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 2022  luglio 19 Martedì calendario

Calciobalilla alla riscossa

La storia del calciobalilla (o biliardino, footbalino, calcetto, calcino e così via) è misteriosa e affascinante. Nasce tra la prima e la seconda Guerra mondiale e ha molti padri, in Germania, in Francia, in Inghilterra. In Italia nel 1949 Marcel Zosso, un francese dal passato enigmatico – si dice in fuga dal suo paese – scende alla stazione di Alessandria con un progetto preciso e cerca chi lo possa realizzare. Trova a Spinetta Marengo, poco fuori città, un laboratorio di “cassamortari”, come li chiameremmo oggi, cioè falegnami specializzati in feretri. In fondo lo schema di base è identico: una cassa di legno senza coperchio, dove inserire delle aste munite di ometti.
Renato Garlando, che gestisce la falegnameria ereditata dal padre Giovanni, non ne è probabilmente del tutto consapevole, ma ci crede: sul progetto di Zosso la sua famiglia creerà un’azienda oggi leader mondiale nella produzione di biliardini. È subito un clamoroso successo: in quattro anni, tra il ’51 e il ’54, la Garlando costruisce 12 mila calciobalilla e il termine entra per la prima volta nel dizionario della lingua italiana. Per fare fronte alle richieste non bastano i 42 dipendenti della falegnameria: vengono messi all’opera anche i detenuti del carcere di Alessandria, come fece poi anche la storica Cicli Girardengo. Sono gli anni del boom economico, la gente scopre le vacanze al mare: è negli stabilimenti balneari che i biliardini spopolano, così come negli oratori.
Nel ’69 la svolta: i calciobalilla Garlando sbarcano negli Usa grazie alla pervicacia di un noleggiatore di Chicago, il quale insegna letteralmente come si gioca a persone che sono appassionate di football (americano), non certo di calcio. Fra l’altro in America spopolavano i flipper che però proprio negli Anni ’60 entrano nel mirino delle autorità che tendono a proibirli nei locali pubblici in quanto ritenuti “giochi d’azzardo”. Accade anche in Italia, dove sono inseriti nella “tabella dei giochi proibiti” del 1966. Il calciobalilla invece la scampa e fioriscono le imitazioni tanto che una fiera del settore, nel 1973, dedica al nuovo gioco da tavolo un intero padiglione espositivo.
Alla Garlando viene riconosciuta la capacità di fare prodotti robusti, di qualità, a prezzi ragionevoli e ricchi di innovazioni: è la prima con gli ometti stampati in plastica e i piani in formica e metallo quando i concorrenti usavano ancora il truciolato. Inoltre è suo il brevetto delle prime boccole con oliatore che permettono alle aste di scorrere più agevolmente. Insomma i calciobalilla alessandrini diventano la Chevrolet dei biliardini: negli Anni Settanta sono stati almeno dodici i modelli sperimentali che hanno preso vita nel capannone di Spinetta Marengo. Verso la fine del decennio è arrivato anche il supermaxi, lungo 7 metri, su cui si gioca 11 contro 11, ideato da Maurizio Cattelan e oggi esposto alla Tate Modern Gallery di Londra.
Fra gli Anni ’80 e ’90 entra in scena la terza generazione: Giuseppe Garlando, l’attuale titolare, è nato nel 1954 e, se non ha conosciuto Zosso, ha vissuto l’epopea quasi dall’inizio. L’azienda si afferma in tutta Europa e arriva nel 1986 anche in Turchia, benché solo quattro anni dopo le autorità proibiscano l’importazione di biliardini. Prima c’era stata la diffusione sul continente a partire dalla Germania, grazie all’impegno della Rhenania Automaten: il suo fondatore e titolare, Joseph Meurer, aveva conosciuto Renato Garlando nel dicembre 1944 quando era sottotenente dell’esercito tedesco e il suo reparto si era installato nella casa di quel falegname che faceva casse da morto. Nella notte di Natale i soldati avevano divorato le scorte di cibo della famiglia, ma era anche nata un’amicizia. Rientrato in Germania a fine guerra, Meurer aveva cominciato a importare i calciobalilla del suo amico italiano, fondando appunto la Rhenania Automaten e costellando la Germania di calciobalilla.
Intanto cambia lentamente anche il mercato: cala la vendita, o noleggio, ai locali pubblici, mentre cresce quella ai privati, nelle cui case il calciobalilla diventa un gadget che unisce genitori e figli. I primi modelli segnano un’epoca: il Familiare, con rivestimento color radica di noce, diventa il prototipo e piace talmente che a distanza di vent’anni è ancora prodotto con caratteristiche immutate. G-1000 e G-3000, ideati inizialmente per il mercato americano, hanno un aspetto estroso e avveniristico e si devono alla creatività di un designer di Tortona, Pierottavio Canegallo. Grazie alla collaborazione con i clienti statunitensi nel 1997 era nato G-500 che da subito sarà in assoluto il più venduto: nel 1999 i giornalisti della rivista britannica Stuff Magazine gli attribuiranno il premio come miglior rappresentante della sua categoria.
Alla fine del 2002 l’azienda abbandona la storica sede di Spinetta Marengo per trasferirsi nel nuovo stabilimento di Pozzolo Formigaro, che con i suoi oltre 13000 metri quadrati le permette di pensare ancora più in grande. Si consolida allacciando rapporti sempre più stretti con i giocatori, dai dilettanti ai professionisti: «Il biliardino – dice Giuseppe Garlando – è un gioco riconosciuto a livello mondiale con tanto di associazione, l’International Table Soccer Federation, che riunisce 50 Paesi e organizza ben 11 tornei : a fornire i tavoli da gioco sono una mezza dozzina di ditte, fra cui spicca naturalmente il nostro marchio. Abbiamo anche sponsorizzato un torneo con 100 mila euro di premio al vincitore del singolare maschile». Se il belga Frédéric Collignon, detto il Messi del calciobalilla, è stato in grado di vincere quasi mezzo milione di euro in una stagione, l’Italia vanta campioni nello sport paralimpico come il ternano Corrado Montecaggi che, ai primi di luglio, si è laureato oro mondiale nel doppio e nel singolo.
In tutto questo come ha inciso il recente obbligo di certificazione dei biliardini? Una norma destinata a tutti i giochi a disposizione del pubblico prevedeva il rilascio di un’autorizzazione da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. La norma è poi stata in parte modificata per i giochi che non distribuiscono premi. «All’inizio – sottolinea Garlando –la confusione sulla procedura ci ha messi in difficoltà, è stato difficile anche trovare la persona giusta ai Monopoli per farci spiegare e siamo stati noi stessi, per un paio di mesi, a fungere da ufficio informazioni per i noleggiatori. Il costo della certificazione è di 10 euro». Poi è passato un emendamento al dl Pnrr che ha tolto l’obbligo. Insomma tutto bene? «Direi che sono state date più certezze giuridiche – conclude Garlando – e questo sta addirittura dando un impulso positivo al settore». Dove l’azienda alessandrina da ormai quasi 75 anni resta protagonista a livello mondiale. E dire che tutto partì da un feretro modificato.