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 2022  luglio 20 Mercoledì calendario

Il numero oscuro dell’usura

Dal 1998 al 2020 sono stati destinati 670 milioni euro per la prevenzione antiusura, che hanno permesso di garantire finanziamenti ai soggetti a rischio per un importo complessivo di oltre due miliardi.
Ma il numero delle vittime degli strozzini «è sottostimato» e «non restituisce una misura attendibile della reale entità del problema, in buona parte nascosto nel cosiddetto ’numero oscuro’. La maggior parte degli episodi, infatti, continua a rimanere sommersa perché le caratteristiche di questa pratica sono la solitudine, l’isolamento, la riservatezza, la non condivisione del problema vissuto». Lo denuncia la Corte dei Conti nella relazione su ’La prevenzione dell’usura’ appena approvata. I giudici contabili segnalano che gli episodi di usura denunciati fra il 2015 e il 2020, risultano 1.711, con una media di circa 285 casi ogni anno. In particolare nel 2020 sono stati 241, mentre nel 2019 erano stati 191, con un aumento di circa il 20% rispetto all’anno precedente.
Ma in piena pandemia, nel periodo 1 marzo 2020-28 febbraio 2021, i casi sono stati 187, con un calo rispetto al periodo 1 marzo 2019-29 febbraio 2020. Eppure, avverte la Corte citando varie ricerche, «nel 2021 erano non meno di 176mila le imprese italiane esposte al concreto rischio di usura in quanto insolventi secondo la centrale rischi della Banca d’Italia» e «gli usurati sarebbero stati non meno di 200mila». Questo il «numero oscuro», eppure i soggetti che si sono rivolti agli enti e alle associazioni antiusura che gestiscono gli stanziamenti del Fondo per la prevenzione, dai 3-4mila annui nel periodo 2010-2012 sono scesi a 2mila e poi a meno di 1.500 negli anni 2018-2020 «pur in contesto di crisi finanziaria e pandemica».
Inoltre «i tempi per la conclusione dei pertinenti procedimenti e quindi per la materiale erogazione del prestito da parte delle banche, risultano eccessivamente lunghi rispetto alla situazione di emergenza che dovrebbero affrontare». Perché, denuncia ancora la Corte, «in molti contesti territoriali, la presenza del Covid-19 ha ampliato le condizioni favorevoli alla diffusione dell’usura, in uno scenario già compromesso da povertà e disagi economici, acuendoli ulteriormente.
Dalle spese primarie al pagamento di dipendenti e fornitori, questi gli ambiti, per difendere i quali si genera il rischio di rimanere vittime dell’usura. Inoltre, per quanto riguarda le realtà imprenditoriali, il fenomeno è agevolato dalla capacità degli appartenenti a sodalizi criminali di offrire denaro inizialmente a condizioni ragionevoli a soggetti che non riescono ad accedere, o quantomeno a farlo velocemente, al credito legale; da qui l’impiego dell’usura quale grimaldello per entrare nel mondo economico: dall’immissione di ’soldi sporchi’ nell’economia legale all’’esproprio’ delle imprese, poi utilizzate, a loro volta, per fare riciclaggio e clientela, in un sordido circolo vizioso». A fronte di questa emergenza, la Corte ricorda che nei primi anni dalla sua istituzione, 1996-1998, il Fondo aveva una dotazione di 100 miliardi di lire annui ma, «va evidenziato che 100 miliardi equivalgono, oggi, a circa 51,5 milioni di euro, mentre la dotazione del Fondo nell’ultimo quadriennio risulta, in media, pari a 27 milioni annui». Insomma fenomeno sottostimato, poche denunce, tempi lunghi e pochi fondi.