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 2022  luglio 20 Mercoledì calendario

Valentina Cervi: «I miei fantasmi»

Figlia di un attore-regista, Tonino Cervi, e della produttrice Marina Gefter. Nipote del grande Gino Cervi. Valentina Cervi il teatro e il cinema ce li ha nel Dna. In questi giorni è protagonista con Anna Bonaiuto di Addio fantasmi, tratto dal romanzo omonimo di Nadia Terranova. 
«I fantasmi del titolo – spiega l’attrice – sono quelli che Ida, il mio personaggio, si porta appresso sin da bambina, quando il padre, malato di depressione, a un certo punto scompare. Il confronto con la madre, impersonata dalla grande Bonaiuto, e con la quale non si vede da anni, è conflittuale: dice alla figlia “dimentica”, ma la figlia non vuole dimenticare, bensì capire il motivo di quella scomparsa per fare i conti con il trauma subito. Non si scoprirà mai che fine abbia fatto il padre e le due donne, come due cani randagi, tenteranno di ricongiungersi nella loro incolmabile diversità. Una storia che, curiosamente, ha un po’ a che fare con la mia storia familiare». 
Ovvero? 
«Mio padre è morto quando avevo 25 anni, ma non è stato mai molto presente nella mia vita, neanche nel mio percorso professionale. A parte il fatto che io, quando lui è mancato, mi trovavo in un momento ancora molto acerbo sotto il profilo artistico, mentre oggi mi sarei confrontata con lui in modo più produttivo. E poi papà non intendeva molto certificare con il suo assenso la mia scelta lavorativa che, nei primi anni, ho vissuto come un mio segreto». 
E sua madre? 
«Era molto critica e avevamo un rapporto conflittuale. Diceva: non sei abbastanza bella per fare l’attrice, non sei brava, ma se proprio vuoi, fallo. Temeva che avrei sofferto. Quindi all’inizio ho svolto un tragitto non condiviso con la famiglia: i miei genitori non si impicciavano ed ero contenta». 
Però in seguito, grazie a sua madre produttrice, ha fatto anche incontri importanti. 
«Lei viveva a Parigi e a casa sua incontravo lo star system: Brian De Palma, Antonio Banderas, Francis Ford Coppola... non li vedevo come miti hollywoodiani, ma come amici di mia madre, per me veniva prima la persona, poi il grande talento, pur mettendomi in ascolto di questi personaggi, per capire di che pasta sono fatti». 
E dal talento Coppola è stata diretta. 
«Mi scritturò per lo spot pubblicitario di una nota marca di caffè. Un’esperienza straordinaria, vissuta con semplicità. Lo ricordo come un mangione simpatico, un grande regista che non ti fa pesare la sua grandezza, ti mette a tuo agio». 
Poi è stata diretta da Jane Campion, Spike Lee, Peter Greenaway... ha condiviso i set con Nicole Kidman, John Malkovich, John Turturro... 
«La verità è che ho respirato quest’aria sin da piccola, mi sono sempre sentita sul set, la mia famiglia, senza volerlo, mi ha passato il testimone». 
A cominciare dal nonno Gino? 
«È scomparso due anni prima della mia nascita, ma l’ho conosciuto sin da ragazzina attraverso i ricordi della gente, che mi fermava per strada per raccontarmi la sua grandezza: dagli spettatori affezionati alla sarta che gli cuciva gli abiti di scena. Poi in casa vedevo le sue foto e ho visto tutti i suoi film... Quando ho deciso di fare questo mestiere l’ho “incontrato” come attore, l’ho osservato attentamente, mi sono sentita illuminata dal suo talento e, se il Dna ha una sua verità, ho cercato di comprendere se mi ha trasmesso qualcosa». 
I suoi film che ama maggiormente? 
«Tra i tanti, 4 passi tra le nuvole, La corona di ferro, Il Cardinale Lambertini, naturalmente Don Camillo e Peppone e il commissario Maigret. Sento la sua vulcanicità simile alla mia indole. Inoltre, mi affascinava la sua voce». 
E pensare che suo nonno ha iniziato giovanissimo... 
«In piccoli ruoli e suo padre, il mio bisnonno, Antonio Cervi, importante critico teatrale, vedendolo in scena gli disse: Gino, sei un cane! Però poi venne scritturato da Luigi Pirandello come attor giovane per Sei personaggi in cerca d’autore, accanto a Marta Abba, Lamberto Picasso, Ruggero Ruggeri! Non ci posso credere, la sua una predestinazione: wow! Un gigante con un carisma innato, che è stato tale anche quando interpretò il carosello per il Vecchia Romagna etichetta nera, il brandy che crea un’atmosfera... Ce ne fossero oggi attori di quella caratura, capaci di fare pubblicità con la sua classe, la sua eleganza».