Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  luglio 17 Domenica calendario

Anche il cocomero è in crisi

Annata in chiaroscuro per le angurie: tra i produttori c’è chi si lamenta per la maturazione precoce causata dal troppo caldo e dalla siccità che ha tolto l’acqua nel momento clou. Ma proprio queste circostanze hanno innalzato il grado zuccherino e quindi la qualità del prodotto e il caldo torrido ha spinto i consumatori all’acquisto senza aspettare agosto. Oggi i conti sono positivi nonostante la diminuzione dei terreni dedicati (circa il 30% in meno rispetto ai 12mila della campagna precedente). «Ma la scorsa annata spiega Claudio Filosa, presidente della Cooperativa Latina Ortaggi era stata assolutamente negativa, e così molti terreni sono stati seminati a cereali (grano in particolare, visto l’incremento dei prezzi dopo l’inizio della guerra in Ucraina), pomodori e altri ortaggi».
I PREZZI
La minore produzione ha spinto a una rivalutazione dei prezzi. Alle famiglie il prodotto made in Italy costerà il 10% in più. Calcolando una produzione di circa 600 quintali per ettaro, ogni ettaro ha reso un ricavo di 18mila euro con un bilancio complessivo della campagna italiana delle angurie 2022 (assolutamente approssimativo, visto che la raccolta va da maggio a settembre) di 220-230 milioni di euro. Quindi più dello scorso anno, però a fronte di minori investimenti. Aggiungendo la voce meloni (nelle tante varietà Cantalupo, bianchi, arancioni, a buccia più o meno liscia) che si raccolgono da aprile a ottobre, il valore dell’intero comparto ammonta a circa 500 milioni di euro. A incrementare il valore della produzione è anche la segmentazione dell’offerta. Se infatti in settimana ai mercati all’ingrosso di Ferrara o Latina (fonte Ismea) le angurie di massa sferiche o oblunghe erano intorno ai 18-20 centesimi al chilo, le nuove tipologie valgono ben di più. «Il mercato spiega Filosa sposta sempre più l’attenzione dai grossi cocomeri tradizionali da 12-20 chili, a quelli da supermercato da 7-10 chili (venduti porzionati o a fette) alle mini angurie tonde da 3-4 chili. Nel Lazio la tendenza è fortissima, sia a livello di produzione che di acquisto. Quando sono di qualità i mini frutti ottengono ottime quotazioni intorno ai 70-80 centesimi e i consumatori sono soddisfatti perché lo scarto è inferiore e quasi tutto il frutto è edibile». I produttori stanno puntando sulla qualità. Significativa, per esempio, l’esperienza della varietà Perla Nera prodotta principalmente in Puglia e Basilicata. «L’anno scorso abbiamo testato il mercato con una piccola produzione in Senegal spiega Bruno Francescon, presidente dell’OP Perla Nera e visto il successo già quest’anno le abbiamo dedicato 800 ettari in Italia». Altro caso positivo, stavolta 100% italiano, il cocomero Dolce Passione (polpa rossa vivace e croccante, ricco di fibra grazie anche all’assenza del seme).
LATINA
In provincia di Latina (tra le principali aree produttive di angurie d’Italia) è stata avviata la richiesta della certificazione europea Igp per il Cocomero Pontino. «Abbiamo la fortuna afferma ancora Filosa – di avere una terra fertilissima. La presenza per molta parte di territorio del Parco nazionale del Circeo unita all’assenza di industrie inquinanti ci da quel quid in più rispetto ad altre aree. Anche la storia ci aiuta, perché la varietà Sugar Baby era coltivata nell’Agro Pontino già negli anni 30 del secolo scorso, a testimonianza dell’antica vocazione naturale per la coltura del cocomero».