Corriere della Sera, 25 luglio 2022
Quando la tv generalista precedeva i desideri dei telespettatori
«Vecchio/diranno che sei vecchio/con tutta quella forza che c’è in te/Vecchio». A Techetechetè omaggiano Renato Zero e quella canzone Spalle al muro sembra, tanto per usare una frase fatta, la perfetta colonna sonora di questi giorni: come se la vita si ripetesse sempre nel ricordo, come se camminassimo tutti all’indietro.
Venerdì sera, sempre su Rai1, Carlo Conti ha riproposto Top Dieci, lo show sui gusti passati degli italiani e giuro non ho capito se è una nuova edizione o una replica, tanto non cambia nulla. Lo sguardo è sempre rivolto al passato (un museo di statue di cera). Intanto, piccola incursione nella vita di tutti i giorni, per le prossime elezioni politiche c’è chi vuole portare le pensioni minime a mille euro. Un’idea che ricorre a ogni elezione utile. E che affonda le sue radici nell’ormai lontano 2001, quando la promessa fu quella di portare l’assegno a un milione di lire. Le parole con cui l’annuncio è stato reiterato nel tempo sono molto simili tra loro.
Tutto si ripete: la difesa delle frontiere, pace fiscale, tassisti e balneari intoccabili. C’è stato un tempo in cui la televisione generalista guardava avanti, era piena di novità, precedeva i desideri e le aspirazioni dei suoi spettatori, creava aspettative. Senza tanti sociologismi, senza cadere negli equivoci di un rapporto causale fra tv e vita reale, tuttavia la maggior parte dei programmi offerti dalle reti è uno sguardo saldamente rivolto all’indietro. Come se il corpo morto di un gigante giacesse sul presente, togliendogli il respiro.
Come se la paura di guardare avanti attanagliasse idee e scelte. È tutto un usato sicuro, che poi tanto sicuro non è, sempre pensando a quello che succede fuori dallo schermo. Un conto è studiare il passato (anche quello televisivo), un conto è arenarsi sul passato perché si è smarrito il futuro.