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 2022  luglio 23 Sabato calendario

Pamela Prati parla della truffa di Mark Caltagirone

Fellini?
«Ho ancora il suo numero sul cellulare, non l’ho mai cancellato. Ho una polaroid con un leoncino in braccio fatta al circo, che lui amava. Adorava vedermi mangiare, mi portava ai Castelli». 
Pingitore? 
«È il mio pigmalione. Ma è anche mio padrino, mi ha cresimata. Lo chiamo Ninni o Maestro. È la persona più nobile e colta che conosco». 
Jean-Paul Belmondo? 
«Litigò con Laura Antonelli a causa mia. Erano venuti a vedermi al Paradise, prima che diventasse il Gilda, dove ero la soubrette. Lui fece apprezzamenti che indispettirono lei». 
I 45 anni di carriera di Pamela Prati, al secolo Paola Pireddu, classe 1958, vengono fuori dagli aneddoti di una vita professionale ricchissima, fatta di incontri, spettacoli, canzoni. Successi che messi in fila colmano la distanza siderale tra la bambina di Ozieri che sognava di diventare come Raffaella Carrà e la star del Bagaglino che si è imposta sul piccolo schermo (e non solo). Ora ritorna con un nuovo singolo, Sale del Sud, dedicato al nipote Alessio, scomparso da poco per un tumore. 
Dove ha trovato la forza per incidere la canzone? 
«Alessio ci ha lasciati troppo presto, aveva 40 anni. Avevo già scritto Sale del Sud: ho riadattato il testo, con Daniele Piovani, pensando a lui». 
Il sale ricorda la Sardegna. 
«È il sale che purifica, il sale delle lacrime. Mia madre mi faceva tenere in tasca tre granelli di sale grosso per allontanare l’energia negativa». 
Da quanto non torna? 
«Vent’anni. È difficile per me. Intanto sono claustrofobica, soffro sia in aereo che in nave. Ogni volta vengo travolta da sentimenti contrastanti: l’amore si mescola al ricordo di un’infanzia travagliata...». 
L’ha raccontato nell’autobiografia «Come una carezza» (Cairo): gli anni in collegio a Tempio Pausania, prima che vostra madre riuscisse a riprendervi. Eppure non rinnega le sue origini. 
«Io sono sarda sarda sarda al 100 per 100. Guardi (mostra il tatuaggio con una rosa e la scritta “Anima sarda”, ndr). Ma non riesco a non provare dolore, se mi volto indietro». 
A 18 anni andò a Roma da sua sorella Maria. 
«Trovai lavoro da commessa. Con il primo stipendio, 140 mila lire, comprai due paia di jeans: i Levis’ 501 e i Pooh; 50 mila lire le spedii a mia madre e altre 50 le diedi a Maria». 
La svolta era dietro l’angolo. Il produttore Alberto Tarallo le fece ottenere la copertina di «Playboy». 
«Diventai Playmate dell’anno e potei scegliere con chi posare. Chiesi Celentano. Mi presentai con giacca di daino e jeans, lui mi guardò a malapena. Poi quando indossai l’abito rosso fuoco e i sandali alti cambiò espressione. Volle una foto per il suo disco». 
Tra i grandi incontri della sua vita c’è Walter Chiari. Era innamorato di lei? 
«Sì, ma non successe nulla. Era una persona fragile e sensibile, intelligentissima. Una volta mi raggiunse in Giamaica: ho questa foto mentre chiacchieriamo in canoa...». 
Le donne importanti? 
«Marta Marzotto fu generosissima con me. Ho ancora i suoi regali: una collana di giada, una borsa con le sue iniziali, un bracciale con una stella marina...». 
Tra una edizione e l’altra di «Scherzi a parte» perse 15 chili per problemi alimentari. Se li è lasciati alle spalle? 
«Fin da bambina ho paura di soffocare, nei momenti difficili riaffiora e non mangio. Ho sempre con me una bottiglietta d’acqua. Il mio analista Paolo Crepet dice che non devo nascondere le fragilità». 
In amore si considera fortunata? 
«Sì, perché sono stata amata. Poi, l’amore non è eterno. Ma non ho mai avuto avventure: sempre storie lunghe». 
La più importante? 
«È appena cominciata ed è con me stessa». 
Mark Caltagirone? 
«Preferirei che quel nome non comparisse in questa intervista. Ho subìto una truffa affettiva crudele, tagliata su misura per me. Non voglio aggiungere nulla: se ne stanno occupando gli avvocati». 
Quest’uomo non esiste. Perché raccontò il contrario? 
«Nella mia autobiografia l’ho spiegato: sono stata spinta a farlo. Però vede che sembra quasi mi debba giustificare? Nessuno ha chiesto conto a Roberto Cazzaniga, il pallavolista che ha subito una truffa simile. Per lui solo solidarietà e affetto, peraltro sacrosanti. Tutti hanno pensato ci abbia guadagnato qualcosa, eppure da quando è successo non ho più lavorato». 
Parliamo di futuro, allora. A Sanremo tornerebbe da cantante o da co-conduttrice? 
«In entrambi i casi sarei molto felice». 
La cosa più assurda regalata dagli ammiratori? 
«Una cassa di aragoste! Ma non le mangio. Mi fanno tenerezza, come gli agnellini, il maialino e i conigli». 
E ritorniamo alle origini. Qual è il profumo della Sardegna che le manca di più? 
«Quello della mia infanzia, del cibo che preparava mia mamma, le patate arrosto, le castagne, la frutta secca che prendevo dalle sue tasche. Penso a lei ogni giorno. Spero di averla resa orgogliosa».