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 2022  luglio 19 Martedì calendario

Zero gradi sul Monte Bianco

Lo chiamano «monstre» e brucia migliaia di ettari sulla sponda atlantica di Francia, nella Gironda. È alimentato dall’ondata di calore che ora ci sta investendo e da mostro ha cambiato nome, se possibile in peggio, «Apocalisse 4.800». Arriva da Nord-Ovest come le grandi nevicate che s’infrangono sul massiccio del Monte Bianco, richiamato proprio dalla cifra di questa «apocalisse» climatica, quel 4.800 che indica lo zero termico. In realtà questo indice a giugno ha già superato i 4.809 metri della vetta del Bianco, fino a incrociare rotte degli aerei a 5.200 metri.
L’ondata di caldo investirà l’intera Penisola e durerà fino almeno alla metà della prossima settimana. Sole a picco, tropicale; pioggia forse in violenti e rapidi temporali sulle Alpi. I meteorologi dicono che «è il più potente anticiclone dell’estate». E sul «tetto d’Europa», dove un ghiacciaio era talmente grande da essere battezzato «Mer», il ghiaccio in queste due settimana fonderà. Sarà «in fiamme» per usare metafore care a queste emergenze. E in quel «mare» glaciale fra pareti imponenti, l’acqua di un blu intenso ha allagato le grotte destinate a visite turistiche.
Non è la prima volta di temperature che risalgono i monti e non sarà l’ultima, perché il destino di questa Terra febbricitante è di anni alternati che si scippano record di calore. Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica: «Si definisce variabilità tra un anno e l’altro e sarà sempre all’insegna dell’aumento di gradi». A guardare «il mondo da lassù» ci si accorge che il caldo è un velo biancastro, nuvolaglia che al di sotto arroventa l’aria. E sopra l’azzurro è implacabile. Quei drappi di umidità si spezzano, lasciano passare colonne d’aria calda in cui i gracchi dalle zampe arancioni inseguono voli di gioco. I ghiacciai perdono brillantezza con la neve che si scioglie e le rocce paiono rosse come il deserto. Effetti ottici, ma il destino della catena alpina è di assomigliare sempre più a montagne del Medio Oriente, quasi lunari. Ancora Mercalli: «Valloni in cui i colori dominanti saranno il grigio e il rosso. Fenomeno che viaggia in fretta con tanti anni consecutivi di grande caldo. E il punto d’arrivo sarà a fine secolo».
La nuvolaglia che dal Monte Bianco e dal Monte Rosa segna un’impalpabile linea di demarcazione scende sulla Pianura Padana e in tutta Italia. Il ministero della Salute ha diramato un’allerta perché queste ondate di calore sono pericolose. Il bollino rosso che significa indice «3», la fascia più calda, indica le città bollenti. Oggi e domani saranno Bolzano, Brescia, Firenze, Latina, Perugia. E domani, Genova, Rieti e Roma. Non è che altrove si stia al fresco, a partire da Aosta e fino in fondo allo Stivale, non c’è tregua. Il perché è in un blocco atmosferico definito «Omega»: una zona di alta pressione africana ferma sull’Europa centro-meridionale che è nella morsa di due aree di bassa pressione, sull’Atlantico, al largo della Spagna, e tra Croazia, Bosnia, Serbia e Bulgaria.
E la siccità perdurerà. Invasi in secca, fiumi e torrenti con acque torbide di limo ma con portate dimezzate. E i ghiacciai diventano neri al di sotto dei 3500 metri, i crepacci si aprono. Quello della Marmolada, dopo il crollo che ha provocato 11 vittime, si è di nuovo mosso. Nella Val Ferret di Courmayeur l’altro «malato» di ghiaccio, il monitorato Planpincieux continua la sua lenta agonia. Il glaciologo Fabrizio Troilo, della Fondazione Montagna sicura, però assicura: «Nessuna dinamica. Un po’ come nell’altro anno di grande caldo, il 2003, quando non avvenne alcun fenomeno particolare. Il ghiacciaio teme gli choc, non il caldo prolungato perché c’è una sorta di adattamento». Ieri, in un incontro tra Protezione civile e presidenti di Regione e Province dell’arco alpino, si è deciso per una mappatura dei ghiacciai, per individuarne la pericolosità, e definire linee guida per un monitoraggio costante. È quanto avviene in Valle d’Aosta con il piano dei rischi glaciali.
In mezzo ai ghiacci del Bianco, al rifugio Torino, poco al di sotto dei 3500 metri, ieri i gradi positivi erano 15. Di lì comincia il pianoro del ghiacciaio del Gigante su cui la neve resiste a fatica. Nella parte che scende verso la Francia e alla base della catena delle Aiguilles Marbrées da giugno è riemerso un’ellisse blu. Uno dei laghi effimeri, figli della fusione glaciale. Il gestore del Torino, Jacques Chanoine: «Di notte finora il termometro è sceso sotto lo zero, poi con il sole temperature alte. E i buchi sul ghiacciaio si aprono sempre più». A Oriente, sul Monte Rosa, ai 4554 metri del rifugio più alto d’Europa, la Capanna Margherita, il gelo fino a due notti fa ha resistito e ieri, nonostante le colonne d’aria calda, il termometro segnava un grado negativo. Il gestore: «Temperature comunque anomale e così consigliamo agli alpinisti di partire all’una di notte per le scalate e non alle 4 come al solito. L’acqua c’è, a differenza di altre annate quando il freddo ce la solidificava». Questo 2022 sarà ricordato come uno dei più caldi da quando si misurano le temperature (circa 250 anni). I meteorologi attendono nuovi tristi record. Gli attuali sono i 43° del 4 agosto 2017 a Forlì e i 48,8° dell’agosto 2021 a Siracusa.