il Fatto Quotidiano, 20 luglio 2022
Davanti alla casa di Borsellino potrebbe sorgere una discarica
Erano i luoghi della spensieratezza di un bambino chiamato Paolo, tra vigne, gelsi e i mandorleti di Castrofilippo, in provincia di Agrigento: ora al posto di quelle terre che fecero da sfondo all’infanzia di Paolo Borsellino, potrebbe sorgere una discarica per rifiuti speciali non pericolosi che desta tanto sdegno nei giorni dell’anniversario della strage di via D’Amelio. E preoccupazione per chi ben altra sorte immaginava per quegli otto ettari di fronte alla casa di campagna che fu del magistrato, oggi di proprietà di Salvatore Lo Brutto e di sua moglie, che avevano deciso di rimetterla a nuovo ed evitare che l’incuria degli anni la facesse crollare per sempre. “L’abbiamo comprata con l’obiettivo di rendere vivo e concreto il ricordo di Borsellino e allo stesso tempo dare un futuro ai nostri figli in modo che non fossero costretti ad andare via per cercare lavoro altrove – spiega Lo Brutto –. Subito dopo l’acquisto abbiamo saputo del progetto per realizzare una discarica con inevitabile viavai di camion per il trasporto dei rifiuti che non pare la migliore cosa per rendere onore alla memoria dei luoghi e dell’uomo che li abitò”.
Il progetto della SoAmbiente prevede l’utilizzo di una vecchia cava che ricade sui comuni di Naro, Canicattì e Castrofilippo le cui amministrazioni fanno fronte comune contro il progetto che definiscono “scellerato”. Oltre alla memoria di casa Borsellino, infatti, la discarica andrebbe a intaccare un luogo che si trova a pochi passi dal sito di contrada Vito Soldano, gestito dal Parco archeologico della Valle dei templi di Agrigento. Tra regie trazzere di età borbonica e coltivazioni preziose, come l’uva Italia Igp, il pistacchio di Raffadali Dop e la cipolla paglina, da pochi anni riconosciuta come presidio Slowfood per la sua unicità. La società della discarica sostiene di aver tutte le carte in regola, che ci sono le distanze, che ci saranno ricadute positive e benefici per tutti, ma ci sono anche le storie di chi aveva deciso di investire in una terra che conta più emigrati che residenti, come Vincenzo Ferrante che vi alleva le preziose capre girgentane. Ma ora il futuro è più incerto che mai e resta legato alla lotta contro la realizzazione della discarica in una zona che ha una valenza storica preziosa e non solo. “Ci opporremo in tutti i modi – dice Luca Zambito, archeologo e componente del comitato no discarica– questa zona ha una vocazione diversa che non può essere compromessa. Molte aziende hanno investito nell’agricoltura e nel biodinamico e rischiano adesso di veder compromessi i loro investimenti a causa della realizzazione della discarica che cambierebbe la natura del luogo. Occorre opporsi a questo scempio”.
La stessa preoccupazione sul potenziale impatto della discarica riguarda i progetti già in cammino sul vicino fiume Naro, dove si lavora per realizzare un ecomuseo. “Abbiamo ribadito e continueremo a farlo, il nostro no a ogni ipotesi di realizzazione di impianti di questo tipo in siti che devono avere, per loro concreta vocazione, un destino diverso”, è stato il grido d’allarme dei sindaci delle tre cittadine interessate dopo l’ultima conferenza dei servizi, a cui ha partecipato, sostenendoli, anche Giusy Savarino, della commissione regionale Ambiente e Territorio. Il progetto deve ancora passare l’istruttoria della commissione per la valutazione dell’impatto ambientale, mentre l’Ente minerario siciliano ha già detto no: ora la Regione deve decidere quale futuro merita quel luogo e la memoria del giudice ucciso dalla mafia.