ItaliaOggi, 16 luglio 2022
Yuppies 2.0. Quei gonzi che spendono 8 euro per l’acqua della Ferragni (e poi fanno la fame)
La pizza al pata negra di Flavio Briatore, che è una cafonata, 60 euro. Le altre sui 15, 20. E allora? Allora, per quanto possa risultare antipatico il geometra di Cuneo, ha ragione lui, nel senso che si fa gli affari suoi, alla lettera, e chi vuole ci va, chi non vuole l’evita. Che non è il discorso idiota che fanno sempre ai giornalisti gli idioti da tastiera, «Ah, se non ti piacciono i Maneskin non sentirli»: io ho tutto il diritto, e il dovere, di scrivere che un fenomeno è una farsa, il giornalismo vive di questo, di analisi e di critica. Ma nessuno mi obbliga al pata negra di Briatore: chi ci va, lo fa per banalissimi motivi: per sentirsi “vip”, perché spera di incontrare Chiara Ferragni, per farsi il selfie alla “ciao poveri”; poi magari non mangia per un mese, ma più che la fame poté la vanità.
A San Benedetto del Tronto, sul mare, 4 primi di pesce costano 480 euro, e i clienti si incazzano e pubblicano lo scontrino: ci crediamo, ci crediamo, ma insomma chi ve l’ha fatto fare, amici? È molto semplice: prima di ordinare ti mettono in mano il menu, e sul menu c’è il listino dei prezzi; se al momento di pagare il conto è preciso, si sgancia e, in caso, si chiamano i portantini, direzione manicomio.
Invece l’attitudine a consumare e poi frignare è in realtà, molto, molto italiana: più che chiagni e fotti, fotti e chiagni. C’è una smania, una foia di vivere al di sopra dei propri mezzi. Quell’atteggiamento blasé che poi si rivela naif, cioè un po’ coglione: vado a fare lo splendido, però non posso, allora piango. Niente di nuovo, ricordate, a inizio anni Novanta, i film dei Vanzina con i vari Jerry Calà, Massimo Boldi e Christian de Sica che si strafogavano a Cortina, amichette incluse, e poi si scannavano su chi doveva pagare?
Era l’epoca degli yuppies, carrieristi che volevano più di quanto potessero; ecco, la faccenda è sfuggita di mano e oggi son tutti vorrei ma non posso, però voglio lo stesso. Briatore lo sa, il ristoratore di San Benedetto lo sa, e non gliene si può fare una colpa se ne approfitta: non rubano niente, alimentano la vita locale, se poi i locchi, i matti, aderiscono compatti, il problema è il loro. Se in 28 milioni seguono una influencer, «imprenditrice digitale», come chiara Ferragni, che mette il suo nome (scusate, il suo brand) dappertutto, ciabattine (di plastica o di visone), pellicce, museo dell’Olocausto (grazie allo sciagurato endorsement di Liliana Segre, trisavola di tutte le influencer), ecografie, e una bottiglietta d’acqua liscia col suo brand costa 8 euro, il problema non è Ferragni, bocconiana mancata ma affarista riuscitissima: il problema sono i 28 milioni di gonzi.
Se un gruppo da karaoke come i Maneskin s’impone «perché sono famosi in tutto il mondo», cioè sono famosi per essere famosi, «perché fanno il gender», cioè si vestono come al gay pride, «perché sono diventati ricchi e famosi», cioè, come diceva Frank Zappa «siamo qui solo per i soldi», è inutile discutere. Abbiamo una inflazione di valori sociali (in gran parte sequestrati e strumentalizzati dagli affaristi digitali) e non siamo mai stati così sensibili ai valori monetari: una piega, una brutta piega, cui la stessa Chiesa sembra soccombere, senza più provare ad opporsi. Non è moralismo, è semplice, fredda constatazione: l’ipocrisia e l’avidità regnano incontrastate, una come la citata Ferragni può fare un tweet dove si dice «angosciata per le donne che a Milano girano col pericolo di essere aggredite» e si appella al sindaco Sala come fosse una leader: questa è strategia, la imprenditrice digitale si pone da pari a pari con politici, amministratori e grandi capitani d’industria (morto Leonardo Del Vecchio, ha comprato un necrologio sul Corriere per piangerne la scomparsa «da imprenditrice a imprenditore»): nessuno che osi risponderle che se c’è una che non corre alcun pericolo è lei, visto che si muove in una bolla blindata di guardie del corpo.
Manca un po’ di buon senso. Quanto a me, vado “da Sonia”, dove si sta in famiglia, con tanti saluti al pata negra: 5 stelle alla mia trattoria, dove la sera si sta in paradiso.