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 2022  luglio 23 Sabato calendario

Essere Toquinho

Essere Toquinho. Aver scritto alcune delle più belle canzoni della musica brasiliana, aver suonato la chitarra e cantato con alcuni dei più grandi esponenti della sua storia, come Chico Buarque de Hollanda, Tom Jobim e Vinicius De Moraes, aver scalato le classifiche di mezzo mondo, aver cantato davanti a milioni di persone, in ogni parte del pianeta, gente con culture, abitudini, linguaggi, storie differenti, che si sono riconosciute nella sua musica e nella sua voce.
Non è male per un signore di settantasei anni che ha ancora la vivacità di un ragazzino, la voglia di scoprire cose nuove, di dare alla gente gioia e verità. Come farà nel suo prossimo tour italiano, che parte il 27 luglio da Piacenza e con 14 concerti attraversa tutta la penisola, nel quale riproporrà tutta la sua storia e quella ricchissima del suo Paese, il Brasile, con la sua eleganza, la sua abilità di chitarrista, la semplicità appassionata del suo stile. E con la collaborazione di una giovane artista, la cantante Camilla Faustino.
Toquinho, dopo tanti anni di avventure musicali cosa la spinge a mettersi ancora in tour ?
«Prima di tutto è la vita che mi spinge a fare queste cose. Mi chiama e io rispondo. E poi non sono un tipo sedentario, a me piace suonare, cantare e stare con la gente, finché la salute me lo consente voglio suonare e viaggiare. E poi in tour non c’è solo il piacere della musica, ci sono gli incontri con le persone, la bellezza dei luoghi dove ti esibisci, anche il cibo sempre diverso che trovi.
Tutto questo è vita. E poi, a dire la verità, ogni volta che si comincia un nuovo progetto ho sempre la stessa sensazione che avevo all’inizio della mia carriera, un misto di entusiasmo e di attesa …».
Il suo approccio alla musica è sempre stato gentile, mentre spesso oggi il mondo non lo è.
Crede che la sua musica possa essere di stimolo a vivere in maniera diversa?
«Non è un fatto di oggi, il mondo è sempre stato brutto, in ogni epoca ci sono state cose orrende o difficili. Ma è anche vero che l’essere umano si è evoluto, che prima le condizioni di molte persone erano peggiori. Se mi chiede, quindi, se la musica può cambiare il mondo, le devo rispondere che non credo: non è la musica che può intervenire nel cambiamento. Certo è che tutte le canzoni devono parlare del proprio tempo, dell’amore e dei sentimenti, di tutto quello insomma che riguarda l’essere umano e quindiessere fonte di ispirazione per altre cose. Io la pretesa di cambiare il mondo con una canzone non ce l’ho, ma so che la musica aiuta a stare insieme, a essere più sensibili, e se le persone hanno più sensibilità e stanno meglio insieme il mondo potrà migliorare».
Proporre un repertorio come il suo, clamoroso e avvincente, è anche una grande responsabilità…
«Non credo che sia una grande responsabilità, ma è certamente un piacere. La responsabilità non è mia ma delle canzoni: quando scrivo è come se io facessi nascere un figlio, una volta che è nato il cammino è il suo, indipendente dal mio. E così èper le canzoni, che vivono da sole nella mente e nel cuore della gente che le ascolta. La musica deve essere fatta con tutta la verità di chi la scrive ma poi ha una vita propria, la responsabilità di un’autore è la creazione, mentre la vita di un repertorio dipende dalle affinità che hai con la gente. Io scrivo e canto, l’effetto che le mie canzoni fanno va chiesto a ognuno di quelli che le ascoltano, e per ognuno di loro credo sia diverso».
A 40 anni dal successo di “Acquarello” torna in Italia, terra alla quale è legato non solo per tradizioni familiari…
«Con l’Italia ho un vero rapporto d’amore, sia per le mie radici che per l’accoglienza che ho sempre avuto.
Ho vissuto da voi per moltissimi anni quando sono arrivato con Chico Buarque, ho collaborato con tanti grandi artisti italiani.Acquarelloè stato un grande successo non solo in Italia, ha avuto una eco, che non so spiegare, in tutto il mondo, e riproporla dopo 40 anni mi fa molto piacere. Mi sembra bellissimo che dopo tanti anni ci siano tante persone che la amano ancora e allo stesso tempotante persone che la scoprono come se fosse stata scritta ieri.
Cantarla ancora una volta in italiano, in tante città diverse, sapendo che la gente vuole ancora ascoltarla, è una conferma di quello che mi lega all’Italia, mia seconda patria».
Chi è Toquinho oggi?
«Un uomo che cerca sempre di essere meglio di ieri, di evolvere come essere umano e come musicista, e che cercherà di fare questo fino all’ultimo giorno della sua vita, raccontando con la musica cose semplici e vere».