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 2022  luglio 21 Giovedì calendario

Gelmini lascia Berlusconi

Ha atteso fino all’ultimo, con tenue speranza, che le cose andassero diversamente. Poi, prima ancora che si concludesse il voto di fiducia sulle dichiarazioni di Mario Draghi, cui Forza Italia non ha partecipato, ha comunicato formalmente l’estremo passo: Mariastella Gelmini, una dei volti simbolo del berlusconismo, capogruppo e due volte ministro, oggi capodelegazione di FI, lascia il partito. «Abbiamo voltato le spalle agli italiani», scrive la “ribelle” nella nota che dà l’ennesima scossa a una giornata caotica, segnata persino da una lite pubblica, nell’aula di Palazzo Madama, con la senatrice Licia Ronzulli, la consigliera preferita dal Cavaliere. Da un lato, Gelmini a rimproverare in modo accorato le responsabilità nell’aver mandato a casa il premier. Dall’altro, Ronzulli che la inseguire per apostrofarla in modo poco affettuoso: «Mariastella prenditi uno Xanax». Dietro quel comunicato della ministra per gli Affari regionali c’è delusione, rabbia, disillusione. Sentimenti coltivati da mesi, esplosi a più riprese, in un crescendo di accuse verso la deriva salviniana di Fi e verso l’ambiguità dell’ex premier sulla guerra in Ucraina. Questa crisi di mezz’estate è stato solo il detonatore di una situazione di malessere. Testimoniata da un lungo sfogo raccolto da chi le sta vicino: «Oggi – dice Gelmini – Forza Italia è riuscita nell’incredibile impresa di sommare le proprie responsabilità a quelle dei 5Stelle. Un errore imperdonabile che il Berlusconi che ho conosciuto io non avrebbe mai commesso». La ministra trattiene a stento l’amarezza: «Continuo a nutrire stima e affetto per il presidente ma la forza politica da lui fondata, in cui ho militato per 25 anni, si sarebbe schierata senza se e senza ma dalla parte di Draghi, in un momento di crisi internazionale come l’attuale. Purtroppo abbiamo mescolato il nostro sangue a quello dei sovranisti. E non da oggi».
Ci ha provato, Gelmini, a tentare di convincere Berlusconi. «Ma lui ha fatto una scelta diversa, legittima per carità, ha ascoltato Tajani e Ronzulli. Però non è normale – si lamenta con i suoi – che in una crisi del genere i dirigenti del partito non abbiano sentito l’esigenza di sentire i ministri. Incredibile». È sempre il “cerchio magico” di Arcore nel mirino: «Non riconosco Berlusconi in queste scelte, vedo invece la mano di cattivi consiglieri. Animati – tuona a un certo punto davanti a un gruppo di senatori – da ambizioni personali e visioni politiche di parte». Ora gli occhi sono puntati sulle conseguenze di queste mosse. Sulle posizioni di Gelmini, negli ultimi mesi, sono sempre stati i ministri Renato Brunetta e Mara Carfagna, che al momento tacciono. Ma le voci di una scissione dei “draghiani” di Forza Italia animano la serata: fra gli indiziati per una rottura ci sono quei deputati che domenica, dopo l’intervista di Gelmini a Repubblica in cui chiedeva alla maggioranza (e al suo partito) di non porre condizioni al premier, sono usciti pubblicamente per esprimere sostegno alla ministra: Roberto Caon, Giusy Versace, Annalisa Baroni, Erica Mazzetti, Claudia Porchietto.
Al Senato Andrea Cangini ha già preso le distanze dalla linea ufficiale del partito, restando in aila per votare la fiducia a Draghi. Sulla scia di Gelmini, un gruppo di forzisti potrebbe finire su altri lidi, probabilmente in una formazione centrista: ieri sera Toti e Quagliariello hanno “chiamato” la ministra in uscita da Forza Italia. «Ci vuole coraggio, Stella. Tu lo hai avuto! E te lo dice uno – afferma Toti – che ha percorso la tua stessa strada e può affermare con certezza che il pensiero liberale, riformista, popolare non è morto». Ma Gelmini smentisce di aver preso qualsiasi decisione sul suo futuro. L’unica certezza è l’addio a Forza Italia. E i saluti a Berlusconi da cui un giorno ricevette il complimento più bello: «Mariastella ha il cervello ma anche i voti». Come sono lontani quei tempi.