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 2022  luglio 20 Mercoledì calendario

Sorprese e lusingate dalle adesioni al nostro “appelluccio”

Chi l’avrebbe mai detto: persino all’appelluccio di due signore, la Christillin e la Aspesi, la gente ha risposto, e sì che non c’era luogo dove rispondere, in quanto le due dame facilone non ci avevano pensato. Per pura signorilità Repubblica le ospitava, e basta là, per ché le voci del giornale erano e sono altre, ben più sapienti e meditate. E politiche. Alle nostre vocine di appassionate incompetenti, di democratiche perché altro non c’è, di cocciute europeiste e italiane tipo ‘tirem inanz’, tanto da ripescare l’antico e scomparso titolo di patriote (che non si rida), una piccola folla voleva proprio aderire, e infatti si è data da fare per trovare le mail, ci ha cercato, ci ha detto sì, sì, sì. Ci siamo sentite come le principesse delle fiabe più ridicole che dall’alto della torre gettano la loro lunga treccia (bionda) affinché gli innamorati ci si arrampichino per raggiungerle. E intanto in tutto il regno, contro i banchetti dei cortigiani insipienti, un coro immenso di ribellione: basta, basta, basta! Qua va presa, pacificamente, la Bastiglia, perché il troppo è troppo e la pazienza, o l’indifferenza, o il sonno, sono finiti ed è addirittura un senso di vergogna, più che di ribellione e di paura, a rendere tutti firmatari di più appelli (compreso il nostro!), perché le sliding doors ci restituiscano il momento da cui sia possibile non sbagliare. Da troppo tempo troppi di noi avevano accettato che da una parte il paese si curasse da sé le sue ferite e dall’altra, in totale isolamento dal resto della gente, un manipolo impotente di persone di potere, fosse talmente impegnata in suoi scontri insensati da obbligare anche chi avrebbe dovuto farli rinsavire, un gentiluomo fin troppo paziente, a dire Basta, Basta, Basta. Come noi. Come un bel numero di sindaci che già sierano appellati per conto loro alla ragionevolezza tra gli irragionevoli, e ci hanno trovato e risposto addirittura corteggiandoci: «Ragazze avanti così, noi firmiamo subito». Come il regista Gianni Amelio, «vorrei seguirvi anche io nel ‘gesto straordinario’», e il signor Ceccarelli che spera «si torni finalmente, a dire e a sostenere con forza che la competenza conta e che uno vale uno quando si va a votare». Un gruppo di professori di Siena chiedono «giudizio e responsabilità», lo scrittore Napolitano si mette «a disposizione dell’intelligenza, contro la scempiaggine di chi ha scambiato il Paese per un bancone di saltimbanchi». Un ex campione di scisi rivolge alla Evelina che se ne intende, «Eve, santo cielo, dicci come firmare». Una archivista torinese «noi signore qualunque ci siamo». La signora Giolito si dichiara con noi, «per fare qualcosa concretamente. Non solo parole. Nel modo che sarà possibile». Il signor Malagoli, «aderisco al vostro appello che condivido, anche perché non scarica colpe su altri ma invita ad una responsabilità e a un impegno», mentre la signora Palmucci chiede di pubblicare «in prima pagina e a caratteri cubitali» il suo di appello, «Draghi come ogni capitano di una nave con il mare in tempesta in procinto di affondare deve fare ogni sforzo per salvare in questo caso il suo popolo prima che naufraghi contro l’urto di onde tempestose». La libraia Maranelli, e tanti altri vogliono «sottoscrivere, ma appunto, come?». Ormai basta l’intenzione, davvero, perché gli appelli per un ritorno a un minimo di saggezza, e mi permetto il retorico “amor di Patria”, stanno ormai intasando redazioni e social e mail. Non è che poi si chieda molto a una classe politica ormai fuori di sé: consentire gli ultimi mesi di buon governo tanto per non perdere tutto, e poi vada come vada: per la prima volta da quando voto, non vedo luce.