il Fatto Quotidiano, 21 luglio 2022
L’ultima inchiesta segreta di Borsellino sul politico vip
Paolo Borsellino stava indagando riservatamente su una pista investigativa embrionale ma delicata. La pista era relativa a rapporti tra un politico importante e un mafioso. Ci teneva tanto che raccomandò ai tre colleghi con cui si confidò di non parlarne con nessuno per evitare che la cosa finisse alle orecchie del suo procuratore capo, Pietro Giammanco, di cui non si fidava. Oggi nessuno dei tre magistrati consultati dal Fatto sul punto (chi era il politico? chi era il mafioso?) è riuscito a ricordare granché. Comprensibilmente visto che sono trascorsi 30 anni.
La notizia si evince dai verbali, già parzialmente desecretati negli anni scorsi ma mai integralmente, delle audizioni dei magistrati della Procura di Palermo disposte tre giorni dopo la strage di via D’Amelio. I pm palermitani furono sentiti il 28, 29, 30 e 31 luglio 1992 dal gruppo di lavoro del Csm “per gli interventi nelle zone più colpite dalla criminalità organizzata”.
Sono tre i pm che parlano dell’indagine segreta di Borsellino. Il primo è Roberto Scarpinato. Sentito il 29 luglio 1992, Scarpinato lancia la bomba: “Borsellino conduceva indagini su fatti di grande rilevanza all’insaputa del procuratore Giammanco. Su queste indagini non posso dire niente per motivi di ufficio (…) sul fatto che Borsellino raccomandava il segreto nei confronti del procuratore Giammanco potrà essere sentito il dott. Ingroia”. Altri magistrati invece dicevano che Borsellino riferiva sempre tutto al suo capo. Quando lo fanno notare al pm, Scarpinato replica che di norma accadeva così ed è questa la stranezza. Solo in questo caso andò diversamente: “Si tratta di fatti specifici, di un fatto specifico (…) questa cosa io la attendo (apprendo, Ndr) da Ingroia e poi me la conferma Borsellino (…). Questa circostanza è nota soltanto a me, a Ingroia e forse a uno, al massimo ad altri due sostituti. (…)Borsellino raccomandò la segretezza e questo fatto mi inquietò molto”.
Il 31 luglio viene sentito Antonio Ingroia: “Benchè io non fossi assegnatario di questi processi ma semplicemente in ragione al nostro rapporto di confidenza e di amicizia lui mi riferì i fatti relativi a queste indagini, raccomandandomi però di non farne parola con nessuno, perchè temeva che circolassero (…) e queste potessero arrivare anche al procuratore (…) e lui non gradiva che pervenisse alle orecchie del procuratore Giammanco. Alcune cose, lui mi (…) fece promettere che io non le avrei dette proprio a nessuno almeno finché lui era in vita, a nessuno io le ho dette. Ce ne erano altre pure di particolare delicatezza per il quale mi disse che avrei potuto dirle eventualmente a persone di cui mi fidavo, così come lui si fidava di me, ed io di qualcosa ho parlato per esempio con il dott. Scarpinato (…) oltre perché in lui avevo fiducia per il fatto che lui era tra gli assegnatari di un processo che poteva essere collegato a queste indagini condotte diciamo ‘riservatamente’ dal dott. Borsellino. (…) nel senso che non tutte le emergenze di queste indagini lui le riferiva al procuratore (…). Di recente mi è capitato di parlarne con il collega Scarpinato che mi confermò che (…) Borsellino qualcosa disse anche al dott. Scarpinato e anche al dott. Teresi(…). Questo lo sapevo già, (…)Borsellino mi aveva informato (…) anche perchè anche il dott. Teresi era assegnatario di un processo in qualche modo connesso alla vicenda”.
Qual è questa vicenda segreta sulla quale Borsellino indagava in segreto condividendo le informazioni con Teresi, Scarpinato e Ingroia, che non le girano, per tutelare il segreto, al Csm nel luglio 1992? Sia Scarpinato sia Ingroia sia Teresi sentiti oggi non hanno ricordi precisi sul fascicolo in questione. Gli ex magistrati vogliono prima leggere con attenzione le carte di allora e cercare di richiamare alla memoria quel che Borsellino 30 anni fa confidò loro.
L’unico pm, sentito allora dal Csm che dice qualcosa di più nel 1992 è Vittorio Teresi.
Nell’audizione del 31 luglio 1992 l’ex pm di Palermo dice: “A un certo punto Paolo mi comunicò una notizia molto riservata che aveva appreso da un organo di polizia, quello stesso che ieri mi ha fatto quella battuta e riguardava un politico, riguardava un grosso mafioso eccetera. Era una notizia ovviamente tutta da controllare, da verificare ma comunque era una delle tante ipotesi di lavoro. Paolo disse espressamente di non parlarne in giro perché temeva che finisse all’orecchio di Giammanco (…) qual è l’indagine non lo posso dire (…) questa non era affatto notizia confermata era semplicemente una pur fondata confidenza di un organismo di polizia, però era molto scottante, era molto delicata”. Quando i membri del Csm chiedono cosa disse Borsellino, Teresi risponde: “Di non parlarne in giro perchè non finisse nelle orecchie di Giammanco, è stata l’unica volta che è capitata una cosa del genere”. I commissari chiedono a Teresi se quella pista ha avuto “un’evoluzione oppure è rimasta a quel livello” e Teresi si chiude nel riserbo investigativo: “Neanche questo posso dire, posso però dire che Paolo era una persona strana perché poi di questa cosa con altrettanta riservatezza ne ha parlato ad un altro collega che poi me l’ha riferita”. Teresi precisa poi che era Ingroia ma aggiunge: “Diciamo che l’assegnatario del processo sono io e Borsellino, Ingroia non è un assegnatario”. Teresi ad oggi non ricorda quale fosse l’indagine avviata con Borsellino, né cosa fosse la pista segnalata dalla polizia al magistrato né chi fossero il politico e il mafioso coinvolti.