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 2022  luglio 24 Domenica calendario

I biglietti per Bruce Springsteen a cinquemila dollari

«Elon Musk stava comprando Twitter, poi ha deciso di prendere un paio di biglietti per Bruce Springsteen». Persino i colleghi del Boss non hanno risparmiato ironie. E la battuta su Instagram del cantante John Eddie è forse la cosa più gentile in mezzo alla rabbia dei fan del Boss quando hanno scoperto che un biglietto per le date americane del tour costava tra i 4 e i 5 mila dollari. Una tempesta di proteste tale che in due giorni ha già prodotto il dimezzamento del costo: ma si parla ancora comunque di cifre che per molti significano due stipendi.
La pietra dello scandalo in questo caso è il sistema Ticketmaster e i biglietti «platino», che permettono di muoversi ovunque nell’arena del concerto. Springsteen non si è espresso, è stato l’amico e chitarrista Little Steven a dire ai fan che lui, e quindi il Boss, non hanno niente a che vedere con il prezzo dei biglietti e non possono farci nulla.
E in Italia? Le tre date previste nel 2023 sono state confermate: il 18 maggio a Ferrara, il 21 a Roma al Circo Massimo e il 25 a Monza. Attualmente su Ticketone si può acquistare la data di Monza. I biglietti partono da 97,75 euro.
Ma quello del costo vertiginoso dei concerti è un problema di lunga data, che pare essersi aggravato nell’estate della ripartenza dopo il Covid: in cui non si erano mai visti così tanti live, e così tante star nostrane e internazionali in tour. Grandi show, effetti speciali e reunion imperdibili: la tendenza a creare eventi senza precedenti e ad annunciarli come spettacoli che passeranno alla storia è in corso da anni, figlia (anche) della prevalenza dello streaming e del conseguente crollo delle vendite dei dischi. Ma dopo due anni fermi e il ritorno contemporaneo di tutti quelli che avevano rinviato le date e quelli che nel frattempo si sono aggiunti, ha creato anche una concorrenza enorme e un po’per le sovrapposizioni e un po’perché portare a un concerto tutta la famiglia costa di più che portarla in vacanza. Il fan deve inevitabilmente scegliere e ci si aspetterebbe che la legge della domanda e dell’offerta abbassasse i prezzi. E invece no.
I biglietti per Lady Gaga possono arrivare alla cifra stellare di 13 mila euro. Ma il biglietto meno caro lo abbiamo trovato online a 50 euro. Harry Styles arriva domani in Italia: il biglietto più caro costa quasi mille euro, il più economico 114: verrebbe da tirare un sospiro di sollievo, un genitore può pensare che è un regalo che si può anche fare al figlio che in fondo è stato a casa due anni e ha studiato in dad e finalmente può uscire a respirare la sua gioventù sospesa e frustrata dalla pandemia. Ma poi si impongono due domande. La prima è etica: 114 euro non è una cifra che ogni famiglia può permettersi per lo svago, la musica dal vivo sta dunque diventando un lusso? La seconda è un sospetto: non è che su questa nostra voglia di riassaporare la libertà ci stanno un po’ marciando?
Il problema, annoso, si chiama secondary ticketing. L’acquisto dei biglietti sulle piattaforme e ufficiali e la loro reimmissione sul mercato su altri siti. È un meccanismo noto: vai online all’apertura della vendita e dopo pochi minuti i biglietti non ci sono più o restano solo quelli più cari. Poi però i tagliandi ricompaiono su altre piattaforme, ma con prezzi volati alle stelle. In economia si chiama "principio di utilità marginale": un bene assume più valore quanto più bassa è la possibilità di acquistarlo. Così funzionano le società di secondary ticketing in tutto il mondo e così si vorrebbe che funzionasse anche in Italia.
Pochi giorni fa Agcom ha comunicato di aver sanzionato per la super cifra di 23, 58 milioni di euro il servizio di secondari ticketing Viagogo per aver messo sul mercato 131 eventi a prezzi superiori anche fino a 6-7 volte rispetto a quelli nominali di artisti come Måneskin, Vasco Rossi, Sting, Green Day, Dua Lipa, Pearl Jam, Placebo, Cesare Cremonini, Paolo Conte e Andrea Bocelli. Da Viagogo hanno replicato che rispetteranno la decisione ma si dicono «sorpresi». «Il Consiglio di Stato ha già sollevato seri dubbi sulla compatibilità della legge sul cosiddetto secondary ticketing. Viagogo non vende direttamente i biglietti per gli eventi e, pertanto, non è responsabile delle vendite illecite dei medesimi effettuate dagli utilizzatori della piattaforma».
Nonostante i prezzi, non si erano mai visti così tanti spettatori. «Dall’inizio dell’anno a oggi – dice il presidente di Assomusica, Vincenzo Spera – sono stati venduti circa 8 milioni di biglietti, cifra mai toccata in precedenza. La previsione per il 2022 è di 7-800 milioni di fatturato da bigliettazione più un indotto di 2 miliardi di euro. Va anche detto che dal 2012 alla pandemia, la musica dal vivo ha segnato una crescita costante intorno all’8% ogni anno sull’anno precedente». Tutto bene quindi? In realtà lo stesso Spera spiega che «il successo di questo 2022 mostra criticità e segnali che preoccupano il settore: la difficoltà di reperire personale e attrezzature per una stagione con una richiesta tripla rispetto al solito».
Il fenomeno più bizzarro registrato è quello dei cosiddetti «no show»: fan che hanno comprato il biglietto, non si presentano allo show ma non richiedono il rimborso. A pensar male, viene il sospetto che sia qualcuno che ha provato a piazzare il biglietto a prezzo maggiorato, ma gli è andata male.
Altri due dati. Primo: la crescita dei grandi concerti e l’abbondanza di grandi nomi non ha provocato una flessione nel pubblico dei concerti medi e piccoli. Il secondo: Roma ha per la prima volta sorpassato Milano con il record di vendite, 2 milioni di biglietti nominali, consegnati al pubblico grazie ai super meeting come il Circo Massimo o «Rock in Roma».