ItaliaOggi, 21 luglio 2022
A basse temperature i maschi rendono di più
Molte ricerche sottolineano la differenza nei «gusti termici» tra maschi e femmine. In genere, le donne preferiscono un ambiente di alcuni gradi più caldo rispetto agli uomini. In ufficio, il fenomeno è notoriamente la fonte di una sorta di «guerra del termostato».
Negli Usa, sicuramente il paese più «aria-condizionato» che ci sia, il dibattito è stato prevedibilmente associato al perdurante contrasto tra i generi che affligge i paesi anglosassoni. Gira al riguardo l’osservazione sarcastica secondo cui «Il 49% della popolazione determina la temperatura che l’altro 51% deve subire». Mentre la battuta rispecchia la leggera predominanza delle donne nella popolazione generale americana, negli uffici la presenza femminile domina ancora più nettamente.
Di norma, sono i capi a controllare il termostato. Alcuni di questi hanno delle preferenze davvero eccentriche. Mark Zuckerberg, il «deus e dominatore» di Facebook (ora Meta), notoriamente tiene i suoi uffici a un decisamente fresco 60 gradi Fahrenheit (15° C) perché pensa che la bassa temperatura tenga «svegli» i suoi collaboratori…
Uno studio del 2019 condotto su 543 studenti universitari tedeschi che avevano il compito di risolvere problemi matematici, verbali e cognitivi lavorando in ambienti variamente climatizzati, dai 61° Fahrenheit ai 91° F (dai 16° ai 33° C), ha effettivamente dimostrato che, entro certi limiti, Mark Zuckerberg non ha tutti i torti: a basse temperature i soggetti maschili hanno reso di più, mentre con l’incremento del riscaldamento il loro rendimento calava leggermente.
Nel corso della stessa ricerca è però emerso che con l’aumento della temperatura cresceva invece il rendimento femminile, e di parecchio: per ogni grado in più la produzione migliorava mediamente del 1,8%, mentre il declino maschile è risultato modesto al punto da non avere significatività statistica.
Ciò implica che, con un aumento di 5 gradi Fahrenheit (+2,8° C) le donne potrebbero rendere il 10% in più mentre la produzione maschile resterebbe sostanzialmente invariata.
Oltre alla constatazione che allora lo spazio per un compromesso «termico» in ufficio dovrebbe dunque esserci, è piacevole poter riferire che i risultati riguardano le prove matematiche e verbali, ma non quella cognitiva. Pensiamo più o meno bene indipendentemente dall’aria condizionata o dal riscaldamento, anche se l’esecuzione magari va in pezzi…