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 2022  luglio 23 Sabato calendario

Tropical Po

Si chiama «Elodea nuttallii», è una pianta acquatica originaria del Nord America. Cosa ha di speciale? Prolifera negli stagni, nei laghetti, vive bene negli acquari domestici: meno acqua c’è, più lei cresce. Così, se serviva un’altra prova per spiegare quello che sta succedendo nell’estate più torrida di sempre, eccola: stanno cercando di estirpare matasse e matasse di Elodea dal Po. Ieri, a Torino, se ne sono accorti anche i ciclisti davanti al parco del Valentino. Tutto si vede in così poca acqua. Si vedono i rifiuti. Si vedono gli ombrelli rimasti là sotto da chissà quale era geologica. Si vedono queste alghe verdi e floride, gigantesche chiazze maleodoranti, che hanno riempito quello che una volta era il Grande Fiume.
Ieri la portata del Po in città era di 26 metri cubi d’acqua al secondo, quando la media a luglio dovrebbe essere di 45. Alle 8 del mattino sulle banchine dei Murazzi erano in quaranta: c’erano l’assessore alle Sponde fluviali, Francesco Tresso, i tecnici comunali e quelli della città metropolitana, gli esperti di Enea e quelli di Ente Parco Po, volontari della Protezione civile, i vigili urbani, gli operatori di Amiat. Presenti anche i canottieri di otto diversi circoli lungo il fiume, a loro volta convocati. Tutti insieme per cercare di non peggiorare le cose: se sfalci quel tipo di pianta acquatica lei ricresce più forte ancora. Non va tagliata. Va estirpata. Perché toglie ossigeno ai pesci, intruglia le barche e avrebbe la capacità di arrivare da sponda a sponda, tessendo una rete unica. E quindi: rastrelli, forconi, guanti. Tutti al lavoro a bordo di quattordici imbarcazioni. Per togliere pianta per pianta. Per cercare di far tornare a forma di fiume quello che adesso sembra uno stagno.
E mentre pulivano, tutti si facevano la stessa domanda: come mai un’alga esotica sta proliferando adesso in pieno centro a Torino? Ecco perché. «È una pianta invasiva, ed è probabile che qualcuno l’abbia buttata nel fiume dal suo acquario» dice Maria Rita Minciardi ricercatrice di Enea, l’Ente nazionale per l’energia e l’ambiente. La «Elodea» ha trovato la stagione perfetta e il posto ideale per proliferare. Ha trovato quest’estate malata con 37 gradi e il fiume fermo, svuotato, immobile.
«Quello che abbiamo fatto è un intervento sperimentale e non risolutivo, ma siamo di fronte a un’emergenza assoluta, dovuta alla gravissima siccità di questi mesi». L’assessore Tresso sa bene che non basterà quello che è stato fatto ieri, altri interventi sono già stati programmati per le prossime settimane: «Ma questo primo tentativo ci ha permesso di fare il punto sulle condizioni del Po con tutti i soggetti interessati».
Tutti siamo interessati al Po. Anche quelli che non lo vedono e non abitano sulle sue sponde, anche quelli che non lo sanno. Il Po garantisce la vita della Pianura Padana, serve all’agricoltura, serve agli allevamenti e serve all’industria. Il Po con le alghe esotiche e i rottami che affiorano. Alessandria, 27 marzo 2022: «Dal Po in secca riemergono i resti di un villaggio medioevale». Gualtieri, Mantova, 29 marzo 2022: «Dal Po in secca record riaffiorano i relitti di due chiatte bombardate durante la guerra». Rovigo, 6 luglio 2022: «Dal Po in secca riemergono il ponte di barche e il mitico tank distrutto dalle bombe alleate». Ieri in Emilia Romagna il Po era al 10% della portata media.
Tutte queste storie raccontano la stessa storia. Manca l’acqua. La portata del fiume è così scarica che all’estuario il mare risale al contrario: il fenomeno del cuneo salino è adesso a 40 chilometri di profondità. E cioè: l’acqua del mare spinge ora molto più forte di quanto aveva sempre spinto l’acqua del fiume. E il sale risalendo brucia le colture, perde i pesci, distrugge l’ecosistema. La siccità lascia le barche in secca sul sabbione.
Sul letto del fiume adesso si allena la squadra di Beach Volley di Casalmaggiore per fare capire che la geografia è cambiata. E lungo il Po, all’altezza di Torino, adesso proliferano le alghe esotiche di un acquario.
Stando alla planimetria fornita dal Comune, l’Elodea è presente a macchie per cinque chilometri, dalla passerella della Turin Marathon al confine Sud della città, fino alla diga davanti al parco Michelotti che regola il livello del fiume. «Quella pianta potrebbe essere presente già da un anno», dice Maria Rita Minciardi. «Da allora è cresciuta e si è moltiplicata senza infestare il fiume. Questa invasione di luglio è favorita dalle condizioni del Po: il livello è bassissimo». E quindi un doppio errore: un fiume tradito da tutti, sommato al gesto sconsiderato di qualcuno che voleva sbolognare il suo acquario.
Se manca l’acqua è un problema concreto. «La siccità di quest’anno ha caratteri nuovi e di assoluta gravità, perché l’assenza di pioggia e neve sta intaccando anche le riserve idriche destinate prioritariamente all’uso potabile» ha detto Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi, l’associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. Sono cisterne nei paesi. È acqua razionata nelle ore notturne. Per dire che qui non si parla di alghe esotiche o di strane specie acquatiche, ma dell’esito finale: la sete degli esseri umani.