il Giornale, 24 luglio 2022
Starbucks non vuole più essere la toilette d’America
Basta continui andirivieni. Starbucks non vuole più essere il «bagno pubblico d’America». La catena di caffetterie vuole infatti chiudere le sue toilette al grande pubblico per limitare i rischi alla sicurezza per il suo staff e per i consumatori. «Non so se potremo lasciare i nostri bagni aperti», ha detto l’amministratore delegato Howard Schultz, secondo quanto riportato da Cnn.
Da decenni i bagni delle caffetterie Starbucks sono aperti a tutti, anche ai non clienti. La decisione è arrivata nel 2018, a seguito di un’azione di polizia che fece molto discutere negli States. Due afroamericani si erano seduti a un tavolino della catena ma, prima di effettuare l’ordinazione, avevano deciso di andare in bagno. A quel punto era scattata un’operazione di polizia per trarli in arresto, visto che era vietato, con tanto di accuse di razzismo per Starbucks e la polizia. A quel punto era stato inevitabile correre ai ripari per la catena di caffetterie, che aveva annunciato di aver preso una decisione storica: bagni aperti per tutti, anche per i non clienti. «Chiediamo scusa alle due persone coinvolte e ai nostri clienti. Stiamo rivedendo le nostre procedure e ci stiamo impegnando con la comunità e il dipartimento di polizia per fare in modo che questo tipo di situazioni non capitino più, in nessuno dei nostri negozi».
Ma il recente aumento dei senzatetto e delle persone con problemi di instabilità mentale ha spinto Starbucks a considerare l’ipotesi più estrema, quella di chiudere i suoi bagni. Una decisione che porterebbe alla ribalta il tema della carenza negli Stati Uniti di bagni pubblici, da decenni al centro di battaglie politiche, da quelle della segregazione dei tempi di Jim Crow alle leggi contemporanee dei bagni per i transgender.