il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2022
Draghi senza Conte ha il 70%
La novità sta tutta in un superlativo assoluto: Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sono pronti a sottoporsi a “brevissima scadenza” al voto. La conclusione del comunicato congiunto dopo due ore di faccia a faccia a villa Certosa, il buen retiro dell’ex Cavaliere in Sardegna, è chiara: il centrodestra di governo crede sempre meno a una ricomposizione della maggioranza sotto le insegne di Mario Draghi e vuole far scivolare tutto verso il voto anticipato. Senza che sullo scenario delle urne a fine settembre restino le impronte digitali di Salvini e Berlusconi. Ma la volontà è quella. Anche perché nel comunicato finale i due leader del centrodestra chiudono definitivamente al M5S: “Escludiamo la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità”. Il Draghi-bis invece è possibile anche perché, senza il M5S, la maggioranza ci sarebbe lo stesso: alla Camera 444 voti sicuri (70%), al Senato 205 (65%).
Salvini e Berlusconi si vedono dopo l’ennesima giornata di pressioni esterne (Confindustria, la Chiesa, le aziende) e interne (i governisti dentro Lega e Forza Italia) che fanno tentennare pericolosamente Berlusconi. Il leader di FI non è insensibile ai richiami alla “responsabilità” e alla “stabilità” che arrivano dal suo mondo. Se ne accorgono anche i vertici di partito che si riuniscono su zoom. E così, di concerto con l’ala dura di Licia Ronzulli e Antonio Tajani, Salvini decide di anticipare la missione in Sardegna dopo le parole di Conte di sabato sera. Vuole parlare con Berlusconi, convincerlo che il voto sia la cosa migliore. Parlano, senza accompagnatori, per due ore. Condividono soprattutto di chiudere ogni possibilità di governo con i 5S visto come il partito dei “no”: “Sono contro il termovalorizzatore, i rigassificatori, le trivelle” è la lista che condividono nella chiacchierata. Poi la nota finale che fa presagire le elezioni. Formalmente non si esclude lo scenario di un Draghi bis, magari senza i contiani. Ma nessuno crede a un ripensamento del premier che solo pochi giorni fa andava dicendo che “senza i 5S non c’è il governo”. Tant’è vero che Salvini nel comunicato fa inserire il riferimento alle parole di Draghi: “Le nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte – contraddistinte da ultimatum e minacce – confermano la rottura di quel ‘patto di fiducia’ richiamato giovedì dal Presidente Draghi”. Un modo per non mostrarsi come i responsabili della crisi. Ma i leader del centrodestra sanno anche che se mercoledì il premier dovesse ripensarci non potrebbero essere certo loro a rompere. Soprattutto in caso di Draghi bis. Per questo, distillano prudenza: “Con il consueto senso di responsabilità” attendono “l’evoluzione della situazione politica”. Sia nella Lega che in FI però c’è una spaccatura tra l’ala governista e quella per il voto.. Ieri la ministra azzurra Mariastella Gelmini in un’intervista a Repubblica ha chiesto ai partiti di “non mettere condizioni a Draghi e assicurare un sostengo leale”. Anche Renato Brunetta e Mara Carfagna la pensano allo stesso modo e Gianni Letta si muove per Draghi. Con Gelmini si sono espressi 5 parlamentari azzurri. Ma Giorgio Mulé le risponde: “Una rispettabile posizione personale”.
Anche nella Lega le pressioni su Salvini sono forti. I governatori Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana sono combattuti: sostenere o meno l’appello pro-Draghi dei Presidenti di Regione che arriverà oggi? Intanto i due viceministri Federico Freni e Alessandro Morelli fanno sapere che il voto non metterebbe a rischio “i fondi del Pnrr e delle Olimpiadi Milano-Cortina”. Un modo per rispondere alle preoccupazioni dei governatori. Salvini vuole il voto: non reggerebbe le pressioni di Giorgia Meloni che chiede le elezioni.