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 2022  luglio 19 Martedì calendario

Londra supera la prova del caldo record

 «Quando due inglesi si incontrano, la prima cosa di cui parlano è il tempo». Il comandamento di Samuel Johnson è ancor più valido in questi giorni di allerta rossa per caldo oltremanica. Ieri 38,1 gradi nel Suffolk, quasi il record di sempre, del luglio 2019 a Cambridge (38,7), molto probabilmente battuto oggi, quando si prevedono 42 gradi.
Perché questi per il Regno Unito sono i giorni più caldi della storia, per lo meno da quando si registrano le temperature dal XIX secolo. Per questo, nel weekend è stato convocato persino il gabinetto di emergenza Cobra, quello per guerre e disastri, anche se un altro Johnson, Boris, ha preferito non parteciparvi. Meglio starsene, beato lui, al fresco di Chequers, la gloriosa residenza di campagna dei primi ministri britannici con piscina indoor, per poi farsi un arioso giretto su un jet militare ieri, alla fiera aerospaziale di Farnborough, selfie incluso.
Pure la Regina se n’è stata al fresco a Windsor. Il figlio Carlo ha accusato il climate change. Il resto del popolino ha dovuto “sudare” per scampare alla canicola assassina. La quale, secondo un esperto al Guardian,avrebbe potuto provocare “migliaia di morti” in un Paese impreparato a eventi del genere. Per fortuna non è stato così: almeno fino a ieri sera, il caos delle ambulanze non si era avverato, nessuna vittima per il caldo rovente. Ma non sono da escludere nelle prossime ore, perché oggi sarà ancora peggio.
Se sinora non è stata tragedia di anziani e fragili, è per il monumentale senso di organizzazione e prevenzione degli inglesi, a parte poche eccezioni come il terzo dei malati di cancro che scopre di averlo solo alpronto soccorso, o il fatto che il Regno Unito è tra gli ultimi in Europa per abitazioni coibentate. Ciò detto, ieri a Londra si è vista l’esaltazione della mobilitazione bellica e resistente inglese: tutti a lavorare da casa quelli che potevano, cartelli in metrò che esortavano “bevete”, appelli delle ferrovie “viaggiate solo se assolutamente necessario”, giovani all’uscita dalle stazioni che distribuivano bottigliette gratis di acqua fresca, inservienti che abbeveravano le povere, statuarie Guardie della Regina con quei cappelli pelosi, treni fermi tra Londra e York, e più lenti persino in metropolitana, l’unico posto senza aria condizionata davvero fresco ieri. Anche per questo, dagli allo “Stato balia”, come Boris Johnsonbollinava l’Ue a Bruxelles. Del resto questa è la città degli ossessivi avvisi “attento, puoi scivolare” e dei treni bloccati quando ci sono troppe foglie su binari e banchine. Perciò, in uno sfogo di rara esasperazione inglese, il Daily Mail ha azzardato: «Non ascoltate gli allarmi, uscite e andatevene al mare!».
Certo che i giovani lo hanno fatto, anche se laBbc ci ha spiegato come spalmare la crema solare e con che frequenza. Ma i vecchi e i deboli? Sempre la tv di Stato esortava tutti a rimanere in costante contatto con amici e parenti, sforzo enorme a Londra dove si evita persino lo sguardo del vicino di casa. Va beh, poi c’è stata un’invasione di infradito nelle strade, ma quella avvienegià dai 21 gradi in su e al primo raggio laser di sole. Qualcuno girava con termometri nei vagoni. Fino l’olfatto poetico di Quentin Letts del Times : «Londra oggi odora come una città americana d’estate».
«No, siamo peggio del Sahara!», ribatte ilSun.In ogni caso, hanno chiuso scuole, gli aeroporti di Luton e Brize Norton perché le piste si sono sciolte, manco fossimo a Phoenix. Almeno, non si sono viste le scene di un’altra estate rovente, quella del 1976, in cui i gentleman della City si toglievano scarpe, bombetta e calze e mettevano a mollo le gambe latticine a Trafalgar Square. Ieri invece solo cappelli di paglia, vestiti larghi e chiari, camicie aperte e mediterranee. Arriva sera, la temperatura cala a 30 gradi: almeno c’è il concerto di Andrew Bird, allo Shepherd’s Bush. E invece, messaggio urgente del cantautore americano: «Ho deciso di cancellare tutto». Ma come? «Non sarebbe responsabile con queste temperature». Forse avevano ragione gli Oasis: «Se fossimo nati a Roma, e non a Manchester, con tutto quel caldo e sole non avremmo mai fatto musica». Ora ridateci la pioggia, please.