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 2022  luglio 21 Giovedì calendario

David Garrett:« Il mio Mozart è rock»

Di matrice classica, è il re del crossover: in bilico tra due mondi, David Garrett è amato e discusso. È diretto, esplicito, senza fronzoli. Il 25 a Caracalla per l’Opera di Roma comincia il tour italiano in sette tappe, a Milano l’11 settembre. 
Che cosa suonerà? 
«Soprattutto brani dell’album Alive, temi tratti dalle mie colonne sonore preferite: La febbre del sabato sera, Full Metal Jacket…da Hollywood al vostro Bella Ciao, dalla serie tv La casa di carta. Poi brani che ho adattato al violino di Prince, dei Rolling Stones, dei Beatles, e crossoverda Mozart a Prokofiev. Farò qualcosa del nuovo cd, Iconic, dove propongo i bis dell’età dell’oro dei violinisti del’900, Heifetz, Kreisler, Francescatti, Menhuin, i miei eroi musicali. Sono bis popolari che hanno plasmato il mio pensiero musicale». 
Cos’ha in comune il cross over con la musica classica? 
«Direi il virtuosismo. Un solista deve suonare bene uno strumento in entrambi i territori. Confutatis Maledictis, dal Requiem di Mozart è il pezzo più rock del repertorio classico». 
Cosa risponde a quanti criticano il suo approccio libero? 
«Potrei parlarne per un’ora. Accetto tutto, cosa potrei fare? Ma se Zubin Mehta, Christoph Eschenbach e Riccardo Chailly mi invitano a suonare con loro, vorrà dire qualcosa?». 
Cos’è trasgressivo nella musica? 
«Posso dire cosa è scandaloso: non avere integrità». 
Sente la responsabilità di suonare uno Stradivari? 
«Eccome. Vi racconto un episodio. Ma in quel caso avevo un Guadagnini con me. Era il Natale 2007, a un mio concerto venne la famiglia. Stavamo andando a prendere l’auto in un garage, pioveva, scivolai. La custodia dello strumento andò in pezzi. Non ci furono danni allo strumento. Ma quante lacrime versai». 
Lei è stato un bambino prodigio. Com’è stato l’ingresso nella vita adulta da musicista? 
«È stato un processo maledettamente complicato. Da bambino sei tutto istinto, non usi il cervello. Arriva il tempo in cui cambia il modo in cui guardi la musica. La fase di transizione l’ho vissuta alla Juilliard School di New York». 
E come andò? 
«Ci arrivai dopo una brutta litigata con mio padre, che era contrario, diceva che ero già un buon musicista e non ne avevo bisogno. Mi disse: se vuoi frequentarla, io non ti darò un centesimo. La retta costava 35 mila ogni sei mesi. Mi sono rimboccato le maniche e ho fatto di tutto, il barista, il bibliotecario alla Juilliard, il modello, ho anche sfilato per Armani. Ho preso da mia madre, nata a Washington D.C., a sei anni andò in Germania e ha fatto la ballerina. Il mio cognome d’arte è il suo, all’anagrafe sono Bongartz (mio padre è tedesco, sono nato ad Aquisgrana): Garrett è più facile da ricordare». 
Lei ha 41 anni, se le dicono ancora che è un sex symbol, si arrabbia o ne è lusingato? 
«Lo prendo come un gran bel complimento. Non mangio cibo spazzatura, faccio jogging, mi tengo in forma. Devo essere all’altezza di ciò che disse Madonna di me, mi vede come il Brad Pitt della musica». 
Sono veri gli episodi delle fan che… 
«Che mi lanciano gli slip sul palco? Sì. Mi capitano episodi un po’ surreali. In giro circolano persone ossessive. Inviti espliciti li rifiuto. Il mondo dell’arte e della moda è pieno di abusi, so come prendere le distanze. Tanti anni fa, dietro il camerino c’era Sienna Miller, la mia manager non la riconobbe e la mandò via. Fu uno shock». 
Il cinema, dopo che ha interpretato Paganini in «The Devil’s violinist», l’ha più cercata? 
«Sì, ma un lavoro alla volta. Non sono un attore. Posso interpretare violinisti. E aver portato sullo schermo il più grande, il Jimi Hendrix del violino, è stata una bella soddisfazione». 
Sull’isola deserta porta i Metallica o Paganini? 
«Paganini. I Metallica mi perdoneranno. Ma sarebbero d’accordo con me».