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 2022  luglio 24 Domenica calendario

Code di 18 ore a Dover verso l’Europa. Vendetta francese?

A Londra già gridano al sabotaggio. I francesi stanno rendendo impossibili i controlli alla frontiera: e per migliaia di turisti inglesi diretti in Europa, costretti a stare in coda anche per sei ore al porto di Dover, il sogno della sospirata vacanza si è trasformato in un incubo. Le autorità britanniche hanno dichiarato la situazione «incidente critico»: e si teme che la crisi possa andare avanti tutta l’estate.
Le scene sulle autostrade che si imbucano dentro Dover sono apocalittiche: migliaia di macchine imbottigliate, gente seduta sui guardrail in un’inutile attesa, bambini e cani che si aggirano fra le vetture. I vacanzieri che si mettono in marcia vengono invitati a portarsi dietro scorte di acqua e di cibo: ma molti in coda rinunciano a bere, pur disidratati, per non dover poi mettersi alla ricerca di un bagno che non c’è. 
Disagi anche per gli autotrasportatori, con migliaia di camion parcheggiati lungo le autostrade: alcuni autisti hanno dovuto aspettare anche 18 ore per poter attraversare la Manica. E quelli che tentavano di saltare la coda sono stati avvertiti che rischiavano una multa di 350 euro, oltre a essere rispediti in fondo alla fila. 
Il disastro è stato provocato dal fatto che i francesi hanno aperto solo quattro postazioni di controllo su dieci. In base agli accordi Londra-Parigi, i documenti vengono ispezionati già a Dover dagli agenti francesi: che però da giorni hanno ridotto al minimo la loro presenza. Dopo la Brexit, i turisti britannici devono ricevere anche il timbro sul passaporto, il che raddoppia i tempi di attesa: e a Londra c’è chi sospetta che tutto ciò sia una vendetta dei francesi per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Anche se loro hanno dato la colpa a un «problema tecnico».  
Jacob Rees-Mogg, il ministro per le Opportunità della Brexit, ha invece parlato apertamente di «sabotaggio»: «Questi controlli», ha detto, «erano pianificati da lungo tempo e la loro fallita introduzione colpirà allo stesso modo l’economia francese e la famiglie britanniche». 
I funzionari del porto di Dover aggiungono che «i francesi, sembra, stanno facendo di tutto per rendere le cose difficili. Mettono i puntini sulle i, che siano i controlli Covid, i visti, la capacità finanziaria»: da qui «l’impressione» che si tratti di una ritorsione per le tensioni causate dalla Brexit. Negli ultimi due anni Londra e Parigi si sono scontrate sui diritti di pesca nella Manica – con Boris Johnson che ha spedito le navi da guerra – per non parlare delle differenze sull’Irlanda del Nord e i regolamenti finanziari. 
Ieri è intervenuta la ministra degli Esteri britannica Liz Truss, che è anche in pole position per la successione a Boris Johnson: «Questa terribile situazione», ha detto in un comunicato, «era interamente evitabile ed è inaccettabile. È necessario che la Francia agisca per limitare ogni futuro disagio per i turisti britannici e per assicurare che questa spaventosa situazione sia evitata in futuro». La ministra ha aggiunto che cercherà di mettersi in contatto «urgentemente» con la sua omologa a Parigi, Catherine Colonna: e il rischio ora è che l’emergenza turistica si trasformi in crisi diplomatica. 
I francesi gettano benzina sul fuoco: «Nessun bisogno di incolpare le autorità francesi per le code a Dover», ha twittato Pierre-Henri Dumont, deputato di Calais. «È una conseguenza della Brexit». Ma in realtà anche i sindacati britannici hanno ammesso che la situazione è l’esito «largamente prevedibile» dell’uscita della Gran Bretagna dalla Ue.