la Repubblica, 18 luglio 2022
Intervista a Roberto Vecchioni
Un cantautore tra le rovine di Paestum e Velia. Sabato 23 Roberto Vecchioni porta le sue canzoni nel Parco archeologico del Cilento per la rassegna “Musica e Parole 2022”.
Dalle Luci a San Siro ai riflettori di scena puntati sulle colonne doriche del tempio di Nettuno. Per il cantautore lombardo sarà quasi un ritorno a casa.
Vecchioni, lei ha radici napoletane.
«Le mie radici sono sudiste, mio padre era di Napoli come mia mamma, io sono per caso nato a Milano, perché erano venuti a lavorare qui. I miei nonni erano napoletani e calabresi. Napoli la conosco bene, meglio di Milano: l’ho vista crescere, distruggersi, rinascere, ricostruirsi. Nessuno fuori da Napoli sa cosa sia lo spirito napoletano, si immaginano gli stereotipi, il napoletano che aspetta la manna, il milanese che non ha sentimenti: non è vero, e i napoletani sono gran lavoratori, hanno costruito mezzo Nord. Dico quelli buoni, non quegli altri».
Il suo tour si intitola “L’infinito” come il suo album, pieno di bilanci.
«Come la lirica di Leopardi, come un tramonto luminoso che non tramonta mai. È così perché ho l’idea della continuità della vita, non ho pensieri per nessun tipo di morte o di fine».
Canterà in un luogo carico di storia, nei suoi testi fa spesso riferimento a personaggi storici.
«Colgo uno spunto per interpretare qualche sentimento odierno. Velia, che un tempo si chiamava Elea, e Paestum, che si chiamava Poseidonia, sono luoghi vicini ma diversissimi: Elea è una colonia ionica, dei focesi dell’Asia minore.
Posidonia venne fondata da Sibari, la colonia achea e poi dorica in Calabria. C’era un bel miscuglio di genti, se si considera che Cuma, Ischia, Procida e Napoli vennero fondate dagli ionici dell’Eubea».
Le migrazioni via mare continuano anche oggi.
«Allora, però, arrivavano i ricchi, certo più ricchi degli indigeni, oggi arrivano i poveri e gli sfigati e trovano ricchi non sempre all’altezza. I Greci venivano a costruire città, con gli autoctoni italici c’era una buona intesa, almeno finché non arrivarono iromani».
La storia non è sempre maestra di vita, ci ritroviamo con le guerre anche nel 2022.
«Combattiamo per rimediare all’irrimediabile. Il concetto oggi è che senza potere non si vive, invece dobbiamo tentare con tutte le arti possibili di dimostrare che il potere non è primo in classifica ma conta l’animo, la fratellanza, l’unità.
Bisogna combattere a goccia a goccia, è il compito dell’artista».
Lei ha studiato molto la canzone d’autore: quest’anno la Targa Tenco per il miglior album è stata vinta da un rapper, Marracash.
«Il Tenco è sempre all’ordine del tempo, ha seguito la comunicazione soggettiva dagli anni 70 a oggi. La formula allora era quella della narrazione a ballata dei Branduardi e dei Guccini, oggi è più veloce e stringata, ci sono anche persone di grande intelligenza che sanno descrivere bene queste fiondate di emozione e non è detto che debbano arrivare per forza dalla Divina Commedia».
Anche lei è stato uno sperimentatore nella canzone: nei 54 secondi di “Lettera da Marsala” descrisse la sua carcerazione, l’avevano accusata di aver passato uno spinello.
«È una canzone impressionista: sono in una cella, scrivo questa lettera alla mia donna che so che mi sta tradendo, due dolori in uno: non poter tornare e sapere che lei non c’è più, un momento distruttivo in cui sembra finire tutto, invece la mia vita comincerà quando uscirò.
Non ho mai fumato spinelli, e non mi sono mai drogato. Ero stato scambiato per un altro, venni assolto dopo cinque anni di processo. Passai qualche giorno dentro perché il giudice era in vacanza. Poi quel giudice è morto in un incidente d’auto, mi è dispiaciuto ma bisogna dire che la Samarcanda è ovunque».
A Sanremo hanno chiamato Morandi che la convinse a tornare all’Ariston dove lei vinse. Se glielo chiede ancora cosa fa, stavolta?
«Venne a casa mia, a momenti per convincermi non mi uccideva. Ma stavolta non torno, non sono uomo da concorsi, vivo la mia vita ma mi sono tolto due soddisfazioni, vincere il Festivalbar nel ’91 conVoglio una donna e di vincere a Sanremo nel 2011 con Chiamami ancora amore ».