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 2022  luglio 21 Giovedì calendario

Il Vate inedito raccontato da Barbero

È un D’Annunzio inedito, quello narrato da Alessandro Barbero in Poeta al comando: un uomo che non è solo capace, come è noto, di giocare d’azzardo con la vita, alimentando in forme spettacolari e umoristiche il culto della personalità, ma anche una creatura vicina alla morte che si fa investigatore di un mondo oscuro e criminale.
LA RICOSTRUZIONE
Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 2003, viene oggi dato di nuovo alle stampe dalla casa editrice Sellerio. Un viaggio dai toni cangianti, di respiro calmo e insieme sostenuto, solido nella ricostruzione storica e finemente d’annunziano nelle annotazioni paesaggistiche, che prende spunto dall’esperienza di Fiume, iniziata il 12 settembre del 1919 quando il Poeta, alla guida degli arditi del Regio esercito italiano, occupa la città di confine, e narrata nel momento finale, quando D’Annunzio è ormai vicino alla resa: nel Natale del 1920, in seguito al trattato di Rapallo firmato da Giolitti con Serbi, Croati e Sloveni, il Poeta deve abbandonare, infatti, l’impresa.
A condurci nelle stanze più segrete dell’autore de Il piacere è la voce di Tom Antongini, il segretario del Vate che per un certo periodo della vita fu anche il suo (sfortunato) editore, testimone qui di ogni gesto eroico come di ogni ripiegamento solitario del suo idolo, di cui fu confidente e amico. È dal suo punto d’osservazione che assistiamo alle imprese minutamente grandiose di D’Annunzio, alle beffe contro i politici e alle orchestrazioni seduttive di cui lo scrittore fu anche vittima, passando però sempre per carnefice.
Le scene plastiche che si dipanano davanti ai nostri occhi ci fanno entrare vorticosamente dentro il palazzo mentale di Gabriele D’Annunzio di cui il suo servo custodisce, classicamente, la chiave. Più si va avanti nella narrazione, e più l’oggetto dell’indagine storica e antropologica di Barbero cambia forma e stile, rivelando l’interiorità del Vate: uomo vertiginoso che dietro la sua spettacolare inclinazione alla burla e all’eccesso rivela un saldo sentimento di giustizia. È il corpo della donna a farsi linea di confine: dal piacere al crimine. Un passaggio sottile di cui D’Annunzio è dapprima inconsapevole artefice, per diventare testimone e infine strumento di punizione per delitti compiuti da altri. Lui che è sempre stato giudicato, diventa, nel romanzo singolare, intuitivo di Barbero, giudice e vendicatore.
DENTRO L’INFERNO
Nel corso dei mesi vissuti a Fiume, il D’Annunzio spiato dal suo segretario diventa osservatore implacabile non solo della propria mente ma di tutto un mondo criminale che mette a morte giovani donne trattate come schiave sessuali. Un viaggio nei bassifondi, a cui piogge torrenziali fanno da sipario, alla fine del quale il Vate invoca un altro Poeta, l’inglese Christopher Marlowe, per dire, attraverso le parole di Faust e Mefistofele, ciò che è difficile dire: «Non sono io che sono fuori dall’inferno, sei tu che ci sei dentro, anche se non lo sai».