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 2022  luglio 18 Lunedì calendario

Il ritorno della Countach della Lamborghini

Si chiama Countach LPI 800-4 e trovarsela davanti fa un certo effetto, inutile negarlo. Prima di tutto perché riesce a esprimere le sue radici e la sua attualità in una dimensione che le immagini non riescono a trasmettere. E poi per via del fatto che nell’inconscio ci si trova in fretta, senza volerlo, a fare i conti con tre informazioni di base: 814 cavalli sotto al piede, 2,5 milioni di euro tra le mani, 112 esemplari esistenti al mondo. 
Quello che ci accingiamo a guidare è il numero zero, ha oltre 40.000 chilometri sulle spalle ed è servito allo sviluppo della vettura su strada in ogni condizione, dal deserto ai circoli polari. Avere la possibilità di salirci, attraverso le scenografiche portiere a forbice che da più di mezzo secolo sono sinonimo di Lamborghini, significa accedere a un mondo fuori dall’ordinario. Si tratta di sensazioni sempre più difficili da provare oggi quando guidi un’auto, anche di questo genere. 
Condurre la nuova Countach sulle strade dell’Appennino è un’esperienza molto particolare, perché sollecita cuore, fisico e mente in una modalità distintiva e sanguigna di quelle che, se sei un appassionato, non puoi dimenticare. A bassa velocità è un animale in gabbia, scorbutica nel suo incedere, affatto difficile da condurre nel traffico però esplicita nel comunicare insofferenza. E quando c’è spazio per farle distendere le sue lunghissime gambe ti proietta a velocità oltraggiose in men che non si dica, avvolgendoti con il suono celestiale e lacerante del suo V12 aspirato da 6,5 litri, che qui si ibridizza accompagnandosi a un “supercapacitor”. Ovvero un accumulatore di elettricità che si scarica e soprattutto si ricarica velocissimamente (tra una curva e l’altra, per capirsi), offrendo potenza e coppia aggiuntive al motore nei transitori, così da renderlo più brillante ai bassi regimi e più fluido nei cambi marcia. 
La cosa è utile anche perché qui c’è un cambio sequenziale a sette marce di quelli vecchio stile, robotizzato, che se schiacci senza remore il pedale del gas ti dà dei gran calci nella schiena. È un’altra di quelle cose che, mentre ti avventi sulle curve che ti si parano davanti in un amen, ti fanno sentire il protagonista di un copione che è tutto scritto per trasmettere emozioni vere, analogiche al cento per cento nonostante la sofisticatezza tecnica di un’auto zeppa di elettronica con 4 ruote motrici e sterzanti. Quest’ultimo accorgimento regala alla Countach una prontezza nei cambi di direzione e negli inserimenti in curva inaspettata da un’auto di quasi cinque metri. Che però chiede attenzione, rispetto, testa e polso per essere domata. Una personalità unica, fatta di eredità storica e modernità plasmate guardando al futuro con una prospettiva tutta Lamborghini.