la Repubblica, 22 luglio 2022
Si vota con il “Rosatellum”
Ferragosto alle prese con i simboli da presentare al Viminale: tra i 12 e il 14. Le liste dovranno essere depositate nelle Corti d’Appello tra il 21 e 22 di agosto. È la prima volta di elezioni politiche in autunno, il 25 settembre: sui social è stato coniato l’hashtag #Viminalebeach, che restituisce un po’ di leggerezza a una situazione critica. Nei partiti è corsa contro il tempo per prepararsi al voto. Ma il Quirinale non ha consentito melina. Si voterà con il “Rosatellum”, la legge elettorale che è un mix di maggioritario e di proporzionale, criticata da tutti i partiti ma che ha resistito per forza d’inerzia e dei veti incrociati. Pd e 5Stelle puntavano al proporzionale, la destra non ne ha voluto sapere, nonostante uno spiraglio offerto dalla Lega per un proporzionale con premio di maggioranza. Ma soprattutto sarà la prima volta di un Parlamento ridotto nei numeri: non più 630 deputatibensì 400, e 200 senatori invece che 315. Fu il taglio voluto dai 5Stelle, a cui non si oppose il Pd di Nicola Zingaretti in nome dell’alleanza giallo- rossa. Né c’è stato il tempo di varare finora quei correttivi ritenuti indispensabili per bilanciare e riorganizzare gli equilibri interni alle Camere (i regolamenti) e evitare inoltre la compressione della rappresentanza, vista la distribuzione dei collegi per Palazzo Madama. Tutto è precipitato troppo in fretta, con un ulteriore rischio, tra gli altri, di cattivo funzionamento istituzionale.
Perciò i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Casellati insieme con i capigruppo stanno pensando di fare votare lo stesso i nuovi regolamenti, perché diversamente il prossimo Parlamento nascerebbe con il motore già ingrippato. Quindi giovedì prossimo il Senato dovrebbe approvare in aula il regolamento aggiornato che prevede la riduzione del numero delle commissioni da 14 a 10, il cambiamento dei quorum e la tanto attesanorma anti-transfughi. In questa legislatura sono stati oltre 300 i cambi di casacca e ritorni a casa, senza contare le scissioni di interi gruppi. Divieti e disincentivi economici puntano a limitarli. Ugualmente via libera al regolamento modificato dovrebbe essere dato a Montecitorio, ma qui occorre l’unanimità in giunta e la maggioranza qualificata in aula. Andrea Giorgis, responsabile riforme del Pd, si sta battendo con il capogruppo in commissione Affari costituzionali Lele Fiano per portare a casa il pacchetto completo, incluse le regole anti transfughi «Valgono per tutti, non si capisce perché stralciarle», osserva ieri Giorgis. Mentre il correttivo sul superamento della base regionale per il Senato resterà lettera morta. Federico Fornaro, esperto di sistemi elettorali, capogruppo di Articolo 1 a Montecitorio, aveva ottenuto il primo via libera alla sua proposta. Spiega Fornaro che in 5 Regioni (Friuli Venezia Giulia, Molise, Abruzzo, Basilicata e Umbria) ci sarà un unico grande collegio uninominale, con una compressione della rappresentanza. Va ricordato che il Rosatellum prevede i collegi uninominali in cui vince il candidato che ottiene più voti (metodo maggioritario per 1/3) e liste proporzionali per il restante. Rende indispensabile coalizzarsi, se si vogliono vincere i seggi dell’uninominale. Gli italiani eleggeranno quindi 74 senatori con l’uninominale e 122 nel proporzionale più 4 nelle circoscrizioni estero; 147 deputati con l’uninominale, 245 con metodo proporzionale e 8 all’estero. Nel centrosinistra avvertono del pericolo di un sovradimensionamento della coalizione che vince: il centrodestra potrebbe sfondare fino al 65% dei seggi. Il costituzionalista dem, Stefano Ceccanti precisa: «Non ci sono risultati scontati, dipenderà dall’offerta politica: il sistema non è deterministico ». Corollario di problemi. I presidi chiedono di individuare seggi non scolastici. Via libera della comunità ebraica alla data del 25 settembre, capodanno ebraico quest’anno.