Corriere della Sera, 25 luglio 2022
Le confessioni di Kate Moss
A scuola? «Andavo per fare casino». A casa? «Ho passato molto tempo da sola, vestivo mio fratello da femmina». Davanti all’obiettivo? «Ero timida sino al primo scatto, poi all’improvviso entravo nella trama del servizio». Generalmente contraria a parlare della propria vita privata, Kate Moss si è raccontata alla Bbc: con una lunga intervista per il programma radiofonico Desert Island Disc, la donna che è stata l’immagine della Cool Britannia, che lanciò il look magro e androgino dell’heroin chic e il cui nome e viso sono tuttora sinonimo di leggenda, ha ricordato le gioie e i dolori di una carriera che l’ha portata a lavorare con i principali stilisti e fotografi oltre ad artisti come Lucian Freud e Tracey Emin.
Dietro lo sguardo intrepido che ha bucato milioni di obiettivi si celavano spesso «insicurezza, paura e solitudine»: tuttora la modella odia i selfie e i cellulari degli amici. «Trovo difficile essere me stessa di fronte alla telecamera, mi è molto più facile essere qualcun altro». Spesso si è «sentita oggettificata, vulnerabile, terrorizzata». Moss ha condiviso alcuni episodi sconcertanti come l’incontro, a 15 anni, con un fotografo per un catalogo di biancheria intima. «Mi disse, togliti la maglietta. Me la tolsi anche se ero molto timida, piena di insicurezze sul mio corpo. Poi mi disse togliti il reggiseno. Mi sono sentita dentro che qualcosa non andava, così ho preso le mie cose e sono scappata via. Ora so distinguere da lontano chi va bene e chi no». Difficoltosa anche la campagna pubblicitaria di Calvin Klein: se le immagini sono rimaste storiche, l’esperienza fu complicata, tanto che prima del servizio in topless, al fianco di Mark Wahlberg, fu costretta a prendere il valium.
Nata a Croydon, periferia di Londra, nel 1974, Kate Moss fu scoperta a 14 anni dalla scout Sarah Doukas: l’offerta di un contratto con l’agenzia Storm fu una sorpresa. «Non credevo di avere le doti necessarie. Non avrei mai detto di voler fare la modella perché mi sarebbe sembrato un atteggiamento vanitoso, come dire credo di essere bella, che invece non ho mai pensato». Sbalordita anche la madre Linda, che le disse: «Non mi sembri particolarmente fotogenica». Una volta ingaggiata, Kate si ritrovò sola. Girava per Londra con in mano lo stradario, otto appuntamenti al giorno senza nessuno che l’accompagnasse, nonostante l’età. «Mia madre venne una volta sola, poi ho cominciato a cavarmela da sola».
Moss ha ricordato le lacrime – soprattutto quando costretta a posare nuda – e la gioia di tante amicizie, come il periodo a New York con il fotografo Mario Sorrenti e la madre Francesca – «Ballavo ascoltando Life on Mars, di David Bowie, mi sembrava che parlasse di me» – l’incontro con George Harrison, l’amicizia con Lucian Freud e Anita Pallenberg. All’epoca dell’heroin chic aveva 19 anni: le immagini sono oggi nell’archivio del Victoria and Albert Museum ma all’epoca divennero un caso perché la modella era magra, con gli occhi cerchiati, come se avesse fatto uso di stupefacenti. «Non sono mai stata anoressica, ero magra di natura e perché durante i servizi fotografici non mi davano da mangiare». Ai tempi, inoltre, non aveva mai preso eroina. Dodici anni dopo, un nuovo scandalo: sulla prima pagina del Mirror, le foto che la ritraevano mentre prendeva cocaina. Rischiò di perdere la figlia Lila, che oggi fa la modella ( è stata il primo ingaggio dell’agenzia creata da Kate) e di non lavorare più per via di polemiche «ipocrite». «Tutti quelli che conoscevo prendevano cocaina, sono stata utilizzata come capro espiatorio».
Se ha testimoniato in difesa di Johnny Depp è perché «non mi ha mai preso a calci o spinto giù per le scale». Ora che si avvicina ai 50, basta feste: «Mi annoiano, anche se mi piace ballare». La mattina si alza presto e medita. Ha la tessera di un centro di giardinaggio.