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 2022  luglio 20 Mercoledì calendario

Marcell Jacobs: «Torno e vinco gli Europei»

L’uomo assente in corsia, il campione olimpico che non corse, il velocista che si è ritirato nei 100 (prima della semifinale) parla in conferenza stampa. Collanina d’argento al collo, braccialetto al polso sinistro, Rolex, argentato pure quello, al braccio destro, volto abbastanza sereno. Marcell Jacobs venerdì rientrerà in Italia, giovedì farà un’ecografia qui a Eugene, ma la risonanza magnetica decisiva per capire le sue condizioni sarà lunedì a Roma.
Marcell, visti i tempi della finale dei 100 metri?
«Si, purtroppo la finale l’ho vista e non l’ho corsa. Guardare la mia corsia vuota mi ha fatto tristezza.
Avrei voluto correre con loro. Ho rosicato? Sì molto. Kerley ha vinto in 9”86, a Tokyo un anno fa io in 9”80 sono stato più veloce. E con 9”88 si andava sul podio. Proprio contentissimo non sono, però questo risultato mi dà forza ed energie, tornerò più forte di prima.
È stata una stagione difficile, ho provato ad accelerare i tempi e non è andata bene. Manca un mese agli Europei dove voglio esserci e fare un buon tempo».
Era allo stadio per la finale di Tamberi, con cui a Tokyo condivise la stessa serata d’oro.
Impressioni?
«Si, cercavo di non essere inquadrato dalle tv perché quando saltavano i suoi avversari facevo gli scongiuri e speravo sbagliassero. È stato emozionante. Gimbo ha tirato fuori il carattere, ha dimostrato di valere tantissimo, peccato per l’ultima prova mancata. Meritava una medaglia, per il coraggio e perché non si è mai arreso».
Destabilizza vincere da non favorito un’Olimpiade?
«I mesi più difficili sono stati quelli post-Tokyo, diciamo novembre e dicembre, in cui ti trovi a fare i conti con un nuovo ruolo e responsabilità. Ma dopo i Mondiali indoor di marzo, che ho vinto, non ho più avuto grande distrazioni.
Fino alla trasferta in Kenya andavatutto bene, ero in forma, era giusto provare a fare un ruggito, per avvertire il mondo che c’ero, però quel virus mi ha fatto perdere quattro chili in tre giorni e mi ha prosciugato. Poi sono arrivati gli intoppi fisici. Il mio non è un problema mentale, né di superficialità, io so quando concedermi fuori dalla pista, mi sono sempre allenato, non ho tralasciato niente, ho con me il fisioterapista Alberto per guarire più velocemente».
Sono gli stessi problemi fisici che aveva da saltatore in lungo?
«No, sono altri. Anche se il male alla schiena ce l’ho da prima, da quando ero bambino. Ma da lunghista non ho mai avuto grandi risultati, io se sto bene, anche con dieci allenamenti in meno, sono competitivo. Devo essere però in una forma fisica accettabile, sono sempre i piccoli particolari che fanno la differenza e qui a Eugene avevo dolore alla gamba destra.
Nei 100 non puoi correre frenato».
Forse non era necessario correre a Savona e a Rieti, dopo l’infezione intestinale che l’ha colpita a Nairobi.
«ll mio mestiere è correre, con la previdenza e con il senno di poi non si va lontano, anche se forse sono stato troppo impaziente. Ho bisogno di gareggiare, anche perché non ho compagni di allenamento all’altezza, nessuno in grado di impegnarmi. A Eugene il giorno prima della gara stavo bene, ero pieno di adrenalina, sentivo lagamba libera, forse è quello che mi ha fregato, non ero più abituato all’alta intensità. È stata solo una stagione sfortunata, nulla di più.
Agli Europei di Monaco voglio esserci e correre velocissimo. Ora la priorità è questa: riposarsi, curarsi, allenarsi. E vincere gli Europei. Nessuna gara prima».
Il suo avversario, il canadese De Grasse, nei 100 è uscito in semifinale, ha rinunciato ai 200, ma correrà la staffetta. Ha mai pensato di concentrarsi solo sulla4x100?
«Ero venuto per correre 100 e staffetta. Io ho problemi fisici, De Grasse ne ha altri, diversi dai miei, non è in forma. È stato un anno stressante, la stagione post-olimpica è spesso così. Basta vedere che a questi Mondiali mancano i vincitori di Tokyo dei 100-200-400. In fondo ho corso in 10”04 senza tirare, non avessi avuto guai il risultato sarebbe stato un altro. Quello che mi disturba è che non ho potuto giocare le mie carte. Vedere la tripletta americana mi ha fatto male, avrei voluto infilarmi tra di loro e confrontarmi».
Dice sempre che per andare forte deve avere la testa libera.
«Ce l’ho. Avevo chiuso anche i social, non li guardavo, per stare tranquillo e concentrato. Anche se non nego che a livello mentale un po’ di nebbia è scesa. Quando te ne capitano troppe ti arriva addosso molta tristezza. Ma non mi sento poco rispettato. Fred Kerley lo voglio affrontare, ci sfideremo a Zurigo, l’ho già battuto due volte.
L’americano avrà anche lo stesso manager di Bolt, ma Usain dopo la finale dei 100 ha twittato ricordano a tutti che l’uomo più veloce del mondo è ancora lui con 9”58».
Cosa dicono i suoi figli?
«Li ho sentiti poco. Quando io mi sveglio, tardi, loro vanno a letto.
Non è un fuso che consente molte cordialità. Ma qualche parolina prima della gara ce la siamo detta».
Ora in valigia per il rientro cosa mette?
«È una valigia piena di esperienze.
Pronta per gli Europei».