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 2022  luglio 24 Domenica calendario

E ora Taverna, Fico e Crimi che faranno?

Messaggino Whatsapp di Paola Taverna ai colleghi, tarda mattinata di ieri: «E ora che faccio?». C’è da capirla, la prospettiva è tornare al poliambulatorio di analisi cliniche a cui il Movimento, 9 anni e mezzo fa, l’aveva sottratta. Beppe Grillo ieri è tornato alla carica, con un video-post che stavolta pare definitivo: il limite del secondo mandato resta, è «la nostra luce nelle tenebre», è un «antibiotico», anzi bisognerebbe farlo diventare «legge di Stato». Chi vuole segua «Giggino ‘a cartelletta», alias Luigi Di Maio, che «vuole archiviarsi in qualche ministero Nato». Cinque minuti di filmato, una sberla in faccia ai veterani, 49 parlamentari al secondo giro nel Palazzo: una decina sperava di strappare il giro extra. In 3 (oltre a Taverna, Roberto Fico e Vito Crimi) erano quasi certi di farcela, anche perché Giuseppe Conte, abilissimo a farsi concavo e convesso, li aveva illusi: «Troveremo una soluzione». E invece niente. L’avvocato sotto sotto è ben lieto di assecondare il fondatore, anche perché così pensa di avere mano libera sulle candidature. Ma qui si sbaglia: fonti vicinissime all’ex comico assicurano che Grillo non ci pensa proprio a fargli presentare liste chiuse. Pretende, come si è sempre fatto tra i 5 Stelle, che tutti gli iscritti possano avanzare la propria candidatura online, da mettere al voto fra gli attivisti. Del resto lo dice pure lo statuto: articolo 5, comma G.
Insomma Conte per ora si sbarazza del pattuglione dei veterani - ai big adesso promette uno stipendio fisso nel partito, Taverna è vice-presidente, Fico potrà forse candidarsi alle Europee - ma se Grillo si intestardirà sul voto online per tutte le candidature, l’ex premier rischia di far perdere il posto promesso a tanti fedelissimi: quanti clic avranno dalla base?
Molti scalpitano per avere un seggio: Alessandro Di Battista vorrebbe tornare in Parlamento. Si è rifatto vivo ieri, facendo un po’ il prezioso: «Deciderò se candidarmi, ma non sono disposto a tutto». Ma intorno a Conte quasi tutti non lo vogliono. I vice-presidenti lo hanno detto chiaro al leader: «Non metterlo in lista, sarà il primo a farti le scarpe». Un’altra che ci spera è Virginia Raggi. Punta su Grillo. Potrebbe avere il collegio di Ostia. Ma rischia di scivolare anche lei sul tetto ai mandati: in Campidoglio ne ha fatti 3, anche se l’ultimo è appena cominciato. I rapporti con Conte non sono buoni. Solo Grillo potrebbe salvarla.
Altro tarlo: il nuovo regolamento per le candidature. Deve proporlo Conte, ma ad «esaminarlo ed eventualmente approvarlo» è il Comitato di garanzia, composto proprio da Raggi, dalla senatrice Laura Bottici (in quota Grillo, al secondo mandato pure lei) e da Roberto Fico. Insomma potrebbe essere bocciato, se i malumori montano. Ieri pomeriggio è circolata un’indiscrezione secondo cui il presidente della Camera sarebbe stato l’unico a salvarsi, con deroga ad hoc: «Fake news», ribattevano dalla cerchia contiana. Molti masticano amaro. La scatoletta di tonno si richiude. Finisce un’epoca per Vito Crimi, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Carlo Sibilia, Fabiana Dadone, Federico D’Incà. Gli unici che difendevano la regola, pur essendone vittime, sono stati Danilo Toninelli e Giulia Grillo.
Oltre alle bizze interne, Conte deve provare a dare un senso a questa campagna elettorale. Senza più il campo largo. L’idea è dire: noi contro tutti. Senza alleanze (nemmeno con Rifondazione o De Magistris). Battendo sul concetto: noi difendiamo i poveri. Conte non spera più di convincere Letta a resuscitare l’alleanza. E così ieri lo ha attaccato sui social, pubblicando il post del segretario dem che difendeva l’agenda Draghi. L’Italia, a sentire il leader M5S, sarebbe stata tradita «dal premier e dal centrodestra». Funzionerà? Lo stesso Grillo ci crede poco: «Tra 15 giorni - dice nel video - potremmo essere morti».