ItaliaOggi, 19 luglio 2022
Il würstel è in crisi. I giovani tedeschi sono vegetariani
È in crisi il würstel, simbolo dei tedeschi. Nel film di propaganda nazista Triumph des Willens, il trionfo della volontà, girato al primo congresso del partito nel 1934, dopo la presa di potere da parte di Hitler, Leni Riefenstahl all’inizio fa apparire l’aereo argenteo del dittatore che fora le nubi e scende su Norimberga, accompagnato dalla musica di Wagner. Il Führer come una divinità che porta al suo popolo benessere e prosperità, la rivincita dopo la sconfitta e la miseria durante la Repubblica di Weimar. I seguaci sono accampati in un enorme tendopoli. Da un calderone si rovescia una montagna di salsicce fumanti. Grazie a Hitler non si soffre più la fame. Tra cinque anni si andrà in guerra per conquistare l?Europa.
Il film è quasi muto, la Riefenstahl lascia parlare solo Hitler. Negli Anni Ottanta, una tv privata mi chiese di scrivere un commento, una scorrettezza, ma la forza delle immagini era tale che il documentario avrebbe ancora esaltato il Führer.
Lo storico dell’arte Wolfger Pöhlmann, 72 anni, ha scritto un ponderoso saggio Es geht um die Würst- Eine deutsche Kulturgeschichte, ne va della salsiccia-una storia culturale tedesca, Knaus Verlag- 464 pag. 26 euro. Si tratta di un gioco di parole, quasi intraducibile, significa anche andare al dunque di una questione, sia pure in apparenza senza importanza. Funzionario del Goethe Institut, Pöhlmann ha girato il mondo, e ha constatato: «In molti paesi all’estero il würstel è più famoso di Goethe, appartiene all’identità tedesca». Nessun paese come la Germania ha una tale varietà di salsicce, quasi 1500, ogni regione ha le sue storiche specialità, la migliore è quella della Turingia, nella ex Ddr.
Ricorda, quando bimbo, negli Anni Cinquanta, riceveva al compleanno, una tavoletta di cioccolato, e würstel. «Aveva un sapore divino…Era ancora un lusso, la colazione era pane e marmellata, il wüstel era riservato al padre che andava a lavoro. Accompagnavo mia madre dal salumiere, e la padrona si chinava a offrirmi una fettina di salsiccia».
Oggi ha figli e nipoti, ed è rimasto l’unico a consumare carne, tutti sono vegetariani o vegani. «Ho capito che consumare würstel è una sfida, una provocazione per i presenti, e io lo evito». Ne è sempre goloso, ma anche lui ne mangia di meno. Si preoccupa per la salute.
Gli anziani sono rimasti carnivori, i giovani tedeschi sono vegetariani. Nel 2013, i verdi persero almeno un milione di voti quando nel programma elettorale proposero un giorno senza würstel in tutte le mense, da quelle scolastiche alle aziendali. Ma l’anno scorso i Grünen sono diventati il secondo partito, e fino all’ultimo avrebbero potuto conquistare la Cancelleria.
Quando nel 2015, Angela Merkel andò in visita in Brasile, si portò dietro 1400 Bratwurst, le salsicce da fare alla griglia, per i ricevimento ufficiale. Il würstel gode di una cattiva stampa, contiene troppo sale, fa male alla pressione, troppi grassi, fatale per il colesterolo. L’Istituto di sanità francese ha denunciato che il würstel provocherebbe il cancro perché contiene troppi nitrati. Christian Raffus, direttore commerciale della grande azienda produttrice, la Regenwalder Mühle, ha commentato: «Il würstel è la sigaretta di domani». Presto sulle confezioni forse sarà imposta l’avvertenza: nuoce gravemente alla salute. Il würstel danneggia anche il clima, perché le mandrie di bovini e gli allevamenti di maiali inquinano.
Alla Regenwalder si continua a produrre rispettando una ricetta vecchia di cento anni, ma da un decennio si producono anche würstel vegetariani. Quando si iniziò, i lavoratori protestarono, temevano di restare disoccupati, ma ora la produzione senza carne supera quella con maiale. Il consumo di carne di ogni tipo cala in Germania, le macellerie chiudono, erano 27mila trent’anni fa, oggi sono meno della metà, all’incirca 12mila.
I tedeschi consumano tuttavia 7,3 miliardi di würstel all’anno, 1,4 milioni di tonnellate, 50 grammi al giorno a testa, neonati e centenari compresi. Molto, ma non abbastanza. E le salsicce vengono prodotte da grandi società con metodi industriali. Con le macellerie familiari scompaiono anche i macellai che conoscevano l’antica arte dei würstel.