Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  luglio 20 Mercoledì calendario

Nek come conduttore tv funziona

C’è già un vincitore in questa (arida) stagione televisiva: un debuttante illustre, Nek, conduttore di Dalla Strada al palco. Su una Rai2 in perenne affanno di ascolti, un talent vincente: il 10 per cento circa di share medio, oltre 1milione e duecentomila spettatori, con un’alta percentuale di quei giovani che tutti in tv vanno inseguendo. E questo raccontando un mondo poco noto come quello degli artisti di strada, mentre la concorrenza (Italia 1, Battiti Live) allineava il meglio della scena musicale italiana.
Nato da un’idea di Carlo Conti e realizzato da Stand by Me, Dalla Strada al palco (ieri l’ultima puntata) ha avuto nel cantautore di Sassuolo il valore aggiunto: sorridente, empatico, mai debordante, a suo agio con gli ospiti e la telecamera. Una bella sorpresa. «Da tempo desideravo mettermi in gioco, cambiare l’ordine delle cose – spiega Nek -. Quando mi è arrivata la proposta di Carlo Conti e Stefano Coletta, l’ho presa al volo. Non era scritto da nessuna parte che una prima serata su Rai 2 in piena estate andasse bene. E invece a ogni puntata siamo cresciuti. Quello dei buskers è un mondo sconosciuto che però ho sentito subito molto vicino. In molti, almeno in Italia, prevale ancora l’idea che vadano chiedendo l’elemosina. E invece sono dei professionisti e il loro è una passione e un lavoro. Esiste persino un registro ufficiale degli artisti di strada».
Lui stesso ne sapeva ben poco: ai suoi esordi la gavetta era di altro tipo. «Ho cominciato girando per sagre e feste di piazza. Anch’io però mi misuravo con un pubblico distratto, di cui dovevo catturare l’attenzione. Ho riconosciuto la passione di certi sguardi, la sofferenza di certe sconfitte, le mani che tremano per l’emozione...». Così, non ha resistito, e ha fatto come i Måneskin degli esordi: «Amplificatorino, microfono e chitarra sono arrivato in via del Corso. Ero un po’ camuffato, ma la voce e le canzoni mi hanno fatto riconoscere subito». In rete ce n’è testimonianza: Nek arriva, apparecchia gli strumenti e nessuno se lo fila. Due accordi e una nota e subito vedi la gente che si blocca, i cellulari protesi. Tutti ascoltano ma nessuno lascia un soldo. Se ne lamenta il Nek disvelato e un padre porta la figlioletta in braccio a lasciare qualche monetina. Applausi.
C’è chi dice che in Rai siano pronte nuove proposte per Nek. Lui frena. «Non cambierò certo professione. Sono un cantante e un musicista. Volevo dimostrare di poter cambiare e fare altro. Adagiarsi sulle solite cose non fa bene, cambiare aiuta cuore e cervello». Così, tra i sogni ancora da soddisfare annovera «scrivere una colonna sonora. Cantare arie sacre». Ma anche (a sorpresa) «arare un campo». Cosa che già fa, per altro: vive a Sassuolo, la casa è grande e in campagna. «Sono un agricoltore» dice. Anche se «per i campi mi affido a un contadino e a me riservo giardinaggio e cura dell’orto. Che soddisfazione vedere crescere ciò che hai seminato». È stata proprio per fare lavoretti manuali che, un anno e mezzo fa, si è tagliato una mano e ha rischiato di perdere alcune dita. Oggi resta la cicatrice ma la mano è salva. «Ma sarà per sempre una mano diversa: la sua funzionalità è all’80%. Faccio una grande fatica a suonare, ma so di non dovermi fermare: l’inattività è perniciosa». Ha ripreso in mano anche la chitarra. «Ma uso una tecnica diversa. Il che mi fa pensare che abbiamo sempre una seconda strada per arrivare allo stesso risultato». L’incidente ha generato non poche riflessioni come questa: le ha trasferite in un libro, A mani nude (HarperCollins Italia): Morandi gli ha scritto la prefazione. «Mi ha chiamato subito dopo l’incidente – ricorda -. Anche lui soffre ancora ma non si arrende».
Intanto, Nek si prepara a celebrare a settembre i 30 anni dall’uscita del primo disco. «Sto lavorando a un album in cui raccogliere riarrangiati i miei hit. 30 anni sono tanti, in un mestiere in cui la cosa più difficile è resistere. Ho cominciato suonando nelle band, ispirandomi a Sting, che a sua volta si ispirava a Bob Marley... Poi impari, trovi la tua strada, cambi. Oggi mi scopro con più entusiasmo di allora: mi sentivo spaventato e in balia degli eventi. La stampa non è stata sempre gentile con me. Ma testardaggine e carattere hanno impedito che venissi schiacciato».