e fine almeno quanto è stata cruenta la sua morte. Ha dedicato uno dei suoi tanti libri al buon giornalismo, di cui era un estimatore. Il secondo è stato un collega, da qualche anno in pensione, del Corriere, morto di colpo, senza avvisaglie di malattie: scriveva di medicina e salute, e come ha notato Marco Imarisio ha fatto per una vita il lavoro di redazione, oscuro e indispensabile. Erano due tipi diversissimi nel carattere, persino opposti nell’aspetto, l’uno minuto e gracile, l’altro imponente, un po’ guascone con i suoi baffetti da cavaliere medievale. Che cosa accomunava dunque il compostissimo Serianni e il festoso Pappagallo? Quasi nulla (o quasi tutto): e questo «quasi» si riassume nella voglia tenace, in campi specialistici, di essere chiari e precisi. E nel modo gentile e generoso di porgere a chiunque il proprio sapere. Qualità straordinariamente rare, chiarezza e gentilezza. Della trasparenza (che comporta rispetto del lettore, coerenza e rigore argomentativo), nei rispettivi settori, Serianni e Pappagallo facevano, esplicitamente o no, la ragion d’essere del loro mestiere e in fondo del loro stare al mondo. Pur provenendo da ambiti e culture del tutto difformi, si sono incontrati nella stessa missione civile, necessaria per ogni Paese, la comunicazione divulgativa (il far conoscere con semplicità): l’uno come scienziato della lingua (capace anche di analisi iperspecialistiche), l’altro come giornalista-medico. In apertura di un suo famoso libro sulla grammatica, Serianni ha posto una frase illuminante di Loreto Mattei, un letterato secentesco: «Non può mai darsi una regola tanto vergine che da qualche eccettione non sia deflorata». È una sentenza che vale per la morfologia delle lingue e per la morfologia del corpo umano, cioè per la lingua come per la medicina. Spiegare le regole è (relativamente) facile, far capire le eccezioni è più difficile. Per questo, non è semplice dire i motivi di due eccezioni professionali così diverse e però convergenti (anche nell’imprevedibilità del congedo). È più facile dire grazie.