la Repubblica, 20 luglio 2022
Cosa dice la super perizia su David Rossi
Come maledetto da un sortilegio, il caso David Rossi non si riesce a chiudere. Ogni approfondimento su quanto accadde la sera del 6 aprile 2013 scioglie alcuni dubbi e ne solleva altri, ogni indagine aggiuntiva tappa qualche falla e, contemporaneamente, ne apre delle altre. Neanche la superperizia voluta dalla Commissione di inchiesta parlamentare sulla morte del capo della comunicazione di Mps, precipitato per 14 metri dalla finestra del suo ufficio a Siena, rischiara del tutto i punti oscuri di una vicenda dolorosa che produce ancora sorprese. A cominciare da nove lesioni sul volto e sulle braccia “non compatibili con la caduta” rilevate sul cadavere, e da un filmato, mai visto prima perché cancellato dalla chiavetta usb che lo conteneva, che documenta come, quella sera, nella sede della Mps David Rossi non fosse solo.
L’ipotesi più probabile
A Palazzo San Macuto, dove si riunisce la commissione istituita per valutare se ci siano stati ostacoli o anomalie nell’accertamento della verità giudiziale (le procure di Siena e di Genova hanno archiviato il caso come suicidio), il colonnello Sergio Schiavone del Ris ha illustrato l’esito del sopralluogo del 21 dicembre scorso e delle prove con manichini antropomorfi virtuali. «La dinamica più compatibile è quella del gesto autoconservativo in cui Rossi, cosciente, si tiene a penzoloni fuori dalla finestra, aggrappato alla barra di protezione con entrambe le mani e infine si lascia cadere nel vuoto, rivolgendo la parte anteriore del corpo verso il palazzo». Si è buttato da solo, in altre parole. Il Ris esclude, o comunque ritiene estremamente difficile, «che uno o più individui potessero tenere sospeso un corpo di 70 chili fuori dalla finestra, afferrandolo per i polsi o le ascelle».
Come è arrivato fin lì?
Per la Commissione presieduta da Pierantonio Zanettin (Forza Italia), non significa necessariamente suicidio. Il deputato dei 5 Stelle Luca Migliorino riconosce che la relazione dei reparti speciali (Ris, Ros e Racis) dissipa molti dubbi, ma osserva: «Come ci è arrivato Rossi in quella posizione? Non può aver fatto tutto da solo, o almeno, è davvero difficile». C’era infatti un ostacolo, un condizionatore, sui cui può essere salito con entrambi i piedi, per poi girarsi prima di gettarsi. «Dinamica alquanto improbabile», ritengono i carabinieri. Dunque: quale movimento hafatto per appendersi alla sbarra? Non è chiaro. «Non possiamo escludere l’induzione al suicidio o la morte in conseguenza di un altro reato», insiste Migliorino. «Le terremo in considerazione nelle conclusioni».
Le ferite al volto e al polso
La tesi del gesto non volontario trova un sostegno nella relazione medico- legale del professor Vittorio Fineschi, già perito di parte della famiglia di Stefano Cucchi. Fineschi e il suo team medico esclude che Rossi fosse sotto l’effetto di droghe ed esclude che avesse perso i sensi prima dell’impatto. E però, rileva nove lesioni sul volto, sul polso sinistro e sul braccio destro «non compatibili con la caduta, ed è difficile che siano autoinferte, al massimo possonoessere di natura accidentale». Sono successive alle 18, orario in cui testimoni lo vedono entrare in ufficio senza ferite. Un altro angolo oscuro di questa storia: ci fu una colluttazione tra le 18 e le 19.43, orario della caduta? È stato costretto ad appendersi fuori dalla finestra? Per i pm che hanno archiviato, no: fu suicidio. Dopo l’impatto, è rimasto a terra, ancora vivo, per 22 minuti. «Il mancato soccorso in quel lasso di tempo ha tolto chance di sopravvivenza», spiega Fineschi, con una parafrasi che significa: se fosse stato portato subito in ospedale (la telecamera di sorveglianza ha ripreso una persona avvicinarsi a lui agonizzante, senza chiamare aiuto), Rossi poteva farcela.
Il filmato segreto
L’ultimo mistero riguarda un filmato inedito di pochi minuti (visibile sul sito di Repubblica) scoperto per caso su una chiavetta da 8 giga consegnata nel 2016 dagli investigatori al perito della famiglia di Rossi. Tra i file cancellati c’era il video girato da una delle telecamere posta all’ingresso laterale della sede Mps su una via che conduce al palazzo dove c’è l’ufficio di Rossi. Due minuti e 17 secondi dopo la caduta, si vedono un uomo e una donna uscire dalla porta. Il filmato è stato trovato un paio di mesi fa da Migliorino ed è stato trasmesso ai pm di Genova che lo hanno analizzato: sono due dipendenti di Mps che, allo stato delle indagini, non hanno legami con la vicenda. E tuttavia, perché il video fu cancellato? E da chi? Nelle carte dell’inchiesta viene dato per assodato che l’unico ingresso aperto fosse quello principale e che la sede fosse deserta. Non è così. «La verità è che qualcuno ha procurato le ferite a David dopo le 18 - chiosa Paolo Pirani, avvocato della famiglia - e quel qualcuno, anche nell’ipotesi del suicidio, resta non identificato».