la Repubblica, 23 luglio 2022
Pensioni, la Fornero all’orizzonte
Il tema delle pensioni inaugura questa strana campagna elettorale estiva. E lo fa con slogan di altri tempi, quasi storici. «Nel nostro programma c’è l’aumento di tutte le pensioni ad almeno 1.000 euro al mese per 13 mensilità », promette ancora Silvio Berlusconi alTg5, bruciando gli altri leader sul tempo e rispolverando un
evergreen che ripete da decenni prima di tutte le votazioni.
«C’è la pensione alle nostre mamme», insiste il leader di Forza Italia, «che sono le persone che hanno lavorato di più alla sera, al sabato, alla domenica, nei periodi delle ferie e che hanno diritto di avere una vecchiaia serena e dignitosa ». Pensioni, pensioni minime, pensioni alle casalinghe: tutto si tiene e si mescola, idee confuse, slogan noti e logori, misure impossibili da realizzare visto che servirebbero almeno 30 miliardi per portare a mille euro l’assegno di 5,3 milioni di pensionate e pensionati che oggi sono al di sotto, un terzo del totale. Ma tant’è, tutto fa audience.
Il realismo non è amico della propaganda. E di qui al 25 settembre ne sentiremo molta sulle pensioni. Il tema però c’è tutto ed è scomodissimo. Il primo gennaio 2023 non ci saranno più misure per anticipare l’uscita rispetto ai requisiti della legge Fornero: Quota 100 è finita nel 2021, Quota 102 finisce nel 2022 assieme all’Ape sociale e a Opzione Donna. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd) dice che bisogna rinnovare Ape e Opzione. Ma il tavolo sullepensioni si è interrotto poco prima della guerra in Ucraina e non è stato più convocato.
Il premier Draghi aveva promesso ai sindacati una nuova riforma, «per garantire flessibilità in un impianto sostenibile ancorato al sistema contributivo», ha ripetutonell’ultimo discorso al Senato, mercoledì scorso. Tradotto: andare prima in pensione, ma con un taglio dell’assegno (ricalcolo contributivo), altrimenti i conti pubblici esplodono. Come farlo era tema di queste settimane, da trattare con i sindacati e poi mettere in legge di bilancio a metà ottobre. Poi il governo è saltato. E le pensioni restano in un limbo.
Di sicuro nel 2023 saranno rivalutate all’inflazione di quest’anno, il meccanismo è automatico e i pensionati saranno gli unici a recuperare il caro-vita alle stelle, 32 miliardi lordi in tre anni nei calcoli dell’Upb con l’inflazione al 7,3% (l’aumento di un anno dell’assegno si porta sui successivi, per sempre). Non basterà al centrodestra, evidentemente. Non solo Forza Italia, anche la Lega metterà al centro dei comizi slogan arcinoti, come «aboliamo la Fornero, facciamo Quota 41». Posizioni condivise da Giorgia Meloni e Fdi.
D’altro canto strizzare l’occhio agli “over” è anche una strategia elettorale: i pensionati sono 16 milioni, i “pensionandi” tra 55-64 anni 8,7 milioni, i giovani tra 18-30 anni arrivano a 7,7 milioni. Alle ultime politiche del 2018 il 40% degli elettori tra 55-64 anni (pensionandi) ha scelto il centrodestra (12% Forza Italia, 18% Lega, 5% FdI e 4,7% Udc). Il 23% ha votato Pd, quasi il 28% M5S, 4% Leu e 3% la Bonino. Con i Cinque Stelle divisi, questa fascia di elettorato è possibile che sia attratta da chi propone soluzioni sull’anticipo delle pensioni. E poi il 50% degli under 25 non vota, contro il 32% degli over 65. Motivo in più per rispolverare vecchi slogan.