il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2022
I 50 anni dei Bronzi
Sono state aperte, con due conferenze stampa – una alla Camera, una al Foro Romano – le celebrazioni per i 50 anni dal rinvenimento dei Bronzi di Riace, individuati nell’estate 1972 nelle acque del piccolo centro calabrese. Un cinquantesimo anniversario che doveva essere in grande stile, anche per far dimenticare il quarantesimo quando, nel 2012, i Bronzi sostavano distesi in un’aula del consiglio regionale calabrese, in attesa della riapertura delle sale del museo (avvenuta a fine 2013) chiuse da tre anni per un lungo restauro e l’istallazione di un nuovo impianto di condizionamento che poi, tra 2016 e 2017, aveva smesso di funzionare. Due conferenze però, alla presenza della dirigenza ministeriale, tenutesi curiosamente a Roma, e non a Reggio Calabria o a Riace.
Non sono stati decenni facili, per le due statue bronzee, fuse – come appurato negli anni ‘90 – nel Peloponneso, nell’area della città di Argo, circa 2500 anni fa, accostate a comporre uno stesso monumento in un qualche momento della loro storia, secondo alcuni dal principio, secondo altri in momenti successivi (il braccio della statua B, il vecchio, viene sostituito in un restauro antico), arrivate in Italia molto probabilmente durante spoliazioni di epoca romana e finite nel mare di Riace un giorno che non conosciamo, per motivi altrettanto ignoti. Quello che sappiamo è che il 16 agosto 1972 un sub romano, Stefano Mariottini, segnala prima ai carabinieri e poi alla Soprintendenza di aver individuato le statue a largo di Riace Marina. Inizia un recupero avvenuto in emergenza, a cura dei carabinieri sommozzatori del nucleo di Messina, alla presenza di un solo archeologo, Pier Giovanni Guzzo, e di centinaia di locali e bagnanti curiosi. Un’operazione per nulla semplice, non scevra da errori e critiche: l’anno successivo il Centro di archeologia sottomarina di Albenga, incaricato di appurare se in quell’area fossero stati presenti altri reperti, notò che il punto del rinvenimento non era stato fissato con precisione. Carenze strutturali degli uffici periferici ministeriali, che hanno però dato adito a speculazioni e accuse, dalla vendita di scudi ed elmi ai più vari musei internazionali, alla presenza di una presunta “terza statua”, alimentata dalla prima denuncia formale di Mariottini, datata 17 agosto, che parla con entusiasmo di un “gruppo” di statue, descrivendo poi, a seguire, le due visibili. Quasi matematico che un rinvenimento simile, che ha portato alla luce alcune delle pochissime statue di età greca classica arrivate a noi, e tra le meglio conservatesi, venga avvolto da un alone quasi mitico. Ovvio che si susseguano le ipotesi, riguardo la collocazione originaria delle statue, i soggetti, l’origine, per due statue che in particolare per i reggini sono diventate molto più di un semplice simbolo cittadino.
Le statue, dopo una prima collocazione nel Museo di Reggio, andarono a Firenze per un primo restauro e esposizione, poi a Roma, nel 1980, per poi tornare in Calabria nel 1981, in nuove sale appositamente allestite. Come giovani performer, la loro fama era stata accresciuta dalla lontananza: nei primi due mesi di aperture il museo reggino contò 300 mila ingressi, numeri che non toccherà mai più negli anni a venire (nel 2019, l’anno record dei musei italiani, conterà 227 mila ingressi in 12 mesi). Da allora i Bronzi continuano a essere – nonostante i tanti tentativi di spostarli, vuoi per Expo, vuoi per il G7 de La Maddalena – cuore pulsante del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dove i visitatori quest’estate potranno ammirarli, occasionalmente anche di sera. Per questo 50esimo anniversario infatti la Regione Calabria ha organizzato, insieme al Ministero, un calendario di eventi presentati nel portate bronzi50.it. Non sono molti quelli finora presentati, va detto, anche perché, prima della conferenza stampa (a Roma) del 7 luglio, sono volati stracci tra il presidente della Regione Occhiuto e la città metropolitana di Reggio (dove si trova anche Riace), esclusa dalla conferenza romana insieme al Comune di Reggio Calabria. La ricomposizione è avvenuta nei giorni a seguire, ma il 5 luglio la città metropolitana ha presentato (a Reggio) il suo calendario di eventi, che per ora non trova spazio nel canale ufficiale delle celebrazioni. L’estate più importante dei Bronzi di Riace inizia in salita.