Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  luglio 23 Sabato calendario

Si scioglie la calotta della Groenlandia

Enormi pozzanghere. A questo assomigliano oggi i picchi dei maestosi ghiacci della Groenlandia che velocemente si stanno piegando al caldo estremo. I giganti soffrono, si trasformano in fiumi d’acqua di disgelo che precipitano nell’oceano.
A questo punto, gli scienziati avranno la voce roca a forza di urlare. I ghiacci si sciolgono, i mari si innalzano, le temperature impazziscono, i livelli di gas serra toccano nuovi record. E gli allarmi dei climatologi finiscono come un sasso lanciato nello stagno senza lasciare cerchi.
Il caldo anomalo nella Groenlandia settentrionale, un caldo che ormai non è più così anomalo, in soli tre giorni, tra il 15 e il 17 luglio, ha trasformato gli iceberg in 6 miliardi di tonnellate di acqua al giorno. Per capirci, una quantità sufficiente a riempire 7,2 milioni di piscine olimpioniche. Le temperature si mantengono attorno ai 15,5 gradi, ovvero circa 5 gradi in più del normale per questo periodo dell’anno.
Quando Erik il Rosso «scoprì» la Groenlandia nel 986 non sapeva che il nome con cui battezzò l’isola più grande del mondo sarebbe stato un infausto presagio, non solo il tentativo di attirare nuovi coloni com’era nelle sue intenzioni. Grønland, Terra verde. Un paradosso per quell’ammasso di ghiaccio che ricopre l’83% del suo territorio e che di verde ne ha sempre visto poco, ma che presto potrebbe vederne troppo.
Pensate al panorama che ci viene in mente quando immaginiamo il Polo Nord e la Groenlandia e, al posto di Inuit impellicciati tra bufere di neve, ora piazzate un uomo che vaga in maniche corte e sguardo preoccupato. Probabilmente è uno degli scienziati del National Snow and Ice Data Center dell’Università del Colorado che ha lanciato l’ennesimo allarme o del servizio danese di monitoraggio dell’Artico, il Polar Portal, che contribuisce al rapporto sullo stato del clima dell’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite. Un rapporto che anno dopo anno traccia il disastro climatico della calotta polare.
La preoccupazione degli scienziati è quella che si possa ripetere lo scioglimento record del 2019, quando 532 miliardi di tonnellate di ghiaccio si sono letteralmente sciolte in mare. Una primavera inaspettatamente calda e un’ondata di calore nel mese di luglio di quell’anno fecero sciogliere quasi l’intera superficie della calotta glaciale. Di conseguenza, il livello del mare globale aumentò in modo permanente di 1,5 millimetri.
Già i dati i relativi allo scorso anno non sono stati positivi e hanno mostrato che l’inizio dell’estate è stato freddo e umido, con nevicate insolitamente abbondanti e tardive. Dopodiché, però, un’ondata di caldo, a luglio, ha comportato una notevole perdita di ghiaccio. In termini di «bilancio di massa totale» (la somma dello scioglimento superficiale e della perdita di pezzi di ghiaccio dagli iceberg, oltre allo scioglimento delle "lingue" dei ghiacciai a contatto con l’acqua del mare), la calotta ha perso nel 2021 166 miliardi di tonnellate.
Se tutto il ghiaccio della Groenlandia si sciogliesse, il livello del mare si alzerebbe di 7,5 metri in tutto il mondo.
Quest’anno sono stati osservati livelli di calore senza precedenti, ma è nel 2020 che lo scioglimento dei ghiacci artici ha raggiunto il punto di non ritorno: ormai nessuno sforzo per prevenire il riscaldamento globale potrebbe riuscirebbe a contrastare il fenomeno che, secondo i glaciologi dell’Università dell’Ohio, la Groenlandia non ha mai sperimentato in 12.000 anni.
Tutto questo ghiaccio che si scioglie in Groenlandia diventa acqua che si riversa negli oceani, che si «diluiscono» (l’acqua di disgelo è acqua dolce e diluisce il contenuto di sale dell’oceano), e provoca un ulteriore innalzamento dei mari. Una reazione a catena innescata dai cambiamenti climatici prodotti dall’uomo. Oltre a devastare interi ecosistemi, il rischio che migliaia di città e zone costiere finiranno prima o poi per «affogare» non è più un’ipotesi, ma una certezza.
E basta scorrere i numeri per comprendere il volume del possibile disastro: oltre un miliardo di persone vive a meno di 10 metri al di sopra delle attuali linee di alta marea, di questi 250 milioni vivono al di sotto di un metro sul livello del mare. Se, per assurdo - ma non troppo - l’intera calotta glaciale della Groenlandia si sciogliesse, il mare li sommergerebbe tutti. L’obiettivo, a questo punto, sarebbe almeno di ritardare l’ineluttabile e dare il tempo a 600 milioni di persone che vivono vicino alle coste di spostarsi. Il fenomeno che da almeno un ventennio spaventa gli scienziati ha infatti una variabile di rischio in più: la velocità. Il ghiaccio non solo si scioglie, ma lo fa sempre più rapidamente.